Sotto il cielo dell'imprevisto
Benedetta la pioggia che in questi giorni è caduta in abbondanza a Napoli. Ha contribuito a migliorare la pulizia delle nostre strade facendo naturalmente molto di più di quanto sia in grado di fare l'assessore Raffaele Del Giudice, responsabile dell'igiene cittadina.
L'assessore dispone, è vero, di pochi uomini e di qualche automezzo dell'Asìa dotato di spazzole rotanti che con getti d'acqua tenta di ripulire il selciato. I risultati sono modesti: il lavaggio delle strade è ostacolato dalle auto in sosta autorizzata e abusiva che ingombrano i marciapiedi, l'automezzo del Comune pulisce poco e inquina l'aria col fracasso dei motori più di quanto ristora la pavimentazione stradale. Uno dei netturbini poi affianca la marcia dell'automezzo Asìa impugnando un tubo a getto d'aria nel tentativo di stanare i rifiuti nascosti sotto le macchine parcheggiate.
Evviva perciò la pioggia che risulta da sola più efficace dei netturbini, dell'automezzo rumoroso e dell'assessore comunale che li governa a distanza. Se il mare non bagna Napoli, come scrisse Anna Maria Ortese sessant'anni fa, almeno la città è rinfrescata dall'acqua piovana che cade in autunno.
La pioggia in parte ha un effetto benefico ma mette a nudo nelle strade il disastro dovuto all'incuria del Comune. Chiusini e caditoie che dovrebbero convogliare l'acqua piovana nelle fogne, sono in gran parte ostruiti dalle automobili in sosta e dai rifiuti che si accumulano sulle griglie dei tombini non essendo rimossi. Quando piove intensamente, l'acqua si riversa per le strade e si raccoglie in pozze che ristagnano a lato dei marciapiedi. Il manto stradale è danneggiato, i cubetti di porfido che in alcuni tratti dovrebbero facilitare il passaggio delle automobili sono divelti, si creano fossi che diventano rapidamente buche permanenti, accidentate. La pioggia insomma compromette pericolosamente la stabilità e l'uniformità delle strade di Napoli che difettano di una buona, continua manutenzione.
L'effetto dell'acqua piovana sull'igiene urbana (lava le strade in cui si hanno tracce evidenti di urina e di cacca rilasciate all'aria aperta da uomini e da animali domestici), bilancia in parte altre inadempienze del Comune. La città non dispone infatti di bagni pubblici adeguati. A questa carenza suppliscono in parte gli esercizi privati, i bar e le caffetterie quando accolgono (se l'accolgono) la richiesta dei clienti di utilizzare la toilette. L'esercente concede l'uso del bagno dopo aver scrutato attentamente il cliente: se è un adulto avvinazzato oppure sotto l'evidente effetto di droga, lo nega col pretesto che il bagno è fuori uso. A volte l'accesso alla toilette del bar è un servizio supplementare che offre il negozio che vende capi d'abbigliamento alla clientela di passaggio, spesso a un turista e ai suoi familiari.
Insomma Napoli è disastrosamente priva di bagni pubblici accessibili alla popolazione residente oppure in transito, bagni che potrebbero/dovrebbero essere gestiti e curati da addetti selezionati e pagati per questo servizio. Il viaggiatore che approda alla stazione ferroviaria di piazza Garibaldi, si aggira nei locali e trova infine al piano inferiore l'agognata toilette ma per accedere al servizio deve disporre di una moneta, di un euro, per varcare un cancello a spinta. Meno oneroso (occorrono solo 50 centesimi) e più curato è l'ingresso alla toilette annessa alla biglietteria dei pullman che partono da piazza Garibaldi con destinazione per altre città italiane.
La carenza di bagni pubblici facilmente accessibili e gratuiti è un disastro per una città come Napoli dove è cresciuta in questi anni la percentuale di popolazione residente in età avanzata. E contraddice la pretesa delle autorità locali di rendere Napoli sempre più attrattiva dei turisti, i quali quando, attraversano la città sostando per pochi minuti sul lungomare per recarsi poi in costiera amalfitana, si servono di grandi pullman dotati a bordo di servizi igienici.
Si verificano situazioni scandalose. Ad esempio a piazza Trieste e Trento attualmente il sottopassaggio, una volta adibito anche a bagni pubblici, è inaccessibile, sbarrato, inutilizzato. Non si ha poi notizia di progetti per usare altrove locali di proprietà comunale situati a piano terra da adibire a bagni pubblici. Una commissione del Comune di Napoli riunitasi nell'aprile scorso aveva proposto di emanare un bando per selezionare cooperative a cui affidare questo servizio ma la proposta non ha avuto seguito. Il ricorso ai bagni pubblici autopulenti usati dai cittadini a pagamento, attualmente è limitato in occasione dell'uso del Lungomare Caracciolo per manifestazioni gastronomiche. La Villa comunale da anni è priva dei cosiddetti vespasiani che una volta però servivano solo la popolazione maschile. Oggi i chalet accessibili dall'esterno non potrebbero consentire ai cittadini di entrare nella toilette nei giorni in cui la Villa è chiusa al pubblico quando il vento soffia forte e gli alberi malati o mal curati minacciano di rovinare a terra.
La rivoluzione partenopea proclamata dal sindaco di Napoli, se finora non ha realizzato la promessa di stampare una moneta locale, rischia comunque d'impantanarsi nei liquami che circolano per le strade della città.
pubblicato su Repubblica Napoli il 17 dicembre 2018, pagina VI