Longobardi, un popolo che cambia la storia
Fino al 25 Marzo sarà possibile visitare la mostra internazionale “Longobardi, un popolo che cambia la storia” presso il Museo Archeologico Nazionale (MANN). L’evento nasce dalla collaborazione internazionale di tre poli museali: Musei Civici di Pavia, Museo Archeologico Nazionale di Napoli e il Museo Statale Ermitage.
La mostra rappresenta il punto di arrivo di oltre di 15 anni di indagini storiche, archeologiche, epigrafiche del periodo cruciale della storia italiana ed europea.
La mostra si articola in otto sezioni, con allestimenti innovativi che interessano i campi della creatività, dell’archeologia, del design e della multimedialità attraverso la ricostruzione dei modelli insediativi Longobardi, le strutture economiche e societarie di un popolo che ha costruito necropoli e monasteri in tutt’Europa. Gli allestimenti si basano su evocazioni cromatiche e materiche dettate dal creativo Angelo Figus. La tecnica utilizzata è quella dell’utilizzazione di soluzioni tecnologiche virtuali, immersive e multimediali.
Verranno esposte per la prima volta alcuni nuclei di tombe di Collegno, dove sono state ritrovate due persone, tra cui un bambino di 7 anni, con deformazioni artificiali dei crani: una pratica di selezione e distinzione sociale diffusa tra i Germani dell’Europa centro-orientale e degli Unni. I grandi sepolcreti testimoniano la divisione in clan, lo stadio religioso e culturale della popolazione longobarda al loro arrivo in Italia (ancora fortemente pagani e guerrieri).
La cultura animalistica germanica era solita rappresentare animali astratti e scomposti, riflesso di una cultura ancora arretrata e poco evoluta. La mostra mette in luce l’evoluzione di queste raffigurazioni le quali, in maniera graduale, hanno iniziato a trattare tematiche dai contenuti cristiani, temi iconografici e linguaggi formali, sintomo di una grande spinta evoluzionistica.
Saranno esposti anche numerosi manoscritti, ritrovamenti preziosi, che la mostra ci offre assieme al più antico dei codici longobardi, contenenti il famoso Editto di Rotari del 643. Tale codice fu realizzato a Bobbio alle fine del VII secolo e fungeva da cancelleria della reggia pavese.
La mostra si conclude con la caduta di Pavia ad opera di Carlo Magno e quindi con la fioritura dei ducati autonomi italiani.