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Intervista ad Ambrogio Prezioso, presidente unione industriali Napoli

Scritto da Angela Pascale Il . Inserito in A gamba tesa

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Abbiamo provato a chiedere ad uno dei massimi esponenti dell'industria napoletana e campana, Ambrogio Prezioso, Presidente Unione Industriali di Napoli, il suo parere sulla città, sul suo sviluppo, su cosa è mancato in questi anni e soprattutto quali progetti ha in mente per essa.

Come si crea sviluppo a Napoli? Quali fattori frenano la crescita del Sud?
Le incertezze che le nostre imprese sono costrette ad affrontare e bloccano lo sviluppo sono numerose. Ne cito cinque, in particolare: il peso enorme della burocrazia, il cuneo fiscale elevato, il sistema fiscale nel suo complesso, il costo eccessivo dell’energia e i tempi lunghi della giustizia civile. Nonostante questa zavorra, esistono comunque settori di eccellenza su cui puntare per lo sviluppo, dalle 4A e cioè aeronautica, automotive, agroalimentare e abbigliamento - sistema moda alla chimica e alla meccatronica. Napoli può rinascere rilanciando l’industria manifatturiera e attraverso grandi interventi di riqualificazione territoriale, da sviluppare con strategie integrate volte a promuovere una moderna industria turistica e culturale.

Quali sono le prospettive per “i grandi contenitori” di Napoli, come Bagnoli e Napoli Est?
Le opportunità offerte dalla rigenerazione urbana sono fondamentali per la crescita di un territorio. Negli ultimi tempi sembra finalmente essersi instaurato tra le istituzioni un rapporto di collaborazione costruttiva per portare a compimento l’annosa partita della rinascita flegrea. Per Bagnoli è stato avviato un percorso di rigenerazione e si sta procedendo agli interventi di caratterizzazione, preludio alla bonifica. Quanto all’area orientale della città, in passato abbiamo dato impulso al piano di rilancio e siamo al fianco degli imprenditori che hanno presentato un master plan per Napoli est e Pompei, hanno già completato importanti interventi e sono pronti a realizzare un esteso programma di iniziative con investimenti privati per 2 miliardi di euro. L’ostacolo che ancora persiste e va rimosso è la mancata individuazione di un’area dove poter rilocalizzare gli impianti petroliferi.

Cosa chiede l'Unione Industriali alla politica comunale e regionale? Perché non decolla una politica di partenariato tra pubblico e privato?
Bisogna realizzare al più presto una grande opera di rigenerazione urbana; potenziare e razionalizzare le infrastrutture, materiali e immateriali, con le reti logistiche e di trasporto, energetiche e digitali. Occorre migliorare il dialogo tra Istituzioni e Imprese: la partnership pubblico-privato è essenziale per centrare l’obiettivo dello sviluppo. Nei territori che hanno affrontato con successo il tema della rigenerazione urbana, si è creato un mix virtuoso tra spesa pubblica più contenuta e investimento privato largamente più alto. Il metodo migliore è la condivisione: bisogna unire la pianificazione centrale con le idee e i progetti di chi vive il territorio, e definire una visione comune entro la quale possano trovare accoglimento iniziative e progetti di investimento, pubblici e privati.

Con coraggio ha sempre paragonato Napoli a Milano per dimostrare che anche in Italia si può crescere. Cosa deve imparare Napoli dal resto d’Italia?
Le città che avranno un futuro sono quelle che sapranno scegliere cosa vorranno essere e dove vorranno andare, individuando obiettivi chiari e misurabili per tutte le scelte strategiche che definiranno i percorsi di sviluppo, e sapendo gestire le proprie potenzialità e vocazioni. Napoli ha enormi opportunità di crescita, in questo senso, ma attende da decenni interventi di trasformazione che potrebbero finalmente farla decollare. Dobbiamo superare quei grovigli inestricabili di leggi e regolamenti che ingessano i progetti meritevoli. Altrove si realizzano grandi opere e si progetta in grande. Milano e dintorni, in questi anni, costituiscono l’esempio più autorevole con l’Expo e la feconda eredità del Parco della scienza, del sapere e dell'innovazione; Rho-Pero, sede del più importante quartiere fieristico italiano; il complesso di Porta Nuova firmato da Gae Aulenti, Cesar Pelli e Stefano Boeri; fino a City Life, il progetto di riqualificazione della vecchia Fiera. Milano potrebbe essere scelta inoltre per ospitare l’Ema, l’agenzia europea del farmaco, con flussi previsti fino a 100 mila visitatori all’anno. E’ tutto un susseguirsi di iniziative, insomma, che hanno già cambiato fisionomia e prospettive della città, rilanciata come polo dell’innovazione europea. Anche per Napoli dovrebbe dunque essere definita una vision strategica, proiettata nel medio–lungo periodo, da attuare attraverso interventi integrati e coerenti, che consenta di attrarre persone, visitatori, investitori e capitali.

Parlando della Baia di Pozzuoli, ha affermato che in quella zona occorre creare un "golfo intelligente": cosa significa?
Bagnoli è collocata in una posizione strategica, punto di convergenza tra il golfo di Napoli e quello di Pozzuoli. Il completamento della bonifica favorirà lo sviluppo di una pianificazione e valorizzazione dell’intera area flegrea. In questo ambito, la Baia di Pozzuoli può e deve diventare un Golfo ‘intelligente’, se si dà impulso e armonia a percorsi dal basso, con iniziative concrete e attuabili in tempi rapidi. Corporea, il Planetario, centri di ricerca e di competenza universitari e laboratori a partire dal FabLab di Città della Scienza rappresentano esempi del nuovo che avanza in quell’area. Penso inoltre al Polo Tecnologico Ambientale promosso da imprese associate all’Unione Industriali, al Progetto Eisenman di riconversione della ex Sofer, all’altro progetto di riconversione dell’area impegnata da cantieri nautici, Fiart in primis, in strutture ricettive, con l’arretramento delle attuali lavorazioni. Anche i siti archeologici dell’area, abbandonati e dimenticati, se portati alla luce, possono generare ricchezza. Serve un’azione comune, escludendo progettualità frammentata di monadi, e pensando piuttosto a progetti dialoganti che si tengano insieme e si rilancino vicendevolmente.

Quali consigli darebbe ai "futuri imprenditori" di Napoli?
Di seguire la filosofia del Piano nazionale Industria 4.0, che risponde all’esigenza di rilanciare una politica industriale e alla necessità della consapevolezza che l’unica strada che può garantire la crescita adeguata è l’innovazione. La rivoluzione digitale in atto impone l’interazione tra generazioni, uno scambio tra le preesistenze produttive che vantiamo in settori strategici e i nuovi saperi patrimonio dei nativi digitali. Anche per questo, in raccordo con l’intero sistema confindustriale, ci candidiamo a svolgere, unitamente alle altre Territoriali campane e di altre regioni, il ruolo di Digital Innovation Hub.