5 Luglio
L'azzurro di 'Città nuova'. Il cielo, il mare, il calcio. Il colore del cuore. Se il primo scudetto partenopeo ha unito tutte le classi, il Mondiale spagnolo colorò d'azzurro il cielo di un Paese intero, dopo il tramonto del boom e gli anni bui del terrorismo.
Diego era partito da Barcellona, esattamente due anni dopo il tris di Paolo Rossi al Brasile: il centravanti che aveva rifiutato il Napoli. O meglio, un club non ancora pronto per il tricolore, nell'anno del ritorno al Bologna di Beppe Savoldi. «Mi è dispiaciuto tanto non essere riuscito a regalare lo scudetto ai napoletani. Vinicio soffriva un po' di ''saudade'', nel senso che rimpiangeva il connazionale Sergio Clerici, forse più funzionale al suo tipo di gioco.
Negli anni seguenti furono sbagliati anche alcuni acquisti. La squadra, invece che rafforzarsi, si è indebolita», ha dichiarato ''Mister miliardo'' lo scorso anno al Guerin Sportivo. E così trentanove anni fa Pablito si trasferiva (anche per motivi di sponsor) in Umbria, nella squadra che aveva chiuso il campionato al secondo posto, senza sconfitte: una novità, nei tornei a girone unico. Quel club che significa anche la partita con il maggior numero di spettatori paganti in Italia. Erano 89.992 sugli spalti del San Paolo per Napoli-Perugia (1 a 1) del 20 ottobre '79, quando Rossi rispose ai fischi dei tifosi partenopei realizzando dal dischetto la rete del vantaggio.
Se avesse accettato Napoli, avrebbe poi giocato con Maradona? Paolo e Diego potavano indossare nella stessa stagione la maglia bianconera: «Nel 1981 andai a Buenos Aires con il segretario Giuliano. Ma Grondona non mi diede il visto, ovvero il cartellino di passaggio», ha raccontato Giampiero Boniperti in occasione del centenario della Vecchia Signora (in una collezione di vhs del quotidiano La Stampa). E c'era il Napoli del Pibe a Verona il 12 aprile '87, quando Rossi calcava il rettangolo verde per l'ultima volta.
Quando Pablito liquidava il Brasile a Barcellona, in Sardegna festeggiava il compleanno Zola, colui che erediterà dal Pibe la maglia del Napoli numero 10. L'azzurro partenopeo e quello della Nazionale: abbiamo un (altro) sogno nel cuore. Italia torna -anche tu-campione.
P.S. E il 5 luglio 1994 Gianfranco -come tutti gli italiani- ha ricevuto un bel regalo da Roberto Baggio, in un pomeriggio bostoniano... Da quel ragazzo che sette anni prima sul palcoscenico del San Paolo era risultato il miglior attore non protagonista in una domenica di maggio.