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Intervista a Nicola Oddati, candidato alla segreteria del Partito Democratico di Napoli

Scritto da Angela Pascale Il . Inserito in A gamba tesa

oddati

Nicola Oddati, politico, professore universitario, scrittore, e di nuovo politico. Decidiamo di intervistarlo. Prima di iniziare l'intervista, tutta concentrata sul prossimo congresso, parliamo degli anni e dei progetti portati avanti fuori dal partito, dei suoi romanzi, e di come la passione per la politica non ti abbandona mai, tanto che anche a distanza di tanti anni si è pronti a rimettersi in gioco, ad osare, e a sperare per la città, per Napoli.

 

Questa volta la campagna congressuale si preannuncia più aperta che mai, Lei e Massimo Costa siete sostenuti da un numero sostanzialmente pari di consiglieri regionali e parlamentari, non crede che in una partita così complessa costituirà un problema essere tifoso dell’Inter?
Oddio no, spero che il congresso si faccia su temi diversi e più significativi. A ogni modo sono stato tanti anni assessore a Napoli e una delle cose che ho dovuto fare è stata quella di aiutare il Napoli ad uscire fuori dal suo fallimento, fui designato da Bassolino e Iervolino a gestire il passaggio del Napoli dalla gestione fallimentare a De Laurentiis. Però continuerò a tifare inter.

Nicola Oddati, ex segretario dei DS di Napoli dal 1999 al 2001, e, soprattutto, assessore comunale dal 2001 al 2011. Perché dopo vari anni lontani dalla politica, in cui aveva cominciato una carriera da scrittore, ha scelto di candidarsi?
Mi candido perché la politica è una malattia dalla quale non si guarisce mai e ritorna ciclicamente come la rinite allergica. Oggi però mi candido in modo diverso: faccio lo scrittore, insegno all'università e sono consigliere di Scabec (Società Campana Beni Culturali), ho una nuova consapevolezza e voglio fare politica continuando la vita che amo. mi è stato richiesto di mettermi al servizio del PD e mi sembra giusto, per chi ha vissuto la politica in modo totalizzante, dare il proprio contributo per aiutare una comunità che a Napoli è in enorme difficoltà. Ho scelto di sposare una battaglia politica che consideravo giusta e necessaria.

Quali sono le sue proposte per il PD Napoli? Cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato nella gestione Carpentieri?
Nulla ha funzionato, vedo un partito in ginocchio elettoralmente e dal punto di vista identitario. rischiamo di contenderci quel poco che rimane del partito e, per questo, condividevo l'idea del Presidente De Luca di mettersi tutti insieme per ricostruire il PD. La responsabilità del fallimento è di chi ha governato il PD in questi anni, non solo di Carpentieri. Oggi abbiamo un partito chiuso verso l'esterno che teme la partecipazione dei cittadini. un partito che teme le idee ed il dibattito, ed invece, a mio avviso, il partito vive di crescita e non di equilibrio, il partito vive di governo non di sola gestione. Abbiamo portato avanti un partito piccolo ed immobile. Dobbiamo tornare a parlare agli studenti, ai lavoratori, ai cittadini. Siamo un partito a cui si rivolge solo chi chiede favori.

Cosa risponde a chi dice che il Partito funziona e vince in tutta la provincia e che il problema è solo la città di Napoli?
In provincia hanno vinto i sindaci, il risultato del PD è anche in provincia deludente e ci siamo mascherati dietro alcune forti personalità. A me Carpentieri sta simpatico, ma le sue affermazioni sono impolitiche. Non è vero che il PD perde in città. il PD è inesistente in città e perde consensi anche nella città metropolitana, e noi siamo stati lo strapuntino di de Magistris e questo è inaccettabile. Dobbiamo avere una linea netta in città metropolitana, dobbiamo essere opposizione e costruire una nuova classe dirigente in grado di chiudere la stagione disastrosa di De Magistris. Partendo dalla forte amministrazione regionale e dal lavoro del presidente De Luca.

Che posizione dovrà assumere il partito in Città Metropolitana? E, soprattutto, come farà a gestire i consiglieri metropolitani?
I consiglieri metropolitani non sono delle monadi, è una debolezza considerarli così. Il congresso traccerà una linea politica che i consiglieri dovranno seguire, chi di loro pensa che la loro ragione di esistere sia ricevere un po’ di potere concesso da De Magistris ha sbagliato partito.

Cosa pensa del fatto che nel congresso si siano riproposte le due coalizioni ex-DS ed ex-popolari? Non le sembra un ritorno al passato?
Non c’è questa contrapposizione, molti “ex margherita” mi hanno già chiamato e faranno parte della mia squadra. La sfida è tra due idee di Partito e noi dobbiamo superare l’idea perdente di un partito fatto da ex ds ed ex margherita. Dobbiamo costruire una nuova identità del PD e guardare ai tanti giovani e a chi non è mai stato iscritto né nei DS né nella Margherita. Dobbiamo fare ciò che ha detto Veltroni al Teatro Eliseo, costruire un partito di sinistra, consapevoli che quest’ultima non è quella del passato. La sinistra nell’era digitale e della globalizzazione deve essere adeguata alle sfide che ha davanti. Allo stesso tempo non possiamo costruire la brutta copia della Democrazia Cristiana o del PCI, dobbiamo costruire un grande partito popolare e su questo la classe dirigente uscente ha fallito. Il discrimine tra la mia candidatura e quella figlia della segreteria uscente è che noi vogliamo essere un partito di governo e non di gestione.