C'è chi va e c'è chi viene ma chi ci tiene resta: Hamsik (quasi) ultimo superstite di una razza in via di estinzione
In un mondo sempre più controllato dal "Dio Danaro", che con la sua forza riesce a corrompere anche le cose più belle come lo sport, trovare qualcuno che si ribelli al sistema è diventata un'impresa ardua.
La scena calcistica internazionale è piena ormai di giocatori, allenatori e dirigenti che alla morale e ai sentimenti antepongono il conto in banca e quest'ultimo sembra essere diventato l'unico motivo per cui intraprendere questo tipo di carriera. I sogni che si facevano da bambini sul diventare calciatori ,magari della propria squadra del cuore? Svaniti...chiedete informazioni al "signor" Donnarumma. I sogni sull'essere l'idolo delle folle e sentirsi acclamati dopo ogni partita al di là del risultato? Andati in fumo anche quelli...per eventuali dettagli contattate il "signor" Higuain.
Che dire poi del sogno di giocare per uno dei top club mondiali? La risposta potete trovarla nei portafogli dei tanti giocatori emigrati verso campionati minori in cerca di una robusta pensione. Ma in questo marasma generale, in cui l'asservimento ai poteri forti e gli interessi economici sono le colonne portanti di una struttura malata, per fortuna "c'è chi dice NO" (come direbbe Vasco) e preferisce restare fedele ai propri valori. Un fulgido esempio è stato Francesco Totti (appena ritiratosi dal calcio giocato) che per più di 20 anni è stato la bandiera e il primo tifoso della propria squadra del cuore nonostante le numerose offerte ricevute da club ben più ricchi e ambiziosi della sua amata Roma. Un altro esempio ,che ci riguarda ben più da vicino, è quello del capitano del Napoli Marek Hamsik. Lui, napoletano non di nascita ma per scelta, ha sposato il progetto azzurro ormai 10 anni fa quando aveva appena 19 anni e il suo amore per la maglia, che fu di Maradona, non ha conosciuto e tutt'ora non conosce confini. Marek non sarà ricordato solo per i record raggiunti con la maglia del Napoli, nè solo per i trofei vinti ma verrà ricordato soprattutto per il suo attaccamento alla maglia che ha saputo far prevalere sugli interessi personali.
Basti ricordare come Hamsik sia stato praticamente l'unico ad aver rinunciato alla proficua collaborazione con l'agente Mino Raiola che, con il calcio che piace a noi, ha davvero poco a che fare. Caro Mino, noi ai Milioni che possiedi e che spendi molto spesso in ristoranti, preferiremo sempre esultare per un gol del nostro beniamino. Ma chiusa questa parentesi torniamo al nostro Capitano. Grazie Marek, grazie per ogni emozione e per ogni parola. Grazie per ogni esultanza vera che ci regali per amore dei nostri colori. Grazie per aver preferito cercare di vincere a Napoli piuttosto che farlo facilmente altrove. Ma soprattutto Marek, grazie di essere il nostro Capitano.