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L'antipolitica a Napoli: chi ne è responsabile?

Scritto da Mariano D'Antonio Il . Inserito in A gamba tesa

luigi de magistris sindaco napoli triste

La chiacchiera, la bugia e l'inganno hanno invaso la comunicazione di massa. Le finte notizie dilagano sui cosiddetti social, sui siti internet che raccolgono le opinioni più bizzarre mescolate con messaggi diffamatori.
Ogni individuo che possiede e usa un computer, una "padella", un telefonino cellulare si sente libero di esprimere le opinioni più stravaganti senza rispettare i limiti della buona educazione, della tutela dell'immagine altrui, dei rischi d'infangare, di ledere le persone bersagliate, di provocare disastri.

Questa finta democrazia di massa, per cui si dice che uno vale uno, un cretino vale quanto una persona acculturata, educata, consapevole dei suoi diritti e attento ai propri doveri, questa moda fintamente libertaria può al massimo servire come vavola di sfogo di rancori, frustrazioni, invidia che affliggono gli individui socialmente disturbati.

Ma è una tendenza pericolosa. Alimenta sentimenti di rivolta incontrollata, genera comportamenti pericolosi, può essere utilizzata per realizzare progetti terroristici, è un fattore di imitazione dei più scellerati attentati all'incolumità delle persone pacifiche. Anche fenomeni di depravazione di genere come l'abuso di minori, la persecuzione della persona una volta amata e ora detestata, le aggressioni di donne che cercano d'interrompere una relazione sentimentale naufragata, questi fenomeni sono sempre più frequenti in una società dominata dalle comunicazioni di massa che amplificano le gesta dei delinquenti e ne fanno esseri ammirevoli.

Le istituzioni pubbliche non ce la fanno a contenere tutti questi episodi di informazione deturpata e men che mai sono in grado di bloccarli tutti fin dalla loro apparizione. Sono costrette a difendere la comunità dai loro effetti estremi ma non hanno strumenti efficaci per spegnere l'infezione della chiacchiera pericolosa per l'ordine pubblico prima che si propaghi.

In una città come Napoli, composta da individui prevalentemente bonari, allegri, amichevoli, l'opinione pubblica non è propensa a credere e a diffondere messaggi falsi, inquietanti. Ma ci sono alcuni gruppi organizzati che sulle notizie false (le cosiddette fake news) prosperano, fanno i loro affari, acquistano potere, accumulano ricchezze.

Facciamo qualche esempio. Si sono diffuse nel tempo le scuole di recupero degli anni scolastici perduti. Queste scuole offrono agli studenti mancati la possibilità di frequentare in poco tempo alcune classi d'insegnamento per accedere agli esami finali e conquistare un titolo di studio (un diploma, una laurea). Qualcuno degli istituti privati che si dedicano a questo business si riempie di tanto in tanto in vista di concorsi per superare i quali occorrono titoli di studio. Gli aspiranti candidati si iscrivono ai corsi offerti da questi istituti privati, pagando a volte cifre notevoli e molti di questi studenti in ritardo superano l'esame di stato finale ottenendo il titolo per partecipare ai concorsi.

Sarebbe auspicabile che le istituzioni pubbliche scolastiche controllino la qualità degli studi e i risultati ottenuti dai privatisti. In alcuni casi lo fanno ma c'è il sospetto che non lo facciano sempre.

Questo è un caso di effetti indesiderati che vengono da messaggi ingannevoli ("studenti in ritardo, con i nostri corsi superate gli esami di molti anni in uno solo") lesivi dell'interesse pubblico alla qualità, regolarità e al buon esito dell'istruzione. Non si hanno notizie di controlli continui e di risultati ottenuti controllando gli Istituti privati d'istruzione superiore.

Più gravi sono i casi nei quali i messaggi truffaldini sono calati da qualche politicante su gruppi di cittadini disinformati. Magari per orientare il loro voto alle elezioni. Nel caso di Napoli il messaggio distorto che i politicanti napoletani usano per catturare consensi elettorale, consiste nello scaricare su altri la responsabilità delle disfunzioni dei servizi pubblici locali.

I servizi sanitari non funzionano oppure funzionano male? L'assessore alla Sanità della Regione Campania fa lo scaricabarile sul governo nazionale accusandolo di tagliare gli stanziamenti destinati alla nostra Regione.

Il trasporto pubblico a Napoli è gestito male, gli autobus sono pochi e vecchi, gli autisti sono stressati dai turni di lavoro troppo lunghi? Il sindaco di Napoli scarica la responsabilità di questi disservizi una volta sul governo regionale campano e un'altra volta sul governo nazionale. Mai che gli venisse in mente di controllare l'operato degli amministratori delle aziende comunali di trasporto, di chiedere loro relazioni dettagliate e poi di incitare tutti a fare meglio, riconoscendo pubblicamente i miglioramenti ottenuti, premiando i lavoratori esemplari, punendo qualcuno colto a trascurare i doveri.

Le istituzioni pubbliche non brillano qui da noi, a Napoli e in Campania, per impegno ed efficienza dei responsabili e per il rispetto dei cittadini utenti dei servizi.

Con queste gestioni povere dei servizi collettivi i politici locali hanno generato la disaffezione dalla politica, la rivolta contro tutte le istituzioni pubbliche, anche contro quelle lontane che non hanno l'esclusiva responsabilità del dissesto dell'amministrazione pubblica locale.

I nostri politici locali hanno così contribuito a propagare l'antipolitica con i suoi miti infantili come la democrazia diretta, l'inutilità degli organi elettivi intermedi, che si frappongono cioè tra i cittadini e le assemblee elettive, il mito del mandato che può durare solo pochi mesi perchè tanto amministrare la cosa pubblica è un gioco da bambini, puoi impararlo in pochi giorni e poi passi la mano al tuo successore che lo imparerà anch'egli in poco tempo.

Chi tra i politici locali eminenti, che sia il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca o sia il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, s'interrogasse sulle cause del successo del Movimento 5 Stelle alle recenti elezioni del 4 marzo scorso, dovrebbe attribuire in primo luogo a se stesso la responsabilità dell'accaduto.

Mariano D'Antonio, economista