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Napoli Charlatans: continua l’invasione

Scritto da Andrea Esposito Il . Inserito in Il Pallonetto

monteruscello

Sono arrivati a quota 15 canestri installati tra Napoli e Pozzuoli. Giancarlo Garraffa ci racconta in esclusiva l’emozione dell’ultima inaugurazione tenutasi domenica scorsa a Monteruscello con un grande ospite.
Due anni fa sembrava un sogno troppo ottimistico per tramutarlo in realtà, ma ora dopo tanto impegno e olio di gomito quel sogno è divenuto realtà. I Napoli Charlatans, con l’ausilio della onlus DAREFUTURO, stanno invadendo Napoli e Pozzuoli di canestri. Ma chiamarli semplicemente “canestri” è riduttivo. Domenica scorsa a Pozzuoli, più precisamente a Via Modigliani, si è tenuta l’inaugurazione del terzo playground puteolano (dopo quello di Via Napoli e quello del Rione Toiano) e a raccontarci l’evento è proprio Giancarlo Garraffa, forse la vera anima dei Charlatans con tutto il suo staff.


Gianfranco raccontaci l’evento di domenica. Com’è andata? “Domenica è stato bellissimo poter inaugurare un altro playground, siamo stati felicissimi di aver ospitato persone che hanno fatto la storia del basket come Massimo Antonelli e il presidente Maione, la Virtus Pozzuoli che quest’anno giocherà nel girone D in serie B ed il grandissimo Larry Middleton. Fortunatamente la iniziativa è stata compresa e proprio per questo ad ogni inaugurazione ci sono moltissime persone ma soprattutto molti bambini che non vedono l’ora di giocare.”
Come mai avete scelto Monteruscello per la vostra “terza tappa” puteolana? “Sapevamo già in cuor nostro che Monteruscello sarebbe stato un gol porta vuota, per usare una metafora calcistica. C’è molta tradizione lì, i ragazzi amano giocare a basket ed ora si ritrovano un campo proprio sotto casa. Come era prevedibile c’è stato un seguito e un successo immediato.”
Per il futuro cosa state preparando? “Ora ci stiamo guardando attorno. Stiamo monitorando eventuali spazi a Bagnoli e Napoli centro. Cerchiamo di dare un continuo al nostro progetto seguendo sempre la stessa logica. In questi giorni abbiamo fatto un sopralluogo alla Sanità. Stiamo valutando alcuni spazi che ci sono stati segnalati. C’è la voglia di continuare a installare altri canestri in giro per la città. Dopo averne già installati 15, cerchiamo di continuare con ancora più attenzione cercando di coprire zone ancora scoperte.”
Ci saranno novità? “Una grande novità riguarda la manutenzione degli impianti installati. Sarà completamente a nostro carico, clausola che nel contratto di donazione non c’è. A distanza di due anni dalle prime installazioni, abbiamo capito che il comune non farà nulla ed abbiamo deciso di intervenire con una manutenzione annuale che coprirà tutti i campi. Come faremo questo? Autotassandoci. Così facendo assicuriamo un futuro ai playground nati col nostro progetto. Ci auspichiamo che si sviluppo un senso di affezione nei confronti dei canestri. Noi non vogliamo che questi campi abbiano un inizio ed una fine, spero che la fine non arrivi mai. Ci stiamo impegnando per questo.”
Cos’è successo invece a Montedonzelli? “Prima di tutto ci tengo a precisare una cosa: i canestri di Montedonzelli sono gli unici sprovvisti di elettrosaldatura, quindi sono gli unici canestri “vandalizzabili” perché purtroppo la municipalità del Vomero non ha voluto accollarsi lo smaltimento delle vecchie strutture già vandalizzate. Non potendo rimuoverei vecchi canestri, noi siamo stati costretti a non istallare strutture “anti-vandalismo” ma ad installare canestri “normali”. Premesso questo, a Montedonzelli è stata vandalizzata una recinzione ed il comune, a seguito di questo accaduto, ha interdetto l’accesso all’intera area e a scopo precauzionale ha smontato gli anelli dai tabelloni dandoli in custodia al guardiano. I canestri sono integri e devono solo essere montati. Ovviamente rimontare gli anelli con l’area interdetta non ha senso perché non può giocarci nessuno. Stiamo attendendo che il comune ripari la recinsione, anche noi ci siamo proposti di farlo ma la municipalità vomero non ha voluto. Ora non ci resta che attendere e sollecitare il riparo della recinsione, appena l’area non sarà più interdetta noi rimonteremo subito gli anelli alle strutture. Ad ogni modo il campo e i tabelloni sono intatti, è questione di tempo ed il campo sarà di nuovo a disposizione dei ragazzi. Le tempistiche sono una vera zavorra, ma non lasceremo il campo a sé stesso. Restiamo vigili.”
Ormai vi conoscono tutti, come gestite questa notorietà? “La gestiamo col lavoro, noi preferiamo parlare poco e fare i fatti. Le parole le lasciamo ad altri. Le gratificazioni più grandi ce le danno i bambini e i ragazzi che popolano i campi in giro per Napoli e Pozzuoli. La cosa più bella dell’iniziativa è senz’altro l’enorme impatto sociale, frase molte volte spesa impropriamente, ma non in questo caso. Oggi abbiamo un problema sociale enorme, i bambini vivono e crescono in appartamenti, i loro amici sono amici virtuali o nelle migliori delle ipotesi sono i compagni di scuola. Il fatto di poter andare a giocare all’aria aperta con altri ragazzi, ricreando rapporti umani, ricreando una crescita diversa da quella “social”, è qui che vinciamo la nostra partita. Tutti quei bambini che vivono in quartieri difficili con questi canestri possono avere uno strumento da poter utilizzare possono fare comunione ed in certi casi sfuggire dal pericolo. Speriamo con questo progetto di mettere nelle condizioni i ragazzi di poter conoscere altre persone attraverso la pratica sportiva, questo è impatto sociale. Tutto questo in una città sprovvista di strutture fruibili gratuitamente. I genitori sono costretti a pagare per far fare sport ai figli. I nostri amministratori dovrebbero adoperarsi in questo senso, dando la possibilità ai ceti più in difficoltà di usufruire di strutture gratuitamente. Dal momento che il pubblico è in estrema difficoltà, le opportunità devono crearle i privati e le associazioni. La nostra speranza è quella di riuscire a creare delle opportunità. Così ci si sta occupando del sociale, non a chiacchiere ma con fatti tangibili. Il nostro auspicio maggiore è che il nostro progetto venga preso come modello da altri e organizzazioni al fine di creare sempre più opportunità. La cosa fondamentale deve essere l’associazionismo dei privati, i privati devono unirsi e darsi da fare per i loro quartieri. Bisogna a tutti i modi uscire dall’idea dell’aspettare il pubblico, questa idea si è dimostrata perdente. Altrimenti resteremo sempre più indietro.”