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A piazza Montecitorio va in scena il consiglio comunale di Napoli

Scritto da Andrea Pomella Il . Inserito in A gamba tesa

Una messinscena d’effetto. Si potrebbe definire così la decisione del sindaco arancione di portare in piazza Montecitorio a Roma la seduta del consiglio comunale di Napoli. Dal sicuro impatto mediatico, l’iniziativa doveva provare a spostare l’attenzione dell’opinione pubblica nazionale sulla difficile condizione finanziaria del comune partenopeo; secondo uno schema ormai collaudato l’operazione mediatica ha ridotto tutto a una contrapposizione manichea fra chi opera per il bene della città e chi mosso dalla fredda logica del pareggio di bilancio, antepone l’interesse di pochi a quello di tanti.

Un film già visto, se non fosse che questa volta il sindaco de Magistris ha voluto esportare il populismo nostrano su un palcoscenico di rilevanza nazionale. Il comune di Napoli schiacciato dai debiti ereditati dalle giunte del malaffare contro il governo dei tecnici che incurante delle esigenze dei tanti impone la sua logica economicista: il bene contro il male in salsa napoletana. Del resto tutto si può dire del sindaco de Magistris tranne che non abbia uno spiccato gusto per la teatralità. Nessuna risposta su come impegnare i fondi cittadini, nessun impegno a rendere più trasparente l’utilizzo dei fondi comunali, nessuna autocritica sulla preferenza accordata ai grandi eventi piuttosto che alla politica di risanamento, nessuna assunzione di responsabilità, ma il tentativo di fare pressione sul governo affinché si prenda carico della difficile condizione creditizia della comune di Napoli. Niente di nuovo sotto il sole se non fosse che la posta in gioco è davvero alta, ovvero lo stato di dissesto del comune. Si potrebbe parlare di irresponsabilità istituzionale, di un tentativo maldestro di caricare di valore simbolico ciò che dovrebbe appartenere alla quotidiana ammirazione comunale, se non fosse che il tempo delle trovate ad effetto è scaduto. Invece dell’estenuante ricerca  della trovata con cui riempire i titoli dei giornali, Napoli ha bisogno di risposte. Indipendentemente dall’individuazione dei gravi errori delle amministrazioni passate, quello di cui la città necessita è il tentativo di trovare delle risposte effettive alle criticità esistenti. Non basta provare ad esportare i problemi nostrani, non basta provare a fare pressione sul governo per avere un immediato ritorno mediatico, la campagna elettorale è finita, come è finito il tempo dei proclami, quello che vorremmo sentirci dire è l’individuazione di  una serie di proposte sul come agire rispetto il rischio incipiente di dissesto e  vorremmo finalmente capire in che stato versa il bilancio del comune.  Del resto quando i cittadini di Napoli  hanno votato l’hanno fatto per marcare una netta differenza rispetto il passato nell’amministrazione  dei fondi pubblici e per avere una leadership in grado di gestire una situazione finanziaria decisamente complessa. La giunta de Magistris evidentemente preferisce continuare a muoversi sul solco della rivendicazione piuttosto che della presa di responsabilità, ammantando così  le aspirazioni nazionali della lista arancione con la nobile difesa degli interessi cittadini napoletani, ma purtroppo per lui, prima o poi il sindaco sarà costretto a scoprire le sue carte e la realtà gli imporrà di  discernere fra la propaganda e l’effettiva azione di governo.