La pizza: storia e curiosità del cibo napoletano noto in tutto il mondo
La pizza è qualcosa di più di una pietanza semplice e popolare, è ormai un oggetto quasi cerimoniale, un prodotto culturale, allo stesso tempo locale e globale. Croccante o morbida, bianca o al pomodoro, con mozzarella o fiordilatte, sempre gustosa in tutte le varianti: la pizza richiama i sapori basilari della nostra infanzia, considerando i semplici elementi con i quali viene realizzata e, per i più fortunati, riporta alla mente la città di Napoli.
Le origini della pizza si perdono nel tempo; circa 2000 anni fa, in Medio Oriente, i fornai cuocevano una sorta di piadina per testare la temperatura dei forni. Se già i greci ed i romani facevano delle focacce con olio ed origano, la pizza moderna è stata perfezionata circa 200 anni fa, quando nel sud d’Italia si iniziò ad aggiungere alla focaccia qualche fetta di pomodoro, portato in Europa dalle Americhe. A Napoli, molte sono le pizzerie che si contendono il primato di essere la più antica. Ebbene, pare che la prima pizzeria sia l’Antica Pizzeria Port’Alba, che aprì i battenti nel 1830, mentre la prima pizzeria ad essere inaugurata all’estero è stata Lombardi, a New York, nel 1905.
Molteplici sono le varianti della pizza tradizionale: a Chicago la pizza è cotta in una teglia ed ha una crosta soffice, a Nizza la pissaladière è piena di cipolla, mentre in Libano la zaatar manoushe non prevede l’uso della salsa di pomodoro. Certamente, la varietà San Marzano rappresenta la migliore qualità di pomodori per produrre la salsa per la pizza: pomodori a bassa acidità coltivati in condizioni ideali alle pendici del Vesuvio.
La pizza è sperimentazione culinaria. Se innumerevoli sono le forme e le combinazioni degli ingredienti di una pizza, quella che è passata alla storia è la Pizza Royale 007: la pizza più costosa di sempre. Questa pizza, venduta all’asta per beneficenza a 3850 euro, fu creata nel 2009 dallo chef Domenico Crolla, di Glasgow, ed era fatta con caviale, aragosta e polvere d’oro.
La pizza è anche tecnologica. Nel 2001 Pizza Hut inviò una pizza ai peperoni agli astronauti russi presenti sulla Stazione Spaziale Internazionale: la celebre catena americana spese circa un milione di dollari per far effettuare la consegna della pizza con un razzo da parte di Roskosmos, Agenzia spaziale russa e per la campagna di comunicazione. La catena Domino’s pizza ha deciso di iniziare un servizio di consegna delle pizze attraverso un drone, in Nuova Zelanda. Il drone viaggia a 30 Km/h e si orienta con un GPS, mentre le pizze vengono consegnate grazie ad una corda che si abbassa verso l’acquirente; una sorta di paniere ben noto nell’Italia del sud.
La pizza è famosa ed amata all’estero. A Filadelfia c’è Pizza Brain, il museo della pizza con la più grande collezione di artefatti: dalle decorazioni per l’albero di Natale ad un taglia pizza che ha la forma della nave spaziale Enterprise. Negi Stati Uniti è passato alla storia Pizza Connection, un sistema gestito da Cosa Nostra che faceva arrivare dalla Sicilia l’eroina, spesso nascosta in lattine di pomodoro, e la distribuiva poi attraverso delle pizzerie.
La vera pizza deve essere protetta dalle falsificazioni. È questo l’impegno dell’Associazione Verace Pizza Napoletana, che ha elaborato un regolamento di otto pagine che specifica il metodo corretto di produzione della pizza napoletana tradizionale: per esempio l’impasto deve riposare per almeno otto ore e deve poi essere steso in una sfoglia alta non più di 4 mm. Oltre 400 pizzerie in circa 40 paesi del mondo possono vantare il marchio della Verace Pizza Napoletana: se circa 200 sono presenti in Italia, ben 95 sono negli Stati Uniti ed addirittura 72 in Giappone.