fbpx

Investire nella sicurezza sul lavoro nella Regione Campania per migliorare la qualità dell’ambiente e della vita

Scritto da Paolino Trinchese Il . Inserito in A gamba tesa

TRINCHESE PAOLINO

L’on. Di Maio recentemente ha scoperto che in Italia è in corso una guerra con un tragico bollettino che riguarda il numero degli infortuni mortali nei luoghi di lavoro (cantieri, aziende, servizi, ecc.). L’on. lo ha scoperto da Ministro del Lavoro, ma non si era accorto, da parlamentare, che questo bollettino di guerra era già una triste realtà da alcuni anni.

L’attenzione verso questa tragica realtà aveva generato le normative italiane riguardo la sicurezza sul lavoro (normative recepite in raccordo con specifiche Direttive Europee), quali il DLgs 626/94 e DLgs 81/08. Proprio quest’ultima norma, promulgata dall’ultimo governo Prodi, era stata approntata sull’onta delle sollecitazioni del Presidente della Repubblica dovute al crescente numero degli infortuni sul lavoro, già in quegli anni.

Il sistema istituzionale della prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro ha una storia lunga quanto la Riforma Sanitaria del 1980, in cui alle UUSSLL venivano trasferite le funzioni proprie dell’Ispettorato del Lavoro e di altri Entri che intervenivano sulla materia a vario titolo. Nel corso del tempo molto è stato fatto e, sicuramente, sono cambiate alcune condizioni che hanno reso possibile il miglioramento delle condizioni di lavoro. Eppure negli ultimi anni una tendenza, che sembrava orientata verso il continuo declino degli infortuni lavorativi, assume proporzioni che destano preoccupazioni, non solo ai tecnici impegnati sul campo, ma anche alle Istituzioni per la rilevanza sociale del fenomeno.

Si potrebbe semplificare adducendo considerazioni che attualmente vanno affermandosi e cioè che oggi la Security (certezza del lavoro) viene percepita quale una priorità rispetto alla Safety. Purtroppo non è del tutto così.

A giugno 2018 i morti sui luoghi di lavoro dall’inizio dell’anno risultano essere 342, di cui 27 in Campania, così distribuiti per Provincia: Napoli (8), Avellino (2), Benevento (), Caserta (7), Salerno (10).

Senza dubbio i dati della Campania non sono i peggiori inseriti nel contesto italiano, ma deve essere considerato che le percentuali riguardano esclusivamente gli infortuni denunciati e, naturalmente, i lavoratori regolari. Risulta evidente che il dato non è completo ed è direttamente proporzionale al dato occupazionale regionale.

Qualche considerazione deve essere, però, formulata sulle reali possibilità per la Regione Campania di promuovere attività di prevenzione sul territorio attraverso gli strumenti istituzionali offerti dalla normativa e che, ai sensi della legge regionale 32/94, sono rappresentate dai servizi dedicati nell’ambito delle AA.SS.LL.

Una delle preoccupazioni che si poneva in quell’epoca per i soggetti impegnati nei servizi delle AA.SS.LL., proprio in concomitanza della emanazione del DLgs 626/94, era il rischio, per loro stessi, di assumere atteggiamenti che potevano sembrare una scorciatoia verso la creazione del sistema regionale della sicurezza sul lavoro e cioè di “ridursi” a fare il funzionario, privilegiando le attività ispettive con un approccio sanzionatorio e repressivo rispetto alla implementazione di attività tese allo sviluppo di una “cultura della prevenzione” capace di orientare tutti gli attori (datori di lavoro, lavoratori, organismi ispettivi, ecc.) verso atteggiamenti positivi.

In Regione Campania per molti anni è stato proprio questo l’orientamento istituzionale: il privilegiare azioni che incentivassero l’attività repressiva e ciò, purtroppo, con i risultati che oggi sono all’attenzione degli organi di stampa. Naturalmente queste condizioni hanno generato lo snaturamento dei servizi di prevenzione con atteggiamenti che hanno deviato dai principi della Riforma Sanitaria ed oggi abbiamo Medici del Lavoro, Tecnici della Prevenzione, ecc., che non svolgono più attività, per le quali erano formati, tese allo sviluppo di quella cultura della prevenzione, ma risultano inclini verso quella “scorciatoia” di cui sopra, più semplice ma meno efficacie.

Non può bastare una contravvenzione a prevenire un danno ad un lavoratore, un incidente su macchine ed impianti, evenienze straordinarie che incidono in maniera significativa anche su ambiente e sistema sociale (leggi le continue sciagure ambientali prodotte da aziende con sversamenti illeciti, incendi ed esplosioni, ecc).

Allora è necessario che questa Regione, dopo anni di immobilismo nell’azione politica sanitaria (vedi commissariamento) e con particolare riferimento alle politiche volte alla prevenzione ed alla tutela della salute nei luoghi di lavoro, assuma decise iniziative volte a dare agli operatori impegnati nelle AA.SS.LL. stimoli ed obiettivi tesi a supportare i lavoratori e i datori di lavoro a prevenire gli infortuni sul lavoro, con campagne di controlli in settori specifici con alta incidenza di infortuni gravi o mortali nonché il finanziamento di attività promozionali quali campagne di comunicazione, attività formative su base regionale e iniziative volte ad innalzare i livelli di tutela negli ambienti di lavoro beneficiari degli interventi.

Tali azioni devono prevedere il coinvolgimento di molti soggetti, quali: Associazioni Datoriali, Associazioni dei lavoratori, Amministrazioni Locali, Associazioni di categoria, Ordini professionali, Università e INAIL.

Questa rete, inserita nell’azione di Governo Regionale, è indispensabile all'adozione di misure condivise tra Amministrazioni e parti sociali, volte a promuovere la prevenzione e la sicurezza sul lavoro attraverso la formazione e l'informazione, la qualificazione delle imprese e la semplificazione degli adempimenti burocratici. L'efficacia del sistema di prevenzione, infatti, passa inevitabilmente per una effettiva collaborazione tra lavoratori e aziende, in un contesto con competenze precisamente definite delle Amministrazioni pubbliche.

Proprio lo sviluppo della formazione, intesa quale aumento della percezione del rischio e sviluppo di atteggiamenti e comportamenti sicuri, deve essere alla base delle iniziative che devono messere poste in campo, attraverso: il controllo dei soggetti formatori, i contenuti della formazione e la verifica dell’efficacia formativa.

Infine, ritengo che una delle prossime sfide che debba essere posta all’attenzione dei soggetti che intervengono nel campo della sicurezza sui luoghi di lavoro deve essere quella di combattere la “tolleranza del rischio” da parte dei lavoratori, ma anche dei datori di lavoro, perché possa essere efficace ogni altra azione di prevenzione e sicurezza, sapendo che lavorare in sicurezza è un investimento economico e non una spesa accessoria al costo del lavoro.