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Cavalleggeri d’Aosta non vuole i ripetitori

Scritto da Andrea Esposito Il . Inserito in Napoli IN & OUT

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Il popolare rione flegreo si è opposto fermamente all’istallazione di ripetitori telefonici sui tre piloni della vecchia funivia che collegava Fuorigrotta a Capo Posillipo. Il comitato: “Non vogliamo tornare all’età della pietra, ma vogliamo che venga rispettato il nostro diritto alla salute”.


Tra le strade del popolare e popolatissimo rione di Cavalleggeri d’Aosta a suon di cori e striscioni, lo scorso lunedì 3 settembre, un centinaio di persone hanno manifestato contro l’istallazione di tre ripetitori di segnale telefonico che la società BRT srl sta montando sui tre piloni della vecchia funivia (di proprietà dell’ente Mostra d’Oltremare) per conto della TIM. “NO AI RIPETITORI” questo è il nome del comitato nato nei mesi scorsi, come forma organizzata di protesta di un rione già abbondantemente martoriato dai veleni dell’ITALSIDER & Co. Questo polverone è iniziato lo scorso mese di febbraio, quando dopo anni di segnalazioni e richieste di messa in sicurezza di questi piloni ormai abbandonati al loro destino, si presenta una squadra di operai che inizia dei lavori di manutenzione, assicurando che si tratta di lavori di messa in sicurezza. Dopo la fine di questi lavori la gente nota che l’aspetto esteriore del pilone in questione (nei pressi del civico 110 di viale Cavalleggeri d’Aosta) è immutato. La gente inizia a farsi due domande. Da qui, prende vita il comitato che analizzando la situazione venendo a sapere di un accordo di fitto tra la Mostra d’Oltremare (ente proprietario dei tre piloni), la TIM e la BRT Srl per l’istallazione di ripetitori telefonici. Il popolo si interroga: “è normale che questi piloni vengano costruiti ad appena decine di metri da balconi e terrazzi?” oppure “questi piloni rispondono ad un’esigenza collettiva o ad una volontà privata?”.
Il comitato ha iniziato nella scorsa primavera azioni di screening sul territorio di Cavalleggeri e altre zone limitrofe scoprendo la bellezza di 18 istallazioni di ripetitori telefonici su terrazzi privati, “smontando” in un certo senso la tesi del progresso tecnologico. In una zona già stracolma di ripetitori, che senso ha piantarne altri 3 su piloni che si affacciano nei balconi delle persone? Questa domanda è supportata da studi (il più recente è quello sviluppato dalla Dottoressa Fiorella Belpoggi, direttrice dell’Area Ricerca dell’istituto Ramazzini di Bologna) che dimostrano e denunciano l’incidenza di questi ripetitori su un aumento significativo di ammalati di tumore (in questo caso specifico ci riferiamo al Tumore di Schwann che colpisce le cellule di rivestimento dei nervi) nelle zone circostanti. Sebbene si tratti di un agente cancerogeno di bassa potenza, il numero di esposti è di tantissime persone.
Esponenti del comitato raggiunti dai nostri microfoni hanno rilasciato alcune dichiarazioni: “Per la costruzione di questi piloni la legge prevede distanze di sicurezza che nel nostro caso (viale Cavalleggeri 110) non sono state rispettate. Qui non si sta parlando di portare un servizio in una zona che ne è sprovvista e quindi soddisfare un interesse pubblico della collettività con un avanzamento tecnologico dello Stato, il discorso è ben diverso perché questa è una gara tra privati. Sono in gioco gli interessi di compagnie telefoniche che fanno in modo di montare quanti più ripetitori è possibile per offrire un servizio migliore e quindi accaparrarsi più clienti che portano a profitti più alti. A Cavalleggeri non si sta facendo niente per il pubblico, ma si tratta di mera competizione.”
Il discorso poi vira su un’altra tematica non meno importante: la tutela della salute dei cittadini. “Lo Stato non dovrebbe consentire una trattativa tra privati per l’istallazione di questi ripetitori che fanno male. Gli studi che sono stati fatti affermano tutti che questi ripetitori fanno male, alcuni studi portano a conclusioni più estreme altri meno estreme, ma tutti sono d’accordo sul legame tra ripetitori e malattie potenzialmente mortali. Il bene che uno Stato deve tutelare è la salute dei propri cittadini.”
Altra tematica da non sottovalutare è quella dei controlli: l’ARPAC in questi casi che tipologia di controlli fa? Il comitato “NO AI RIPETITORI” si interroga anche su questo. “Noi non vediamo alcuna garanzia, chi ci può dire che i controlli sono stati fatti e se sono stati fatti chi può affermare che sono stati fatti bene? Esigiamo una tutela da parte dello Stato.”
Ancora il comitato: “Cavalleggeri non vuole tornare all’illuminazione con la candela, non siamo contrari all’avanzamento tecnologico però a tutto questo va anteposta la salute dei cittadini. Se lo Stato stesso è disposto al sacrificio della salute dei cittadini non ha più senso parlare di Stato. Come può tutelarci lo stato in questa circostanza? Modificando una legge che non impone quasi nessun limite all’istallazione di questi ripetitori pur sapendo che fanno male. Nella legge in questione (Legge Gasparri del 2003) secondo noi ci sono delle inesattezze abbastanza grossolane, ad esempio: sono vietati ripetitori nei pressi di scuole e ospedali per tutelare soggetti più deboli come ammalati e bambini, poi la tutela di questi soggetti finisce nel momento in cui tornano a casa dove possono trovarsi ripetitori a poche decine di metri dal balcone. Nel caso del pilone di Viale Cavalleggeri 110, in alcuni punti ci sono balconi che distano 10 metri dal punto dove andrà montato il ripetitore. Questa è una legge fatta male. Se non ci sono distanze da rispettare, gli accertamenti su cosa vengono fatti? Su che cosa verte il controllo?”
Il Comitato alla fine del corteo della settimana scorsa ha avuto un incontro con alcuni esponenti della Mostra d’Oltremare, il Presidente e l’AD Oliviero. Durante questo meeting sono stati esposte le ragioni che hanno spinto le persone a scendere per strada con megafono e striscione, ottenendo segnali di apertura al dialogo dalla controparte. Apertura che è sfociata nell’organizzazione di un tavolo a Palazzo San Giacomo con tutte le parti coinvolte il giorno seguente. Questo confronto allargato ha portato ad una momentanea interruzione dei lavori per favorire un controllo approfondito con verifiche dei parametri di sicurezza.
Quand’è che si ritiene soddisfatto il servizio pubblico e si sfocia poi in una mera gara tra interessi privati?