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Carlo III e le antichità tra Napoli, Madrid e Città del Messico

Scritto da Enrico Mezza Il . Inserito in Mostre

Borbone Napoli Mostra Madrid Messico

La mostra “Carlo III e le antichità”, aperta fino al 16 marzo, è incentrata sulla figura di Carlo di Borbone, divulgatore d’importanti ed attuali scoperte archeologiche attraverso i volumi prodotti dalla Stamperia Reale, di cui fu il fondatore.

Il restauro di 200 delle oltre 5000 matrici custodite dal Museo Archeologico Nazionale, è stato completato nel 2015 dall’Istituto Centrale per la Grafica ed è l'occasione per approfondire gli aspetti tecnici delle attività di incisione e di stampa, illustrate anche attraverso prestiti della Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli, una delle poche detentrici di tirature originali.

L’iniziativa è realizzata d’intesa con la Real Academia de Bellas Artes di San Fernando di Madrid e l’Academia de San Carlos di Città del Mexico.

Non c'erano Facebook, nè Twitter, nè Instagram, ma Carlo III di Borbone, il sovrano illuminato che fece di Napoli la capitale del Regno delle Due Sicilie, voleva condividere e documentare ogni scoperta che veniva alla luce duranti gli scavi vesuviani convinto che la conoscenza del mondo antico avrebbe facilitato la crescita culturale. Comunicatore «ante Internet», trasformò la sua passione per le antichità in strumento di propaganda del suo regno e delle sue virtù attraverso mezzi di diffusione all'epoca all'avanguardia.

Chiamò a Napoli i migliori disegnatori e incisori d'Italia per illustrare nei preziosi volumi dedicati alle Antichità di Ercolano esposte stampati a Portici sotto la supervisione del fido Bernardo Tanucci, ogni oggetto recuperato dalla polvere.

Vennero trasformati in incisioni a stampa gli affreschi di Pompei e i bronzi della Villa dei Papiri, per disegnare i quali gli illustratori chiesero dei calchi in gesso, perfino i disegni di Vanvitelli della Reggia di Caserta. Prova a raccontare questa attività di comunicatore la mostra «Carlo di Borbone e la diffusione delle Antichità» organizzata dal Museo Archeologico Nazionale in sinergia con l'Accademia Reale di Belle Arti di San Fernando di Madrid e la Facoltà di Arte e disegno di Città del Messico.

Una sessantina di opere, con alcuni prestiti da San Martino e dal collezionista Guido Donatone. La prima sezione restituisce attraverso la sua iconografia, l’immagine del sovrano che oltre l'arte e l'antichità amava anche la caccia. La successiva è dedicata alle attività di scavo nelle città vesuviane con l'esposizione, o il rimando, agli originali più famosi scoperti fino al 1759 e che il sovrano certamente vide. Come i due busti sconosciuti ritrovati in magazzino e che adesso possono dirsi con certezza ercolanesi. Infine la sezione dedicata all'attività della Stamperia, in cui le matrici in rame restaurate sono esposte insieme all'originale e alle prove di stampa.

L’inaugurazione ha poi visto tre mostre allestite in tre città unite dallo stesso tema. È un'inaugurazione trasmessa in diretta streaming in ognuna delle città coinvolte Napoli, Madrid e Città del Messico. Due monitor allestiti fuori dalla Sala 33 hanno trasmesso in diretta le inaugurazioni di Madrid la cui Accademia reale di Belle arti espone 40 calchi in gesso dei busti e statue ercolanesi (che Carlo chiese per il suo Buen retiro nel 1765) e la facoltà di Arte e Disegno di Città del Messico, con un exhibit che mette in rilievo gli stessi calchi che il sovrano esportò oltreoceano per avvicinare le popolazioni delle colonie all'arte del disegno.