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Il lungo gioco delle parti: in ballo il destino dell’ANM

Scritto da Francesca Ciaramella Il . Inserito in A gamba tesa

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A partire dalle nove del giorno 2 ottobre 2017 i cittadini napoletani hanno vissuto il vero lunedì nero dei trasporti pubblici. Uno sciopero di 24 ore ha impedito che la gran parte dei lavoratori e studenti diretti alla metropoli campana svolgessero quotidiane urgenze, generando difficoltà nella circolazione interna ed esterna alla città e un’atmosfera di crollo emotivo evidente e preoccupante.

L’ANM ha così privato la comunità di metro, autobus e funicolari salvo eccezionali corse fornite in orari specifici e ristretti. Alle origini del trambusto ci sarebbero le lotte relative al futuro dell’azienda campana, i cui protagonisti e relative strategie di gioco, vogliamo raccontarvi nelle parole che seguono.

 

Dalle ufficiali dimissioni presentate a febbraio da Carlo Pino, l’allora direttore generale dell’ANM, fino alla rinuncia del secondo mandato da parte dello stesso amministratore Alberto Ramaglia lo scorso maggio, avevamo compreso che le cose si stessero mettendo molto male per la già disastrata società di trasporti. Era infatti evidente il pieno fallimento del piano d’azione Ramaglia a causa della mancanza di fondi adeguati per gestire il flusso costante di lavoratori e turisti della metropoli, e per creare l’intervento di “controlleria” tanto auspicato perché ancora più necessario per la creazione di un equilibrio tra le entrate e le uscite dell’azienda. In particolare in recenti interviste rilasciate prima dell’imminente arrivo della stagione estiva, l’amministratore raffigurava lo status quo come sull’orlo di un tracollo imminente e quasi inevitabile.

Sono passati più di quattro mesi da queste dichiarazioni e l’ANM continua ad essere l’argomento preferito della giunta comunale e il cibo più prelibato per l’ingrasso della rabbia di tutti i contribuenti. Se da una parte la responsabilità cittadina è evidente nella mancanza di un’educazione alla non evasione, dall’altra giocano fattori ancor più decisivi come l’assenza di un piano di controllo adeguato e la necessità di una rottamazione nelle fila dei lavoratori più anziani. L’estate è passata senza collassi urbani nonostante l’orda di visitatori arrivata quest’anno a superare le cifre delle passate stagioni, eppure questo particolare non è stato di buon auspicio per il risanamento dell’impresa.

Giungiamo quindi a pochi giorni fa, quando durante lo sciopero proclamato nei giorni precedenti e atteso come uno dei più burrascosi dell’anno per i trasporti, i sindacati CGIL, CISL, UIL, UGL, FAISA-CISAL, ORSA, FAISA-CONFAIL, USB e i lavoratori della società campana si sono uniti in una chiara e sentita protesta presso la sede del Comune a Piazza Municipio. L’adesione alla manifestazione è stata consistente, confermando il grande disaccordo tra governo cittadino e le forze sindacali: se De Magistris tiene a ricordare come in questi giorni si decida la sorte dell’ANM e la sua possibile e rischiosa resa in mani straniere, i lavoratori col sostegno delle rappresentanze insistono nel tenere l’azienda legata al controllo dello stato, opponendosi al piano di patrimonializzazione che il primo cittadino e la sua giunta avrebbero presentato. Il 4 ottobre, infatti, tutti i protagonisti in gioco si sono riuniti per vagliare la necessità di una firma per il via libera al progetto del sindaco e dei suoi, ma dopo ore la notizia è arrivata ufficiale: il consenso e la fiducia al primo cittadino sono mancate e la proposta non è passata. In un nuovo incontro (10 ottobre) l’arma vincente della giunta napoletana è stata ripresentata nuovamente, ma con una serie di modifiche.

La capitalizzazione dell’azienda di trasporti tanto propugnata da De Magistris spaventa i sindacati e le forze regionali, preoccupate delle possibili e future incursioni di privati; d’altra parte il possibile accordo con questi ultimi potrebbe fornire alla società l’unica vera possibilità per la sopravvivenza e la riqualificazione. Lo scontro tra le parti non continuerà ancora per molto, e a breve volenti o nolenti i sindacati e la regione sceglieranno un destino preciso per l’ANM.