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Tra Weinstein e Deneuve: le molestie di tutti i giorni

Scritto da Lola Brondy Il . Inserito in Napoli IN & OUT

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Essendo una giovane donna Francese, sono fortunata di essere cresciuta nel “paese dei diritti umani”, paese della libertà. Eppure sono raramente orgogliosa di essere francese. La mia educazione e le mie esperienze mi hanno reso una donna indipendente e impegnata come sono oggi.

E posso vedere quanto il mio paese, dalla reputazione così bella, conosce ancora troppo il razzismo, il sessismo, le disuguaglianze sociali.

Dopo un anno passato in Italia, e in particolare a Forcella, un quartiere di Napoli, la mia ideologia femminista è stata particolarmente rafforzata. Insieme a una volontaria Greca, abbiamo preso parte ad un volontariato europeo che prevedeva fare doposcuola per i bambini dai 7 ai 16 anni in una zona popolare di Napoli. Essendo donne, non italiane, il nostro ruolo era difficile da assumere perchè mai preso sul serio. Inoltre, per la prima volta nella mia vita, mi sono confrontata quotidianamente con il bullismo di strada (parole, bisbigli, sguardi insistenti). E devo dire che non mi è piaciuto.

Poi c’è stato il caso Weinstein. In risposta a questa situazione, le voci femminili sono state liberate attraverso gli hashtag #metoo e #balancetonporc (in Francia). E nonostante questa ondata di solidarietà e risveglio, a livello internazionale, c’erano ancora persone che mettevano in discussione le molestie, le violenze sessuali e gli stupri denunciati di tutte queste donne (vedere le reazioni alle rivelazioni dell’attrice italiana Asia Argento). Per fortuna, nella maggior parte dei Paesi, e persino negli Stati Uniti durante i Golden Globes, ad esempio, la mobilitazione contro la violenza sulle donne è stata piuttosto significativa.

Ma la Francia si è distinta. Martedì 9 Gennaio, una tribuna formata da un collettivo di 100 donne, tra cui Catherine Millet e Catherine Deneuve, è stata pubblicata sul quotidiano “Le Monde”.

Questa tribuna è l’esempio tipico dell’anti-femminismo. Afferma la “libertà di importunare”, difende gli uomini che si sfregano alle donne nella metropolitana evocando una miseria sessuale, disprezza le vittime della violenza sessuale, dà un’immagine distorta del femminismo, e legittima i comportamenti macho e violenti. Inoltre, alcuni dei firmatari di questa tribuna hanno avuto delle parole insostenibili durante le interviste. Brigitte Lahaie, ad esempio, ha dichiarato in un dibattito su BFMTV che si potrebbe “godere durante uno stupro”. Questa tribuna e queste varie dichiarazioni hanno suscitato forte critica ed alcuni attivisti femministi hanno pubblicato una risposta il giorno successivo. Sollievo.

Ma nulla rimuove la ferocia dalla prima tribuna per le vittime della violenza. La lettura di questa tribuna mi ha fatto arrabbiare. È questo tipo di discorso che sminuisce il femminismo e incoraggia il comportamento sessista a continuare.

Il vantaggio che vedo in questo dibattito è che apre la porta a nuove prospettive, incluso il femminismo come un dibattito politico a parte intera. Sono convinta che il miglioramento delle menti passa attraverso l’educazione, che sta alla base di tutto. E penso anche che sia importante prestare attenzione al significato delle parole che usiamo. Il femminismo non è una lotta estremista contro gli uomini.

Il femminismo è un movimento che mira ad abolire le disuguaglianze di genere ed a promuovere i diritti delle donne nella società e nella vita privata. Le femministe militano per l’uguaglianza professionale, il diritto di essere padrone del proprio corpo, la libertà sessuale, e lottano, ad esempio, contro il sessismo ordinario, la violenza contro le donne, il bullismo di strada ed i matrimoni forzati.

E per finire questo articolo, vorrei dire che:

- No, non mi sento lusingata quando un uomo mi fischia o mi importuna per strada; si rivolge a me per dare la sua opinione sul mio fisico quando non gli ho chiesto nulla; mi segue mentre vado al lavoro;
- No, non mi piace che un uomo (o una donna) che non conosco (o poco) mi spiega cosa dovrei pensare; come vestirmi; quello che ho il diritto di fare;
- No, non ho nessun piacere quando un uomo mi tocca senza il mio permesso o mi bacia con la forza;
- No, il mio posto non è a casa a cucinare, pulire e prendermi cura dei bambini;
- No, il mio corpo non è un oggetto sessuale; il mio corpo non è un semplice oggetto di riproduzione; il mio corpo non è la proprietà di qualcun altro;
- No, non è mai colpa mia o del mio abbigliamento se un uomo non si comporta bene nei confronti miei;
- Si, posso lavorare e guadagnare tanti soldi quanto un uomo, sono un essere libero e faccio quello che voglio con il mio corpo e con la mia vita.

E non è normale che nel 2018, una donna abbia ancora bisogno di giustificarsi e di ricordare tutte queste cose. Ogni essere umano dovrebbe essere libero e a tutti dovrebbero avere gli stessi diritti. Donne, uomini, eterosessuali, omosessuali, bisessuali, bianchi, neri, arabi, disabili, giovani o vecchi, siamo tutti nati liberi e uguali in dignità e diritti (primo articolo della Dichiarazione dei Diritti Umani).