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Timothy Kurek

Scritto da Giulia Colaci Il . Inserito in I Generi

L’occhio volto al passato è sempre più avvezzo a criticare i tempi bui, fatti di mentalità retrograde e convinzioni ingannevoli. Eppure, il protagonista di innumerevoli episodi di cronaca rimane invariato; l’odio tra gli uomini calca le scene da sempre, segna la storia di tutte le epoche, e così, quella modernità tanto decantata, sembra già macchiata di ipocrisia. Diremmo tutti senza remore di scongiurare comportamenti discriminatori e violenti, di proteggere valori sacrificati da un progresso malsano, di essere in ogni caso, dalla parte del giusto. Ma tra scegliere la giustizia in cui crediamo, ed ubbidire alla cultura impostaci, il confine può essere sottile. Cresciuto nella "Cintura della Bibbia", Timothy Kurek proviene da una famiglia conservatrice cristiana evangelica del Tennesse; "mi era stato insegnato ad aver paura dei gay!". Non condanniamo culture o convinzioni. Si vuole qui al contrario dimostrare quanto il proprio credo possa essere rinvigorito da una fede scevra da pregiudizi. Nel 2009 il ragazzo vede vacillare per la prima volta le rigide sbarre attorno alla sua mente. Una sua amica gli chiede conforto; la famiglia, scoperta la sua omosessualità, l’ha cacciata di casa. “Stava piangendo, disperata, fra le mie braccia e tutto quello a cui pensavo erano delle frasi per convertirla”. Da qui Timothy inizia il suo esperimento: fingersi gay per un anno. Indossa i panni di chi guardava con sospetto e di chi, ancora oggi, è spesso discriminato, perché “diverso”. “Diversa” è ora la sua prospettiva. Nel libro "The Cross in the Closet", rivela risvolti inquietanti; “sapevo di voler capire, il più realisticamente possibile, come quell’etichetta poteva cambiare la mia vita”. Affronta l’abbandono degli amici, l’odio e la ghettizzazione. Scopre allibito i pensieri che la madre riporta nel suo diario: “Preferirei aver scoperto di avere un cancro piuttosto che ritrovarmi un figlio così”. Oggi Timothy Kurek è attivamente schierato a difesa dei diritti dei gay; “essere gay per 365 giorni ha salvato la mia fede”, afferma, ricco di una religiosità più viva e sentita; "mi era stato sempre insegnato a usare la mia Bibbia come un'arma e la mia fede come uno strumento per cambiare le persone attorno a me. Ma non mi era mai capitato che quell'arma fosse puntata su di me". Non rinnega il suo credo, è al contrario più consapevole della sua spiritualità. “Mi avevano insegnato che omosessualità e Cristianesimo si escludono a vicenda. Ma la verità è che possono convivere tranquillamente. I principi dell'evangelo non sono limitati a un genere o un orientamento specifico: Gesù ci ama tutti terribilmente”. “Ciò che consiglio ai ragazzi è di cambiare prospettiva: passare dal bianco e nero al colore”.