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Come si spegne il Partito Democratico nel Mezzogiorno

Scritto da Mariano D'Antonio Il . Inserito in A gamba tesa

emiliano de luca

Il Partito Democratico attraversa un brutto momento. Non ha un gruppo dirigente coeso. Non ha in prospettiva una nuova direzione. C'è un solo dirigente che si candida esplicitamente ad essere eletto segretario del PD (Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio).

Sono tuttavia ancora sulla scena, in posizioni preminenti, altri esponenti di rilievo, (Minniti, Del Rio, Gentiloni, Calenda). Matteo Renzi, che ha condotto il PD e il governo fino al disastro delle ultime elezioni politiche, non accenna a mettersi in disparte, controlla (si dice) i gruppi parlamentari, anima un solitario think tank (serbatoio di pensiero) che elabora e divulga temi politici di rilievo, organizza un evento (la Leopolda) che è l'unico convegno semipubblico di rilievo nell'autunno spento della politica italiana.

E a Napoli, nel Mezzogiorno come vive ovvero sopravvive il Partito Democratico? La mia esperienza personale limitata e insignificante quanto volete, è deludente e rinunciataria come quella di tanti iscritti e simpatizzanti i quali gettano la spugna, disertano gli incontri del Circolo PD (i pochi, privi di interesse e di autentiche discussioni) e rinviano il rinnovo della tessera.

Le due situazioni di rilievo per il PD che esistono nel Mezzogiorno, sono quella della Puglia governata da Emiliano e quella della Campania governata da De Luca. Sembra che in ambedue i casi il Partito Democratico non esista più. In Puglia, infatti, Emiliano da tempo insegue ed è poi risucchiato dal Movimento 5 Stelle. In Campania invece De Luca fa l'occhietto a Salvini, del quale imita alcuni comportamenti, ad esempio trattare gli immigrati col distacco e col rifiuto fino a collocarli in un ghetto.

Il declino del Partito democratico a Napoli data da alcuni anni, da quando agli inizi degli anni Novanta crollò il vecchio sistema dei partiti travolti dalla Tangentopoli locale. Il Partito Comunista fu commissariato ed emerse da tutto il vecchio gruppo dirigente la figura di Antonio Bassolino dapprima commissario della Federazione locale del PCI e poi candidato a sindaco di Napoli.

Si aprì con Bassolino sindaco la stagione del cosiddetto risorgimento napoletano, la speranza del buon governo e della riabilitazione della città. Un politologo, Mauro Calise, coniò in quell'occasione il termine del "partito personale" per segnare la nuova fase che si era aperta da Napoli per la politica italiana.

Molti tra noi fummo inizialmente scettici, poi accettammo la novità sperando che, dopo la crisi dei grandi partiti di massa che avevano segnato positivamente le vicende dell'Italia dalla Ricostruzione in poi, fosse venuta l'epoca dei partiti di opinione capaci di raggruppare laicamente gli elettori attorno a programmi politici realistici gestiti da leader popolari, attorniati da collaboratori competenti.

In parte fummo accontentati, in parte fummo delusi. I partiti che si facevano e si disfacevano, se erano diretti con maggiore coesione correvano però il pericolo di dare poco spazio alla democrazia interna, agli iscritti e all'opinione pubblica. C'era poi un altro inconveniente: nei nuovi partiti si costituivano clientele e gruppi di pressione che premevano per la spartizione della spesa pubblica. Infine sullo sfondo agivano e si facevano largo a partire dal Mezzogiorno bande criminali organizzate che occupavano pezzi di territorio, si dedicavano al traffico lucroso di stupefacenti, controllavano ingenti flussi di ricchezza, invadevano attività imprenditoriali, dall'edilizia al commercio, alla gestione dei rifiuti, dettavano legge, si sostituivano allo Stato.

La parabola politica di Bassolino si è conclusa col voltafaccia di qualche suo giovane allievo, con una sconfitta elettorale manipolata dagli avversari interni, con l'ingresso sulla scena regionale e napoletana di personaggi minori, privi di esperienza e con scarse capacità di comunicare, di aggregare i cittadini, di promuovere giovani competenti, autenticamente dediti alla cosa pubblica.

Ora che si sta compiendo il declino di una politica costellata di protagonisti occasionali, personaggi in cerca d'autore, a molti di noi che speriamo in un futuro migliore, di gestione accurata delle istituzioni, rispettose dei diritti della popolazione e immuni dalla febbre del leaderismo inconcludente, a noi rimane la fiducia che dovrà comunque passare la nottata, come aspettava il protagonista di Napoli milionaria.