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“Le isole di Hans Paule”, a Villa Lysis esposti i dipinti del pittore austriaco

Scritto da Felicia Trinchese Il . Inserito in Mostre

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Abbiamo sempre decantato le bellezze artistiche della città di Napoli e l’accoglienza dei suoi musei nei confronti di artisti partenopei e non. Stavolta l’attenzione cade un po’ fuori porta, precisamente sull’isola di Capri. È proprio lì che fino al prossimo 31 dicembre verrà ospitata negli spazi della fumeria cinese, cosiddetta “sala dell’oppio”, della residenza liberty Villa Lysis del conte Fersen la mostra monografica “Le isole di Hans Paule” a cura dell’associazione culturale Apeiron.

La mostra nasce grazie alla volontà di Paolo Falco, omonimo nipote del celebre violinista, proprietario di una vasta collezione di dipinti realizzati da Hans Paule nel suo periodo caprese e sardo donati a suo nonno.

Hans Paule, pittore austriaco, si trasferì sull’isola di Capri all’inizio del secolo scorso per raggiungere il suo maestro, il tedesco K. W. Diefenbach. L’isola gli offrì la possibilità di ritrovare se stesso in un luogo primordiale, una terra arcaica che gli permetteva di stare a stretto contatto con la natura. Nonostante il modus vivendi che avevano adoperato i due, primitivi e selvaggi, Paule ebbe modo di frequentare quella società gaudente e cosmopolita che riuniva a Capri nei primi anni del Novecento aristocratici e politici di tutto il mondo.

Si allontanò dall’isola solamente nel decennio in cui fu confinato in Sardegna dal Governo italiano; poi subito rientrò. Nella piccola patria ritrovata Hans Paule ebbe modo di incontrare personaggi di spicco come Alberto Moravia, Curzio Malaparte e pittori come Carlo Perindani, Ernico Prampolini, Raffaele Castello ed Otto Sohn – Rethel. Fu negli ultimi anni, gli anni ‘40, che l’artista si avvicinò al violinista Paolo Falco frequentando lo storico Hotel Reginella, hotel che fino a poco tempo dava ospitalità ai dipinti di Paule.

Il pittore austriaco, insieme con Diefenbach, viveva nella grotta dell’Arsenale, si cibava di ricci e patelle, si lavava in una pozza d’acqua piovana e beveva le gocce di acqua che scivolavano dalle stalattiti. Lo scrittore Edwin Cerio lo soprannominò “Pictor Spelaeus”, il pittore cavernicolo, tali erano i suoi modi. E i primitivi erano anche i materiali che utilizzava per realizzare le sue opere: oltre all’olio, adoperò materiali come sabbia e bitume per ottenere delle superfici realistiche al massimo.

Le opere, 13 tra xilografie e dipinti su tavola, esposte ne “Le isole di Hans Paule” rappresentano il periodo più fecondo dell’intera produzione dell’artista attraverso la xilografia: scorci di case, profili di scogli, templi, donne sarde, autoritratti e paesaggi, immagini di una realtà sospesa, tra natura e aristocrazia, di un tempo lontano, quando Capri non era ancora il ritrovo mondano del jet – set internazionale, ma piuttosto il rifugio di esuli intellettuali e fuggiaschi dello spirito.