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Cassano ha ragione: Nun ve reggae più

Scritto da Mariano Paolozzi Il . Inserito in Il Pallonetto

cassano

Nun ve reggae più. Antonio Cassano, questa volta l’ha fatto davvero. “Via da Verona, ma non dal calcio”. La speranza è di vederlo ancora per un po’ prenderci tutti in giro, dentro e fuori dal campo.
Ma se Fantantonio non regge più la distanza da casa, risulta francamente insopportabile l’orda di moralisti a tanto al chilo, quelli che “Cassano come uomo non vale niente. Ha sprecato il suo talento, pessimo esempio, ha rotto le pa…ohhh yesss”. Mi sorge spontanea una domanda: ma El Gordito fa il calciatore o il cardinale?

Come nell’articolo precedente, risponde Charles Baudelaire: "Tutti gli imbecilli borghesi che pronunciano continuamente le parole ‘immoralità, immoralità, moralità dell’arte’, mi fanno venire in mente Louise Villedieu, prostituta da cinque franchi, che accompagnandomi una volta al Louvre (…) domandava, dinanzi a quelle statue e a quei quadri immortali, come si potevano esporre pubblicamente simili indecenze”. Tant’è. Antonio Cassano lo trovi al Roxy Bar a scolare whisky. Non al catechismo.

È trash? Assolutamente. È pazzo? Ovvio. È un cattivo esempio? Certo. Per fortuna. Fantantonio è la quintessenza della fragilità umana, dell’uomo che si distrugge ma, tutto sommato, sa ricollocarsi. O anche no. Del talento sprecato, dell’idiozia che vince su ogni forma di capacità. Si impara molto dalla parabola di Antonio Cassano. Ma poi, detto fra noi: cosa importa? Sa giocare a pallone, basta questo.

C’è molto più nei piedi di questo personaggio da romanzo russo, che nei cervelli di tanti di noi, che inondiamo inutilmente con inchiostro digitale le pagine del web. Ho già scritto che avrei mostrato a mio figlio le prodezze e le sciocchezze del Fenomeno di Bari vecchia, per dargli un esempio. Ecco, gli farei ascoltare anche l’intervista, di rara intelligenza, ingenuità e genio, di un giovanissimo Cassano ai tempi della Roma: “A me? Piace passare il pallone, non fare gol. L’assist è più bello, lo sogni di notte”. Un artista, chapeau.

Ma si sa, il tempo è galantuomo. Quando i giornali pieni di critiche serviranno per i bisogni dei nostri cani, nel mondo ci sarà un grande artista, che ammaliato dalla stupida coerenza di uomo capace di ragionare solo con i piedi, tirerà fuori un capolavoro. E se, come dice Borges, “ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per strada, lì ricomincia la storia del calcio”, ogni volta che un bambino guarderà il gol contro l’Inter del Gordito barese, lì ricomincerà la storia di Antonio Cassano. Fatevene una ragione.