La ricetta governativa: un Nord che va a piene vele e un Sud che arranca tra sussidi e lavoro nero
La politica di bilancio del governo Conte-Di Maio-Salvini è stata in questi giorni definitivamente delineata e presentata all'Europa. È una politica velleitaria. Risponde agli interessi elettorali delle due componenti del governo (i grillini e i leghisti) ma non promette niente di buono per la stabilità e la crescita dell'economia italiana. Per il Mezzogiorno ci saranno sussidi per una fascia della popolazione apparentemente composta dai gruppi sociali più bisognosi ma non ci sarà alcun impulso al cambiamento, non avremo alcuno stimolo allo sviluppo dell'economia meridionale.
Il decantato reddito di cittadinanza avrà anzi l'effetto opposto: sarà un incentivo al lavoro irregolare, alla disoccupazione tanto da giustificare la distribuzione dell'intero sussidio ad una platea di nuovi poveri fittizi i quali aggiungeranno il reddito di cittadinanza al guadagno percepito come lavoratori a nero. Un'intera platea di cittadini meridionali useranno il sussidio per consumare di più, forse l'intero reddito di cittadinanza, ma non usciranno dalla loro condizione di precari, di disoccupati cronici.
Il governo in carica ha trascurato le due leve del bilancio che avrebbero potuto dare un impulso allo sviluppo dell'economia del Sud: la leva di una massiccia detassazione del lavoro, dei nuovi assunti con contratti di lavoro regolari, e la leva di un programma d'infrastrutture, d'investimenti pubblici che avrebbero tonificato le imprese locali. Per gli investimenti il Mezzogiorno dovrà confidare sui progetti e sulle spese dei Fondi europei per gli anni 2014-2020, risorse che sulla carta sono ancora disponibili ma che per la tradizionale inerzia degli enti territoriali, delle Regioni in particolare, non hanno ancora decollato, non hanno dato luogo a significative erogazioni di risorse.
Il Movimento 5 Stelle e la Lega si sono adagiati su una politica per il Sud costruita con le piccole mance distribuite a un popolo di consumatori piuttosto che con una spinta da imprimere ad un popolo di produttori.
Le nuove strutture operative che dovranno gestire il reddito di cittadinanza, i Centri per l'impiego, sono tutte da ridisegnare nel Mezzogiorno. Ci sono nuove risorse da spendere (un miliardo di euro) ma per i Centri mancano talvolta finanche i locali e gli arredi e soprattutto mancano gli impiegati dotati di opportune conoscenze.
Si dice che i veri artefici e vincitori della maratona del bilancio sono stati i leghisti di Salvini perché hanno ottenuto quanto volevano: un condono fiscale ampio e generoso per gli evasori, l'avvio di regole per concedere la pensione accorciando l'età pensionabile, il nuovo regionalismo differenziato che permetterà alle Regioni del Nord di trattenere e spendere localmente una parte maggiore delle tasse che raccolgono dai loro concittadini tagliando così i trasferimenti di risorse al Mezzogiorno.
In sostanza lo squilibrio economico tra Nord e Sud sarà accentuato a seguito della politica di bilancio del governo Conte-Di Maio-Salvini: un Nord più prospero e con maggiori impulsi allo sviluppo sarà affiancato da un Sud stagnante, sempre più straccione e irregolare.
Siccome la politica di bilancio del governo in carica sarà squilibrata a livello macroeconomico (il disavanzo sarà finanziato con nuovo debito), la posizione dell'Italia sui mercati finanziari rimarrà precaria: lo spread tra i titoli emessi dal Tesoro e gli equivalenti titoli di altri Paesi europei non si ridurrà, rimarrà stabile e forse crescerà. Perciò il costo dei mutui concessi dalle banche italiane non si abbasserà, anzi è destinato a rimanere alto se non a crescere. La nostra reputazione di Paese indebitato potrebbe dare problemi a trovare continuamente compratori dei nostri titoli di debito pubblico. Se malauguratamente le agenzie internazionali di rating declassassero i nostri titoli fino al livello di "titoli spazzatura", si innescherebbe una tempesta finanziaria con effetti traumatici (crisi dei pagamenti, mancanza di liquidità, sospensione dei bancomat).
Incrociamo le dita e auguriamoci di non pagare questo prezzo rovinoso della demagogia dei governanti in carica.