Il governo con una mano danneggia Napoli e con l'altra spera di aiutarla
Il governo Gentiloni ha varato due provvedimenti, uno dei quali avrà effetti quasi sicuramente negativi e l'altro effetti che si sperano positivi sull'economia della nostra città.
Gli effetti negativi verranno dalla cancellazione dei voucher (i buoni di lavoro accessorio), che finora servivano a remunerare i cosiddetti lavoretti come le lezioni private impartite agli studenti a casa, l'assistenza fornita da una badante agli ammalati oppure agli anziani, i collaboratori domestici impegnati per poche ore nelle pulizie di un'abitazione e così via.Gli effetti positivi dovrebbero invece provenire da una rinnovata politica per la sicurezza delle città, avviata da un decreto legge approvato dalla Camera dei deputati e ora all'esame del Senato per il varo definitivo.
Le regole perché un datore di lavoro, soprattutto una famiglia, distribuisse al collaboratore occasionale un voucher, erano fino ad oggi molto semplici: il voucher acquistato dalla famiglia in tabaccheria oppure on line valeva 10 euro per ogni ora di lavoro prestato dal collaboratore, 7,50 euro dei quali erano la retribuzione netta percepita dal lavoratore e 2,50 euro servivano a pagare contributi previdenziali/assicurativi nonchè spese di gestione e toccavano all'Inps (per lo più a copertura di una futura pensione) e all'Inail (per l'assicurazione contro gli infortuni).
Un lavoratore occasionale, registrato ad esempio dall'Inps al momento in cui riscuoteva in tabaccheria il compenso netto, non poteva percepire più di 7.000 euro netti all'anno (equivalenti a 9.333 euro lordi a carico del datore di lavoro). In sostanza, se avesse utilizzato annualmente tutte le ore ammissibili e avesse percepito la relativa paga, avrebbe guadagnato al più quasi 600 euro (esattamente 583,33 euro) al mese.
Il sistema dei voucher che è stato in vigore dal 2003 in poi, aveva alcuni pregi accompagnati però da difetti che poi erano gli abusi. I pregi erano di favorire la legalizzazione di lavori che altrimenti sarebbero stati erogati e remunerati clandestinamente (lavori cosiddetti a nero) e di prevedere una copertura assicurativa (pensione e tutela anti infortuni) in capo ai due enti pubblici, Inps e Inail. I difetti, che avevano sollevato critiche e opposizione da parte di alcuni sindacati, erano gli abusi compiuti da alcuni datori di lavoro, specie imprese, a danno dei loro collaboratori, ai quali con vari espedienti si impediva il passaggio ad un contratto di lavoro regolare a tempo determinato o indeterminato, contratto che rispetto ai voucher sarebbe stato più oneroso per l'imprenditore.
L'opposizione ai voucher aveva indotto la Cgil a promuovere un referendum che ne chiedeva la cancellazione.
Il governo Gentiloni ha deciso di svuotare l'iniziativa referendaria presentando in Parlamento un decreto legge che di colpo abolisce i voucher consentendo di utilizzare fino alla fine del corrente anno solo quelli già acquistati dal datore di lavoro. Al tempo stesso il governo promette di cambiare la disciplina del lavoro accessorio introducendo vincoli che impediscano il ricorso agli abusi.
A questa promessa di Gentiloni e dei suoi ministri si contrappone la lentezza con cui procederanno i lavori parlamentari, specie nei prossimi mesi in cui prevarranno le aspettative di fine mandato col prevalente impegno dei deputati, dei senatori e dei partiti politici a posizionarsi in vista della futura legislatura trascurando le scadenze presenti.
In breve, la cancellazione dei voucher avrà un pesante effetto se pure indesiderato dai loro oppositori, in testa i sindacalisti della Cgil e insieme con loro quella parte della sinistra politica che usa definirsi alternativa: l'effetto indesiderato sarà di provocare una crescita del lavoro nero, del lavoro non tutelato da nessuna regola, da nessun contratto, da nessuna forma visibile di retribuzione, da nessuna pur minima tutela previdenziale e assicurativa.
Ricordiamo che nella provincia di Napoli l'anno scorso sono stati venduti più di un milione e mezzo di voucher (Milano è stata la provincia italiana col numero maggiore di voucher venduti, quasi sette milioni e mezzo). Al Sud è stata Bari la provincia dove si sono venduti più voucher (oltre due milioni). E' facile ed è amaro prevedere che a Napoli la decisione del governo Gentiloni di cancellare i buoni di lavoro accessorio provocherà un'impennata nel lavoro irregolare, nel lavoro a nero, che aumenterà perchè difficilmente il governo in carica riuscirà a presentare e fare approvare dal Parlamento una nuova regolamentazione legislativa dei cosiddetti lavoretti.
Insomma l'esigenza di dare un colpo al governo in carica e al suo maggiore sostenitore (il PD e Renzi che ne è ancora il leader) e l'esigenza contrapposta di mettere Gentiloni e i suoi ministri al riparo da un'ulteriore crociata contro il PD avranno la meglio sull'obiettivo di ripulire il mercato del lavoro dai fenomeni d'illegalità che specie a Napoli sono molto diffusi.
Tocchiamo ora gli effetti potenzialmente positivi di un altro intervento del governo Gentiloni, il rafforzamento della sicurezza urbana. Le politiche che il governo attuale e in particolare il Ministro dell'Interno Marco Minniti hanno avviato per rafforzare la sicurezza nelle città, hanno preso forma in un decreto legge approvato alla Camera (il decreto n.14 pubblicato in Gazzetta ufficiale il 20 febbraio scorso).
Queste politiche sono orientate a migliorare la vivibilità e il decoro delle città e si articolano nei cosiddetti patti per la sicurezza urbana con cui s'intendono perseguire la prevenzione dei fenomeni di criminalità diffusa e predatoria (cioè furti e borseggi), il rispetto della legalità anche mediante la dissuasione di ogni forma di condotta illecita (compresa l'occupazione arbitraria di immobili e lo smercio di beni contraffatti o falsificati), gli ostacoli al libero utilizzo degli spazi pubblici, il rispetto del decoro urbano, specie nelle aree su cui insistono musei, monumenti, parchi archeologici, insomma luoghi interessati da consistenti flussi di turisti.
Nasce col decreto legge un nuovo organismo, il Comitato metropolitano, che raccoglie il sindaco del Comune capoluogo il quale lo presiede insieme col prefetto e vede la partecipazione degli altri sindaci dei Comuni interessati.
Leggendo sommariamente il decreto legge lo scrittore Roberto Saviano ha scritto che "sembra pensato per punire il disagio sociale" sol perchè il decreto propone di modificare un articolo del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali (l'articolo 54) nel quale si parla di prevenire e contrastare fenomeni criminosi o di illegalità quali lo spaccio di stupefacenti, lo
sfruttamento della prostituzione, nonchè l'accattonaggio con impiego di minori e disabili e fenomeni di abusivismo anche legati all'uso di alcool o all'uso di stupefacenti. Saviano evidentemente pensa che l'accattonaggio che sfrutta minori e disabili, sia dovuto a miseria e povertà estreme e non sia, come difatti è, prevalentemente una pratica turpe organizzata da bande criminali.
Ancora più agitata e immotivata è stata la reazione al decreto legge di Minniti di qualche sindaco il quale appone il cappello di "sindaci sceriffi" a quegli amministratori locali che sarebbero chiamati insieme col prefetto e col questore ad attuare con ordinanze motivate i provvedimenti di contrasto dell'illegalità (disturbo della quiete pubblica, smercio di bevande alcoliche a minori, tolleranza dello spaccio di stupefacenti).
Chi teme di diventare "sindaco sceriffo" evidentemente è orientato a galleggiare, a lasciar fare gli esercenti della movida, piuttosto che ad amministrare il territorio tutelando i cittadini onesti e laboriosi.
Mariano D'Antonio, economista