Una vita da Cassano, la lezione di Fantantonio
“E gridare aiuto aiuto si ritira Cassano, per vedere di nascosto l’effetto che fa”. In quella maledetta testaccia che bisogna amare per forza, queste parole avranno suonato per tutta la giornata. Nel primo pomeriggio di oggi Fantantonio ha deciso che era meglio smettere di giocare a calcio, affetto da saudade italiana per la famiglia, per poi cambiare idea un paio d’ore più tardi, soltanto dopo aver convocato una conferenza stampa per annunciare l’addio.
“Mi ritiro? No io no!”. Il mondo del pallone non era ancora pronto a dire basta alle cassanate: al suo “funerale calcistico”, la gente piange davvero. Qualche settimana fa scrissi su questo giornale che il ritiro di Francesco Totti sanciva il mio (della mia generazione) passaggio nell’età adulta. Ma per qualche minuto oggi, con una lacrimuccia, ho riassaporato un po’ di pura e vitale idiozia adolescenziale grazie ad Antonio Cassano.
Che dire? Secondo me c’è un girone dell’inferno dedicato a chi non ama questo straordinario animale calcistico che è il fenomeno di Bari vecchia. Averlo visto giocare, parlare, distruggersi è stato un privilegio, perché non c’è entità più umana, assurda, grottesca e balorda del Gordito. Fantantonio ha fatto della sua fantasia calcistica una filosofia di vita, sempre sorprendente e puro istinto. Tre volte nella polvere, tre volte sull’altare.
Cassano, come tutti i bad boys, è sempre stato estremamente ingenuo: il pianto ad euro 2004 dopo il gol, con papà Trapattoni a consolarlo. Lo sfogo isterico dopo il cartellino giallo che gli compromise la partita Samp – Roma. E poi tutte le cassanate, quelle gravi e quelle divertenti: le corna all’arbitro, l’imitazione di Capello che gli è sottratto il Real Madrid, la bandierina spezzata dopo il quarto gol alla Juve (con Collina fra l’incredulo e l’impressionato). E così via, in un lungo tunnel di idiozie e balordate simbolo dell’essere umano che più umano non si può.
Ma le cassanate vere il fenomeno di Bari vecchia, alla fine, le ha fatte con i piedi. Tunnell, passaggi metafisici, gol divertenti, giocate illuminanti e rara intelligenza tattica. La prima rete in serie A contro l’Inter racchiude l’essenza del Cassano calciatore, che non può scindersi dal Cassano mediatico, dall’intimo del Cassano uomo. Onestamente, in un calcio sempre più di plastica e meno interiore, ogni squadra dovrebbe poter schierare due come lui. Per divertirci tutti e ricordarci che l’essere umano non è e non deve essere perfetto. Altrimenti, che noia.
Se mai avrò un figlio, gli farò vedere tutti i video di quel gran giocatore, pazzo e tarchiatello, che è stato Antonio Cassano. Gli servirà d’esempio, perché come diceva Baudelaire, sulla testa di ognuno di noi (fortunatamente) passa prima o poi l’ala dell’idiozia. E gli racconterò di quell’ennesimo giorno in cui Fantantonio ha preso tutti per il culo, coerente con se stesso, ricordandoci che la vita, come il calcio, è un gioco. Infondo, non si cresce mai.