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Campania Segreta: Cimitile

Scritto da Luca Murolo Il . Inserito in Napoli IN & OUT

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Il territorio di Cimitile, a nord di Nola, risulta frequentato fin dal IV secolo a.C., quando vi fu costruito un edificio dedicato al culto di Ercole, adorato presso i Sanniti, ed infatti vi fu ritrovato il Cippus Abellanus, una stele calcarea con incisioni in lingua Osco-Sannita, che è il più importante documento esistente in quella lingua.

L’imperatore Augusto , donando quei terre ai veterani del suo esercito, fece una divisione che diede alla zona una prima struttura stradale. In quell’epoca vi sorse un’importante Villa rustica, quindi, tra il II e III secolo d.C., una necropoli, che dette l’attuale nome alla città che in seguito vi sorse.” Cimiterium “si trasformò nel corso dei secoli in Cimitino, e quindi in Cimitile.

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Nel III secolo fu sepolto nella necropoli San Felice, in principio un sacerdote che aveva amministrato la chiesa di Nola, poi divenuto santo e molto venerato, tanto che la sua tomba divenne presto luogo di pellegrinaggio, ricordato anche da Sant’Agostino. Dalla prima metà del IV secolo sorse un santuario, celebre in tutto l’Occidente, attorno al quale si sviluppò un villaggio. San Paolino, futuro vescovo della città, venne a stabilirsi qui, e fece lastricare la strada che conduceva a Nola, restaurare l’acquedotto che proveniva da Avella e i preesistenti edifici di culto. Costruì numerosi alloggi ed una nuova grande basilica, e numerosi ambienti monastici, per ospitare tutti coloro che volevano condividere con lui il culto di San Felice. Così ebbe i natali quello che è oggi uno dei più importanti siti archeologici dell’Alto Medioevo: le Basiliche Paleocristiane di Cimitile.

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Il complesso è attualmente al centro dell’abitato; ciò che determina il suo enorme fascino è che, in un’area di appena 9000 mq. sono concentrati ben sette edifici di culto,risalenti tutti ad epoca paleocristiana e medioevale, dedicati ai santi Felice, Stefano, Tommaso, Giovanni, Calonio, ai SS. Martiri ed alla Madonna degli Angeli. Su tutti domina la chiesa costruita dall’architetto Gaetano Barba a cavallo tra il XVIII e XIX secolo, al cui interno è conservato un pregevole Cristo ligneo del XIV secolo proveniente dalla vecchia Basilica di San Felice.

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In ogni Basilica è possibile ammirare opere magnifiche. Affreschi sono presenti un po’ dovunque, interessanti sono quelli raffiguranti i santi nella Basilica di San Tommaso, ed il Cristo in quella di San Felice o dei SS. Martiri, molti sono conservati “ a pezzi “,alternando il dipinto con il colore neutro delle parti mancanti, la qual cosa fa apprezzare ancor più l’unicità e l’ antichità dei reperti. Non siamo di fronte a dei quadri in una pinacoteca, ma stiamo osservando opere arrivate a noi dagli albori dell’era Cristiana. Particolarmente affascinante è la piccola cappella dei SS. Martiri, voluta dal vescovo Leone III , datata tra il IX ed il X secolo, adattando un preesistente mausoleo del III secolo. Alla destra dell’ingresso, costituito da due splendide colonne intarsiate vi sono affrescate cinque scene della passione di Cristo, dall’altro lato, in basso, Giona scaraventato in mare. Continuando a muoversi per gli angusti spazi si possono ammirare dipinti raffiguranti Adamo ed Eva, Sant’Eusebio e la Maddalena. Nella Basilica di San Felice, oltre a magnifici affreschi vi è il sarcofago marmoreo con il mito di Persefone, ed alla sinistra dell’entrata principale si apre una porta su delle sale contenenti oggetti ritrovati negli scavi fatti nel corso dei secoli.

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Situata in un territorio a lungo conteso tra i principi Longobardi di Benevento e Salerno, ed i duchi di Napoli, appartenne al viceregno di Napoli; è stata meta di pellegrinaggio durante l’antichità ed il Medioevo. Abbandonata dal vescovo, che si trasferì a Nola, fu poi feudo della famiglia Albertini fino all’abolizione di questo sistema ad opera di Gioacchino Murat nel 1806.

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Durante il viceregno, il cimilitese Cesare Ricciardi fu uno dei più feroci banditi dell’epoca, ma fu preso e giustiziato. Nella rivoluzione napoletana del 1799, Cimitile prese posizioni a favore della Repubblica, subendo poi,con la restaurazione, pesanti ritorsioni. Nuovamente dalla parte degli insorti nei moti di Nola negli anni venti dell’ottocento. Dopo l’unità d’Italia fu per volere della marchesa di Rende che il sito delle basiliche fu tenuto pulito e cominciarono i primi restauri che furono eseguiti poi, negli anni trenta, dal sovrintendente Gino Chierici, che iniziò gli scavi che portarono alla luce l’intero, straordinario complesso. Nel 2002 si è fatta richiesta che questo luogo spettacolare, ma ancora poco noto, venga inserito nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.

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