“O capoclan"
“O capoclan è n’omm serio che è cattiv nun è o ver, ma co core nun s po ragiunà”. Parole canticchiate sotto voce, un motivo che riecheggia nella mente; nulla che non sembri spontaneo, solo un ritornello. I versi del cantante neomelodico Nello Liberti in realtà, raccontano una storia in modo più che consapevole; si tratta di parole decise e sentite, che nella canzone “O capoclan”, secondo molti dedicata al boss Vincenzo Oliviero, esaltano una figura che la società e lo Stato, hanno sempre combattuto. È questo un palese inno alla mafia! È questo un varco lasciato aperto a quel brutto “virus”, che svelto, profitta della fragilità dei settori più complessi del sistema, per sfaldarli e distruggerli, impedendo così alla comunità di vivere civilmente. Possiamo sottovalutare questa minaccia? Noi ci schieriamo dalla parte della legalità, restiamo fedeli ai valori di giustizia e civiltà, ma l’ignoranza, un’ informazione non veritiera ed un’educazione malsana, possono confutare l’ovvietà con cui noi oggi denigriamo questa canzone ed il messaggio che intende diffondere; per di più, la sagacia del testo e delle immagini proposte nel video circolante nel web, sono sconcertanti! Del resto l’inganno che, attraverso parvenze accoglienti ed amichevoli, attira vittime per poi intrappolarle entro i propri schemi dittatoriali, è pienamente conforme alle dinamiche della camorra. Nel testo il capoclan è un uomo imprigionato che però non perde il suo onore. Le Istituzioni qui rappresentano il tiranno! Il camorrista intende solo punire chi ha sbagliato, “il rispetto da” e va quindi rispettato! Lui è il capo! Non è cattivo, ma dovendo regolare il giusto equilibrio delle cose, deve comandare. Dopo un passato di sacrifici, protegge sempre la sua “famiglia”. Queste note, tra i nostri vicoli, quanti giovani potranno richiamare? Quanti individui sentiranno il bisogno di far parte di questa “famiglia”? Quanto seguito avrà un disegno che, dalla miseria, prospetta un futuro da “capo”? La massiccia difesa nel web, di Nello Liberti, indagato per istigazione a delinquere, ci fa dedurre una tragica risposta. Gelsomina Verde aveva 22 anni; Gioacchino Costanzo neanche 2; lo scritto più noto di Don Peppino Diana era “Per amore del mio popolo non tacerò”; la loro storia però non è raccontata nella canzone. Documentiamoci! Ricordiamo questi nomi! Sveliamo questa faccia mostruosa! L’elenco dei nomi delle vittime di camorra è lungo, ma spetta solo a noi, far sì che non sia infinito.