Alitalia, una storia italiana
Nella vicenda kafkiana di Alitalia hanno sbagliato tutti: la politica e il management della società. Tra occasioni perse e occasioni mancate.
Basterebbe porsi una semplice domanda per capire alcuni aspetti di questa anomalia tutta italiana che ha portato i lavoratori a votare no al preaccordo, con il conseguente commissariamento dell’azienda: perché un pilota che percepisce circa 30mila euro al mese senza lavorare, grazie ad una boutade geniale - unico caso al mondo - di armonizzatori sociali che proteggono economicamente il lavoratore licenziato per ben nove anni (così come decise la politica di centrodestra nel 2008), dovrebbe essere favorevole a rimboccarsi le maniche e trovarsi un altro lavoro? Qualcuno in verità lo ha anche fatto. Alcuni piloti si sono ricollocati presso società straniere, nonostante percepissero ancora gli incentivi del Fondo Volo.
Per non parlare dell’illuminante segretario Cgil Susanna Camusso, che il giorno prima invita i lavoratori a votare sì e il giorno dopo la vittoria del no, non solo non si dimette come ha fatto Renzi dopo la tornata referendaria, ma chiede l’aiuto di Cassa depositi e prestiti (alias statalizzazione). In pratica rimpinzare Alitalia con altri soldi statali, per ritrovarci tra quattro cinque anni nella stessa situazione di oggi.
E allora qualcuno mi deve spiegare come è stato possibile consentire ad una hostess di andare in pensione a 45 anni con circa 2mila euro al mese, magari facendo un altro lavoro, perché conosce bene le lingue, mentre una ragazza di 25 anni laureata, che fa la commessa, prende 500 euro al mese. Ovviamente non si tratta di contrapporre le due lavoratrici, ma comprendere le scellerate scelte politico-sindacali degli ultimi 30 anni.
Poi l’aspetto più politico che anche mi farebbe piacere riprendere. Perché diciamocela tutta ragazzi: l'Italia è Alitalia, con tutta la retorica sui diritti e la salvaguardia del posto di lavoro da un lato, e la competitività, il merito e l’eccellenza dall'altro. Se passa l’idea che si vince difendendo l'indifendibile, senza badare alle conseguenze di una scelta, vince Grillo. Se si ha paura di dire la verità vince la post-verità.
Se Renzi rinuncia alla chiarezza perché nell’ombra ci sono meno nemici, il Paese vivrà davvero tempi bui. Renzi è azzoppato, ma non deve rinunciare ad andare veloce; è ferito ma non deve avere paura. Ogni tanto vedo che torna indietro, spero lo faccia per prendere la rincorsa. Perché è proprio la storia allucinante di Alitalia che ci dovrebbe insegnare a non fare come hanno fatto gli altri. Perché la storia ci restituisce impietosa su un piatto d’argento chi ha distrutto veramente la nostra compagnia di bandiera: la politica delle clientele, la falsa destra liberale (Berlusconi) e la finta sinistra dei poveri e dei deboli, sindacale e non, che rischia oggi di azzerare l’Italia intera e non solo quella con le ali.