Una politica per Napoli ribelle: tanti aspiranti e poche idee
Dopo le recenti elezioni politiche sono cominciate a Napoli piccole manovre, esibizioni di candidati locali, tattiche di posizionamento in vista di prossime nuove scadenze elettorali (per il Parlamento europeo nel 2019, per la Regione Campania nel 2020, per il Comune di Napoli nel 2021), senza trascurare l'eventualità che gli italiani tornino a votate per il Parlamento nazionale prima della fine naturale della legislatura che si è appena aperta questo marzo 2018.
Si segnala per i suoi numerosi, continui interventi sulla scena locale il sindaco di Napoli Luigi de Magistris il quale non perde occasione per far parlare di sè attraverso la stampa, con le sue dichiarazioni di politico al centro dell'attenzione pubblica e con le sue aspirazioni a trovarsi un ruolo, antagonista a poteri esterni a Napoli che opprimerebbero, a suo avviso, la vitalità del nostro popolo, i nostri interessi, le aspirazioni dei cittadini a vivere decorosamente con un lavoro sicuro e con servizi pubblici adeguati ai bisogni della popolazione.
Le sortite del sindaco de Magistris sono visibilmente sospinte dal suo desiderio di non scomparire dalla politica locale, di non uscire di scena sol perchè gli è inibito prolungare il suo mandato a Palazzo San Giacomo (tra due anni avrà già ricoperto due mandati a sindaco e la legge gli blocca un terzo mandato).
In questi giorni l'Associazione demA (democrazia e autonomia) creata dal sindaco di Napoli ha diffuso l'invito ad una cena di autofinanziamento che si terrà domenica 25 marzo in un ristorante di Coroglio (Bagnoli). Il biglietto per partecipare alla cena è di 35 euro a persona a cui si aggiungono 5 euro per chi voglia diventare socio di demA.
Sfogliando su internet lo statuto di demA si leggono le finalità di questo movimento politico di cui il sindaco de Magistris è il principale esponente mentre il segretario dell'Associazione, Claudio de Magistris, fratello del sindaco, vigila e approva le domande di affiliazione a quest'organismo. Non è chiaro che accadrebbe ad un aspirante socio se accettasse di pagare il prezzo pieno (i 40 euro) per la cena del 25 marzo e per l'iscrizione a demA, fosse ammesso al banchetto ma fosse respinta la sua domanda di associazione perchè, poniamo, è iscritto anche ad un partito politico ritenuto dal segretario Claudio de Magistris incompatibile con le finalità dell'Associazione.
Non si conosce il numero degli iscritti attualmente all'Associazione demA e neppure si sa chi sono i soci attivi, coloro che occupano le cariche direttive e ne gestiscono le attività. In compenso il sindaco di Napoli ha indicato chi sarebbero gli interlocutori del suo movimento tra i cittadini napoletani. Preferiti tra tutti, agli occhi di Luigi de Magistris, sono militanti ed elettori di un nuovo movimento che si è candidato alle recenti elezioni politiche, il movimento Potere al popolo, nato nella sede che fu già dell'Ospedale psichiatrico giudiziario (Opg) di Materdei (Napoli), occupata dopo la chiusura dell'ospedale da un centro sociale (battezzato con la sigla Je so' pazzo) molto attivo e protetto dal Comune di Napoli.
Il movimento Potere al popolo alle elezioni del 4 marzo scorso ha ottenuto in tutta Italia 372.000 voti, l'1,14% del totale. Perciò non avendo superato la soglia del 3%, non ha portato un candidato in Parlamento. In Campania Potere al popolo è stato votato da circa 37.000 elettori. I simpatizzanti, che si vedono e si ascoltano per televisione, sono un distillato della sinistra dura e pura come resisteva in polemica col Partito comunista già quarant'anni fa, all'epoca del cosiddetto compromesso storico. Fanno tenerezza per l'ingenuità e l'entusiasmo con cui si esprimono. Meritano rispetto e se volete anche ammirazione, come è dovuta a persone oneste dalla condotta adamantina. Un critico pungente tuttavia si chiederà se conoscono in dettaglio l'operato del sindaco di Napoli e come valutano il suo contributo di amministratore di un ente pubblico nel ridurre la crescente disuguaglianza sociale di cui soffrono i cittadini napoletani. Ad esempio il sindaco ha esteso e rafforzato i mezzi di trasporto dell'Azienda napoletana per la mobilità (ANM) che servono ai cittadini (lavoratori, studenti, pensionati) per spostarsi da un punto all'altro della città non possedendo un'auto privata o una motocicletta? E non avendo i soldi per pagarsi un taxi?
Il sindaco de Magistris alla fine del suo secondo mandato prova a raccogliere i consensi degli elettori che gli permettano di proseguire nell'esperienza politica. Tenta di offrire un'alleanza al Movimento 5 Stelle che hanno vinto strepitosamente le recenti elezioni ma i grillini sono critici del suo operato e non rispondono alle sue offerte di lavoro comune. Non tralascia de Magistris di organizzare una lista transnazionale per le elezioni europee del 2019 alleandosi con un altro personaggio in cerca di consensi, il greco Yanis Varoufakis, già ministro in Grecia con Tsipras. Ma soprattutto de Magistris punta alla presidenza della Campania mirando a rimpiazzare, cioè a scalzare, Vincenzo De Luca presidente in carica fino alla scadenza del 2020.
I due spesso fanno scintille, si beccano come i capponi di Renzo. Li accomuna il tentativo di mostrarsi all'opinione pubblica quali difensori di Napoli e del Mezzogiorno, che essi concepiscono come comunità ribelli calpestate dai poteri forti, che per l'uno (De Luca) sono i gruppi di potere annidati nella burocrazia romana e assecondati dal governo nazionale, per l'altro (de Magistris) sono la grande borghesia del Nord e i gruppi di pressione che sfruttano i meridionali negando loro la spesa pubblica, l'accesso alle coalizioni d'interessi, ai grandi affari che s'intrecciano tra Roma, Torino, Milano, Bologna e Firenze.
I due leader De Luca e de Magistris aspirano a guadagnare i consensi dei cittadini del Sud emarginati e perciò in prevalenza lamentosi. Non li sfiora l'idea che per riavviare le comunità meridionali serve più la capacità di progettare il futuro, di mettere alla prova le doti dei cittadini, di animarne lo spirito di collaborazione e di condivisione. Invece, un leader che si attarda a protestare e a recriminare non solo stringe poco ma rischia pure d'essere etichettato come un personaggio malinconico, un menagramo che porta sfortuna. A Napoli se volete ostacolare un candidato ad una carica pubblica non c'è nulla di meglio che ostentare un gesto di scaramanzia al suo passaggio.
Mariano D'Antonio, economista