Di Maio, l'azzardo del reddito
Riuscirà il ministro Di Maio a spendere almeno un euro degli oltre 7 miliardi stanziati quest'anno per il reddito di cittadinanza? E a spendere invece tutti i quattrini disponibili distribuendoli soltanto ai cittadini italiani esclusi gli stranieri? Ci riuscirà prima delle elezioni europee previste per fine maggio? Oppure sarà costretto a rinviare la spesa di più della metà dei 7,100 miliardi disponibili correndo il rischio di non rimanere alla guida del ministero del lavoro nel caso di una crisi di governo?
Queste domande non sono oziose nè sono dettate da un pregiudizio di scarsa competenza del ministro. Sono il risultato di informazioni e di visibili indecisioni dimostrate finora da Di Maio sulla gestione del reddito di cittadinanza.
Il primo ostacolo che Di Maio dovrà superare è la sua pretesa di riservare il reddito di cittadinanza agli italiani bisognosi escludendo gli stranieri che risiedono nel nostro paese. Di Maio conosce poco la Costituzione italiana e forse ha trascurato di leggere specie l'articolo 2 della Carta dove si parla di solidarietà e diritti inviolabili dell'uomo, di tutti gli uomini. Il nostro giovane statista di Pomigliano d'Arco non è poi a conoscenza delle numerose sentenze della Corte costituzionale con le quali si sono concesse ai cittadini stranieri prestazioni sociali che le amministrazioni pubbliche intendevano riservare agli italiani.
Il ministro del lavoro prima e dopo l'approvazione della legge finanziaria che ha stanziato 7 miliardi e 100 milioni di euro da spendere quest'anno per il reddito di cittadinanza, ha dichiarato che per gestire questa somma, cioè per avviarne la distribuzione ai cittadini poveri e senza lavoro, sarebbe necessario reclutare e mettere in azione nei primi quattro mesi di quest'anno almeno 4.000 nuovi impiegati. Li ha definiti i navigator, gli ufficiali di rotta, cioè impiegati capaci di districarsi tra i profili personali di quanti aspirano a ottenere il reddito di cittadinanza e tra le imprese che sono alla ricerca di personale. I navigator che servirebbero per gestire la battaglia alla povertà, sarebbero più numerosi di un primo nucleo di 4.000 da assumere subito perchè necessari. Ammonterebbero in totale ad almeno 30.000 persone onde navigare per anni nell'intera gestione del reddito di cittadinanza.
Il ministro Di Maio ha già trovato chi dovrebbe dirigere quest'esercito d'impiegati. E' un professore dell'Università del Mississippi, Mimmo Parisi, italiano immigrato negli Stati Uniti e originario di Ostuni (Brindisi), il quale prenderebbe il posto del professore Maurizio Del Conte finora presidente dell'Anpal servizi, l'agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro. Il prossimo neopresidente dell'Anpal Mimmo Parisi vanta una buona conoscenza nella gestione di una banca dati che raccoglie e distribuisce i curricula di giovani statunitensi in cerca di lavoro. Intervistato da un giornale locale di Ostuni, Parisi ha espresso la saggia opinione che ciò che conta per un giovane anche nel caso italiano è formarsi per poter trovare un lavoro, altrimenti, ha detto Parisi, il reddito di cittadinanza è inutile.
In Italia però le ambizioni di Di Maio e le buone intenzioni del professore Parisi devono fare i conti con un vincolo istituzionale insuperabile, il vincolo delle Regioni e delle loro competenze in materia di politiche attive del lavoro. E' necessario perciò che si avvii al più presto il dialogo tra il ministero del lavoro e le Regioni. La sede di questo dialogo che non sarà facile nè rapido, è la Conferenza tra lo Stato e le Regioni, un'istituzione che esiste, è attiva, opera e da anni ottiene buoni risultati, cioè intese conclusive tra ministeri e governi regionali.
I navigator di cui parla Di Maio, in realtà sono stati già esattamente indicati nell'ultima legge finanziaria approvata il 31 dicembre scorso, al comma n.258 dell'articolo 1, dove si parla del personale che affluirà ai centri per l'impiego delle Regioni. Se ne è anche fissata la spesa in 120 milioni per il 2019, ricavati dalla somma di 7 miliardi e 100 milioni assegnata al reddito di cittadinanza per quest'anno.
Luigi Di Maio, il giovane statista di Pomigliano d'Arco, farebbe bene ad avviare il confronto con gli amministratori regionali nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni, senza attendere che il professore Parisi si renda disponibile a venire e a soggiornare in Italia dopo aver preso un lungo congedo dai suoi incarichi negli Stati Uniti, come è necessario data la mole di lavoro a tempo pieno che lo aspetta in Italia.
A loro volta i rappresentanti delle Regioni, specie i governatori delle Regioni del Mezzogiorno, avendo digerito i cenoni natalizi, si diano da fare preparandosi al confronto col ministro sulla riorganizzazione dei centri per l'impiego, sui 4.000 nuovi impiegati da assumere, sulle attrezzature informatiche di cui i centri per l'impiego hanno bisogno. Dimostrino i governatori delle Regioni meridionali di essere in grado di fare bene e presto la loro parte nella gestione del mercato del lavoro. Dimostrino i nostri governatori che essi non temono soltanto il cosiddetto regionalismo differenziato, non si schierano soltanto contro la pretesa dei leghisti, come il presidente del Veneto Zaia, i quali pretendono di trattenere nel Nord d'Italia gran parte delle tasse pagate dai loro concittadini allo Stato italiano evitando di redistribuirne una quota significativa alle Regioni del Mezzogiorno.
pubblicato su Repubblica Napoli del 7 gennaio 2019 a pagina VII
Tags: di maio