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Tra moglie e marito non mettere l’Imu

Scritto da Giuseppe Pedersoli Il . Inserito in A gamba tesa

imu

Alle scadenze non c’è mai fine, almeno per Imu e Tasi, le tasse sugli immobili. Lunedì 18 giugno è stato il termine ultimo per i balzelli comunali, ma non ancora finita. Una serie di adempimenti devono ancora essere rispettati: la comunicazione per il comodato gratuito ai parenti, per il contratto a canone concordato, per le dichiarazioni Imi nei casi previsti dalla legge.
Per le aliquote, invece, a Napoli è rimasto quasi tutto invariato. Nella maggioranza dei casi si è pagato esattamente quanto lo scorso anno. I dubbi, per i napoletani proprietari di immobili, sono tre e riguardano: i rapporti tra moglie e marito, il comodato ai parenti e il canone concordato. Com’è noto, se due coniugi posseggono un immobile ciascuno ma entrambi situati nello stesso Comune, soltanto uno di loro potrà godere dell’agevolazione Tasi, ovvero essere esentato dal pagamento se l’appartamento è adibito ad abitazione principale. Se i due immobili sono posseduti al 50 per cento da marito e moglie, la situazione si complica perché nemmeno è possibile concedere il proprio 50 per cento in comodato al partner. Come a dire: Tra moglie e marito non mettere l’Imu. Il comodato ha subito alcune “limitazioni fiscali”. Il Legislatore ha disegnato un perimetro ben preciso all’interno del quale si può godere dell’agevolazione che, nel frattempo, non è più assoluta: sconto del 50 per cento e non esenzione totale. Non basta: per poter usufruire dello sconto, il proprietario deve avere non più di un immobile a disposizione oltre a quello in cui abita e può far valere il comodato soltanto per un parente in linea retta (genitori o figli e, quindi, non il coniuge). Con enormi proteste di quel ricco genitore con undici case e dieci figli poveri. Infine, il contratto di comodato deve essere registrato e c’è da presentare la dichiarazione Imu. Da Palazzo San Giacomo sono poi arrivate novità per Imu e Tasi su immobili locati a canone concordato, per intenderci quelli per i quali i proprietari pagano la “cedolare secca”. In genere tutti gli interessati preferiscono farsi apporre sul contratto un timbro dal sindacato degli inquilini o dei proprietari, per attestare che la somma pagata per l’affitto è “congrua” e non penalizzante per l’affittuario. L’Imu, in questi casi, si paga al 75 per cento di quanto calcolato con l’aliquota del 10,6 per mille e non, come l’anno scorso, con l’aliquota dell’8 per mille. Inoltre, per questi “canoni concordati”, si deve inviare una comunicazione al Comune di Napoli per godere delle agevolazioni. In altre parole, l’errore è dietro l’angolo, col rischio che poche decine di euro non pagate per tempo si raddoppino in pochi anni, con conseguente notifica di cartella esattoriale. Sul sito istituzionale del Comune di Napoli ci sono tutte le istruzioni. Tutte, ma tante. Per una tassa che dovrebbe essere di semplicissima applicazione.