Rivoluzione e Antirivoluzione: due scuole di pensiero a confronto
È ufficiale, è l'estate delle rivoluzioni. Fino ad ora il mercato è stato caratterizzato dalle cessioni illustri e dagli acquisti roboanti delle big italiane (Roma e Milan su tutte chi per un motivo e chi per l'altro) e il clamoroso passaggio di Bonucci dalla Juventus al Milan ha confermato questa tendenza.
Certo ognuno ha le proprie motivazioni. Il Milan sta rivoluzionando la propria rosa per esigenza data dalla pochezza del proprio organico negli ultimi anni, la Roma sta cambiando pelle per rimpinguare le casse societarie che erano più vuote della testa di chi le aveva gestite, l'Inter si sta rinnovando per cercare di tornare agli antichi fasti dopo diverse stagioni fallimentari e investimenti azzardati e infine la Juventus, che tra tutte resta comunque la meglio gestita e quella con l'organico migliore, sta operando in modo da svecchiare una rosa vincente ma con una età media piuttosto alta.
Ma in questo clima di rivoluzione generale c'è qualcuno che agisce in maniera diversa e appare come una voce fuori dal coro. Il Napoli, infatti, è l'unica grande squadra italiana che ha saputo confermare in blocco l'organico dell'annata precedente con l'aggiunta di pochi ma utili tasselli nello scacchiere di mister Sarri, una "antirivoluzione" che sembra essere, proprio per il contesto in cui è effettuata, la vera rivoluzione.
Mi spiego. È abitudine della nostra società associare il "progresso" al "miglioramento" dando per scontato che se una cosa viene cambiata e superata attraverso un processo di innovazione essa verrà migliorata, senza tener conto dei possibili effetti collaterali. Ma non è sempre cosi. Prendiamo ad esempio, uscendo momentaneamente dal nostro campo, l'invenzione della macchina e del motore a scoppio che subentrarono ai carri trainati da animali. Un indubbio progresso per la civiltà umana per un milione di motivi che sono ormai sotto gli occhi di tutti noi, ma lo sfruttamento impazzito dei combustibili fossili ha portato al quasi completo cambiamento in negativo del clima. Non abbiamo appunto tenuto conto dei famosi "effetti collaterali". E cosi vale anche nel calcio. Il Milan su tutte, ma anche le altre, stanno spendendo e vendendo in maniera frenetica ma chi ci dice che sia questa la tattica vincente? Avranno tenuto conto delle conseguenze ? Questo lo scopriremo durante la stagione, ma nel frattempo la scelta fatta dalla società partenopea appare come la migliore possibile per puntare in alto.
Arrivare a vincere qualcosa che a Napoli non si vede da ormai 27 anni sarebbe il regalo più bello possibile sia per la tifoseria che per questa società che da anni lavora in modo impeccabile e che, soprattutto negli ultimi due anni con Sarri, ha avviato un progetto che si sta rivelando tra i migliori nel palcoscenico calcistico italiano ed europeo. "Rivoluzione o non rivoluzione, questo è il problema". Parafrasando l'Amleto di Shakespeare, è questa la domanda che infine ci poniamo. La risposta che ci diamo è che alle Rivoluzioni altrui preferiamo la nostra Antirivoluzione e sicuri della nostra forza siamo pronti ad iniziare un'altra nuova esaltante stagione.
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