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Le Vestiges a Capri: la mostra di Matteo Procaccioli

Scritto da Francesca Ciampa Il . Inserito in Mostre

vestiges procaccioli

La mostra di Matteo Procaccioli, denominata “Vestiges”, sarà visitabile fino al 3 Luglio presso il Liquid Art System di Capri. L’inaugurazione della galleria caprese apre proprio con la personale fotografica dei nuovi lavori dell’artista. Liquid art system (L.a.s.) è un'organizzazione d'arte contemporanea con gallerie a Capri, Positano, Londra e Istanbul. Fu Fondata da Franco Senesi per proporre una visione globale dell’arte contemporanea.

L’apertura della galleria a Capri è stata una scelta mirata dal fatto che l’isola sia sempre stata nota per il suo fervore artistico e intellettuale, che ha mantenuto negli anni il primato di luogo attrattore per brillanti talenti.

Come il caso di Matteo Procaccioli Matteo, fotografo con 10 anni di formazione, il quale pone come obiettivo della sua ricerca il tema del paesaggio urbano ed il suo rapporto con la tradizione e la storia dei luoghi. Nei suoi lavori l’uomo è fisicamente assente, non vi sono narrazioni ma solo atmosfere dalle quali essere coinvolti. Il concetto del tempo nelle sue opere è sospeso in quanto i suoi scatti sono privi di punti di riferimento al fine di non rendere riconoscibile il periodo storico del soggetto immortalato.

Il fotografo, già noto per altre due mostre “Microcities” sulle metropoli viste dall’alto e “Structures” sulle costruzioni abbandonate, aggiunge un nuovo tassello della sua produzione attraverso la mostra “Vestiges”.

Il lavoro di Procaccioli consiste in otto fotografie di grandi dimensioni che fungono da “vestigia” delle tracce della civiltà romana ha lasciato nell’affascinante sito archeologico di Pompei. All’insegna della riscoperta dei tratti identitari delle proprie radici in uno dei musei a cielo aperto più significativi del mondo.

La sua ricerca si fonda dall’etimo latino della parola “vestigia”, focalizzando la sua produzione sul panorama inflazionato e plurifotografato dai milioni di turisti che ogni giorno visitano il sito archeologico. Scatti, selfie o video che come souvenir vengono immortalati dai passanti per portare con se una “personale cartolina” di quel giorno.

Le rappresentazioni non sono più pure come quelle scattate da un occhio esperto e rispettoso dell’identità dell’immagine storica, ma vengono falsate dagli innumerevoli filtri degli smartphone che si è soliti applicare.

Lo stile inconfondibile del fotografo, tra precisione e pittoricità, si basa sulle immagini senza figure dove la reliquia, rappresentata dalla pietra millenaria, acquisisce un valore solitario e solenne. Il colore utilizzato riesce a colmare questa distanza temporale che incunea algida nel trascorrere dei secoli. Il risultato di questo complesso approccio è quello di restituire, con altissima qualità, una memoria “sacra” in cui la solitudine degli antichi si mescola all’inarrestabile scorrere del tempo contemporaneo.