"Il Pallonetto": una nuova rubrica
C'è nello sport un’attenzione morbosa a quelli che, lo scrittore americano David Foster Wallace, ha definito i codici della guerra: eliminazione contro promozione, gerarchia di rango e livello, statistiche ossessive, analisi tecniche, fervore tribale e/o nazionalista, uniformi, rumore di massa, striscioni, pugni battuti sul petto, facce dipinte, eccetera... Non bisogna andare troppo lontano nel tempo per ricordare l’ex tecnico dell’Inter, Josè Mourinho, e le sue citazioni tratte da “L'arte della guerra” del generale cinese Sun Tzu.
La cosa sorprendente è che nonostante si esalti l'agonismo come virtù cardine, il vero momento in cui lo sport diventa spettacolo è quando, dalla polvere e dal rumore della guerra, sorge staccandosi dalla violenza, l’Estetica. Si nasconde nella frazione di secondo che si dilata fino a riempire l'intero evento, ed appare all'improvviso: in un Michael Jordan che non solo salta a un'altezza sovraumana, ma resta a mezz'aria un paio di istanti in più di quelli consentiti dalla forza di gravità; in un Muhammad Ali, che davvero «aleggia» sul ring e sferra due o tre jam nel tempo richiesto da uno solo; nella palla da tennis che correndo verso la racchetta di Roger Federer rimane a mezz'aria per lui, una frazione di secondo più del dovuto; nel piede sinistro di un Diego Armando Maradona che colpisce un pallone battendo una punizione e, prima di gonfiare la rete della porta, riesce a far descrivere alla sfera una traiettoria che dissolve una bella fetta delle leggi della fisica sul movimento dei corpi. E' l'Estetica del gesto, che, in un momento, trascina l'uomo nella metafisica, lontano dalla naturalità animalesca del mondo. E' uno di quei rari momenti che mostrano a tutti la vittoria dell'Uomo sulla Natura: è la Poesia che si svela nello Sport.
Nella scoperta di questo pezzo di verità, per altro dei più sublimi, che si nasconde nella manifestazione sportiva, ho provato a trovare la risposta a un interrogativo, che, nel giorno in cui la famiglia di QDN si appresta a dare il benvenuto a questo nuovo figlio che è il nostro spazio, “Il Pallonetto”, assumeva per me un’importanza tutta particolare. La domanda è, solo apparentemente, delle più banali: qual è l’area emotiva da cui nasce questa passione viscerale che nella nostra città trasforma gli spettatori di uno show in dei veri e propri fedeli legati a un culto che ha il sapore e la retorica della religione piuttosto che dell’intrattenimento?
L’evidenza di questo strano fenomeno è presente oltre che nelle forme verbali, che prevedono che in un club calcistico si abbia Fede piuttosto che interesse, addirittura nella toponomastica stessa della città, che ha trasformato un gesto tecnico mutuato dal calcio in uno spazio urbano, con quella famosa zona dello storico borgo di Santa Lucia, denominata per l’appunto il Pallonetto. La curiosità e l’interesse verso questo strano fenomeno di compenetrazione tra vita quotidiana e Sport, che qui alle pendici del Vesuvio manifesta la sua più alta evidenza, è stata la motivazione che ci ha spinto a prendere in prestito proprio questo nome per battezzare la nostra nuova rubrica sportiva. Il nostro impegno nella sua costruzione è guidato dal desiderio di farne la “zona di residenza” di tutti coloro i quali nello Sport riescono a scorgere, oltre il velo dello spettacolo, quei tratti di Poesia di cui più sopra si parlava. La speranza ultima è che questo possa divenire un luogo di riunione per tutti quegli strani, e alle volte un po’ folli, “fedeli”, che passano la loro vita tra i palazzetti sportivi, i campi di calcio, le piscine e tutti quegli altri inusuali luoghi di culto in cui da sempre si celebra il Mistero dell’Uomo: con le sue ossa, i suoi muscoli, tendini e nervi perennemente in lotta per liberarci, seppur per lo spazio ristretto di tempo di un evento sportivo, dalla pesantezza che quotidianamente ci lega alla nostra realtà, trascinandoci con lui a ergerci, oltre i limiti del mondo.