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Fenomenologia di un Erasmus+

Scritto da Andrea Amiranda Il . Inserito in Napoli IN & OUT

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Per Sant’Agnello e la Penisola Sorrentina è tempo di addii. Giunge infatti al termine il primo scambio internazionale ospitato dal comune campano, che ha coinvolto oltre 60 giovani provenienti da tutto il continente. Stiamo parlando di Erasmus Plus, una delle opportunità più fresche e genuine che l’Unione Europea attualmente mette a disposizione dei ragazzi.

Ma che cos’è Erasmus Plus? Si tratta di un programma di mobilità che si rivolge non solo a studenti, ma anche ad atleti, personale docente e neolaureati. In particolare, quella che si è tenuta nei giorni scorsi nel piccolo comune della Penisola sorrentina è stata una traineeship organizzata dall’associazione bosniaca Most con il supporto di Amesci, avente ad oggetto l’imprenditoria sociale ed i social media. I ragazzi provenienti da tutta Europa hanno avuto così l’occasione per toccare con mano i problemi di Sant’Agnello e della Penisola sorrentina, offrendo delle soluzioni pratiche che sono state presentate nella press conference tenutasi nella giornata di lunedì al comune.

Durante gli otto giorni di attività i giovani hanno condotto interviste agli amministratori comunali, effettuato sopralluoghi nei maggiori punti di interesse (come Oasi in città e la sede della cooperativa Solagri), visitato le bellezze della costiera ed elaborato idee fresche ed innovative. In particolare, dalle analisi condotte sono emersi gli “storici” problemi che affliggono la Penisola: traffico, trasporto pubblico, barriere architettoniche, disoccupazione stagionale, dipendenze, carenza di attività culturali ed opportunità per i giovani. Tali tematiche sono state affrontate con passione e serietà dai ragazzi, spronati ad offrire un reale impatto migliorativo del contesto sociale.

Ma Erasmus Plus non è stato solo questo. Come sovente accade in questo tipo di esperienze, la vera ricchezza per i ragazzi e la comunità locale risiede in ciò che rimane al termine degli intensi giorni di lavoro. Conoscere coetanei provenienti da Paesi lontani con le loro culture colorite, osservare i problemi del paese con gli occhi dello straniero, stringere legami che resistono alla distanza e al tempo. Questa è solo parte della ricchezza che mai nessuna moneta potrà comprare.

Per molti – e per il sottoscritto – quei giorni sono stati un viaggio ben più lungo di una settimana. Sono stati mesi, anni, ricchi di emozioni, risate, lacrime. A volte innalziamo muri contro la diversità, chiudendoci nel nostro piccolo cerchio dove tutto ci sembra sicuro e familiare, senza accorgerci della grossa opportunità che stiamo perdendo: conoscere se stessi attraverso gli altri. E una volta che finalmente decideremo di spingerci al di fuori di quel cerchio, saremo sorpresi nel constatare che la lezione più importante che avremo tratto è che, nel mondo, non siamo poi così diversi.