Arriverà anche a Napoli la Quarta Rivoluzione Industriale?
La domanda è attuale e pressante. Intanto chiariamo cosa s'intende con Industria 4.0, l'espressione con la quale il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda ha avviato un piano nazionale per sostenere l'innovazione industriale nel quadriennio 2017-2020.
In una esauriente presentazione del piano, disponibile in Internet, Calenda e i suoi collaboratori affermano che fino ad oggi, dagli inizi dell'800 l'economia dei Paesi più ricchi ha attraversato una Prima Rivoluzione Industriale caratterizzata dall'introduzione delle macchine a vapore, una Seconda Rivoluzione guidata dalla catena di montaggio applicata alla produzione di massa e una Terza Rivoluzione dovuta all'uso dell'elettronica e delle tecnologie informatiche nei processi produttivi.
Adesso è giunta l'ora di costruire e impiegare macchine intelligenti (i robot). E' l'ora di accedere anche alla massa di dati e alle procedure di calcolo necessarie per maneggiarli (il Cloud Computing, la nuvola informatica, dove i dati sono immagazzinati, resi accessibili e gestiti usando un servitore remoto, un programma attivato a pagamento). E' l'ora di impiegare le stampanti a tre dimensioni che permettono di riprodurre in molti esemplari e poi stampare oggetti piccoli e grandi. Infine si potrà accedere a Internet delle cose, con cui le cose, gli oggetti, sono identificabili e comunicano informazioni su se stessi.
In questi mesi il Ministero dello sviluppo economico ha messo a punto gli incentivi fiscali per promuovere Industria 4.0: le imprese che realizzano investimenti innovativi godono di due benefici alternativi, un iperammortamento (l'investimento è fiscalmente supervalutato e deducibile del 250%) oppure un superammortamento (sopravalutazione fiscale del 140%).
E' stata poi avviata una rete di organismi che fanno capo ad associazioni d'imprese (Camere di commercio, Confindustria, Confartigianato, Confcommercio), i quali saranno in grado di fornire informazione e consulenza specialistica agli imprenditori che intraprendono investimenti innovativi. All'apice della rete si porranno i Centri di competenza, che avranno lo scopo di promuovere e sostenere la ricerca applicata, il trasferimento tecnologico e la formazione sulle tecnologie avanzate.
L'innovazione industriale trainata dalla digitalizzazione delle procedure e delle macchine interessa in primo luogo le imprese mediograndi nelle quali gli investimenti innovativi arrecano i benefici dell'accresciuta produttività e della maggiore competitività sui mercati. Ma questi investimenti provocano anche la riduzione del numero degli occupati che sono sostituiti con macchine intelligenti e con programmi di gestione più efficienti che fanno a meno del lavoro umano.
Per contrastare gli effetti negativi sul lavoro occorre accompagnare l'innovazione con un aumento della ricchezza prodotta a livello macroeconomico e soprattutto con l'avvio di nuove imprese, anche di piccola dimensione, che accompagnino le trasformazioni dell'industria manifatturiera con lo sviluppo di altre attività specie nel settore dei servizi alla produzione, dalla consulenza alla formazione professionale, nel cosiddetto terziario avanzato.
A Napoli e nel Mezzogiorno dove le imprese manifatturiere di dimensioni medio-grandi sono relativamente poche mentre molto più numerose sono le piccole imprese industriali e ancora più fitta è la platea di piccolissime attività commerciali e di terziario tradizionale, i programmi d'innovazione come Industria 4.0 rischiano di infliggere colpi all'occupazione lavorativa e di procurare scarsi benefici all'economia nel suo complesso.
Solo numerose, vivaci iniziative di associazioni di categoria patrocinate e stimolate dalle istituzioni pubbliche possono bilanciare questi contraccolpi negativi dell'automazione industriale.
Perciò diciamo a presidenti e promotori di queste associazioni di piccole imprese dell'industria e del terziario: l'innovazione industriale è alle porte, attenti alla distruzione di posti di lavoro, smettetela di lamentarvi e datevi una mossa.
Mariano D'Antonio, economista