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Quanti giovani resteranno al Sud per fare impresa?

Scritto da Mariano D'Antonio Il . Inserito in A gamba tesa

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Deludente è stata finora la campagna elettorale, specie nel Mezzogiorno e rischia di esserlo ancora  fino alla fine. Un argomento cruciale che avrebbe potuto attrarre l'attenzione dei giovani al confronto tra i candidati dei diversi partiti in lizza, sarebbe stato discutere a quali condizioni e in che forma i giovani potrebbero trovare un impiego nel territorio meridionale avviando nuove imprese grazie al sostegno dello Stato.
Da metà gennaio di quest'anno è entrata in vigore la legge denominata Resto al Sud, che prevede agevolazioni per quanti sono giovani, nella fascia di età compresa tra i 18 e i 35 anni, e intendono impegnarsi in un'attività imprenditoriale. A questi  aspiranti imprenditori la legge concede un finanziamento di 50mila euro per ogni socio dell'impresa nascente e fino ad un massimo di 200mila euro se l'impresa ha più soci.

Lo Stato attraverso il soggetto gestore della legge (che è la società pubblica Invitalia) concede il 35% del finanziamento delle spese d'investimento ammissibili, cioè concede un contributo a fondo perduto, mentre il 65% residuo sarà erogato da una banca che esamina il progetto imprenditoriale e poi eventualmente lo approva. Gli interessi sul mutuo concesso dalla banca gravano in parte su un altro contributo pubblico erogato sempre da Invitalia. Il finanziamento bancario è assistito dal Fondo statale di Garanzia per le piccole e medie imprese che come garante copre l'80% del finanziamento bancario.

Le spese d'investimento ammesse dalla legge sono quelle sostenute dall'impresa per opere edili, acquisto di macchinari, impianti e attrezzature nuovi di fabbrica, programmi informatici, nonchè per il capitale circolante necessario nella misura del 20%.

Infine i settori produttivi a cui apparterranno le imprese agevolate sono l'industria, l'energia, il turismo, le costruzioni e alcuni servizi come le nuove tecnologie della comunicazione a distanza.

La misura Resto al Sud è fornita di una dote pari a un miliardo e 250 milioni di euro a valere sul Fondo Sviluppo e Coesione 2014-2020. L'area d'intervento della legge copre le 8 Regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia).

Fino ad oggi, febbraio 2018, a un mese di operatività della legge, sono poche decine le domande di agevolazione presentate a Invitalia. Il pericolo è che rimangano poche anche dopo mesi e mesi. Perchè?

Ci sono alcuni difetti della procedura stabilita dalla legge. La procedura è molto impersonale: gli aspiranti giovani imprenditori trasmettono a Invitalia il loro progetto per via telematica e per la stessa via ricevono osservazioni, richieste di modifica e infine il giudizio di ammissibilità o di rigetto della proposta. Se ammesso a quest'esame preliminare, il progetto sarà sottoposto all'istruttoria della banca prescelta che potrà approvarlo oppure respingerlo. In caso di approvazione la pratica va in porto, gli incentivi sono concessi, l'iniziativa può partire.

L'esperienza compiuta con un provvedimento consimile (la legge 44 del 1986 per l'imprenditorialità giovanile) tuttavia appare più accurata del percorso oggi previsto: ci fu allora un'attività di accompagnamento degli imprenditori nascenti per dare coerenza al progetto d'impresa e un lavoro di tutoraggio, di formazione e di assistenza tecnica, per seguire i primi passi del progetto imprenditoriale. Questi cosiddetti servizi reali, che si sappia, non sono stati avviati dalla società Invitalia gestore della legge Resto al Sud, anche perchè richiederebbero una rete di consulenti distribuiti sul territorio meridionale.

Mariano D'Antonio, economista