Napoli: il vuoto dei progetti cantierabili
Si è sgonfiato almeno per ora il pallone della cosiddetta autonomia differenziata. Era il pallone messo in volo dai presidenti delle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, i quali pretendono di catturare miliardi di nuovi finanziamenti per realizzare opere pubbliche sottratte ai ministeri e avanzano pure l'ipotesi di gestire rapporti di lavoro con i dipendenti degli ospedali e delle scuole.
La minaccia dell'autonomia differenziata, che avrebbe spaccato l'Italia in due territori, il Nord che progredisce e il Sud che arretra, per ora è sospesa. Sarà rinviata ad una discussione parlamentare su una legge che dovrà assegnare esattamente le materie che sarebbero trasferite dallo Stato alle tre Regioni settentrionali e i finanziamenti, cioè le somme che lo Stato incassa dai cittadini residenti in quei territori e che passerebbero sotto il potere regionale.
Intanto le Regioni del Mezzogiorno cosa fanno? Quali competenze a loro volta rivendicano? Quali progetti di spesa pubblica individuano nell'istruzione, nella sanità, nel lavoro?
La situazione per il Sud è molto imbarazzante. Sulla carta le Regioni e le grandi città del Mezzogiorno dispongono di notevoli risorse, cifre cospicue stanziate ma non ancora del tutto utilizzate. Si parla di decine di miliardi di euro, dai 40 ai 60 miliardi, del Fondo sviluppo e coesione che potrebbero essere utilizzati da oggi al 2025 e che invece finora sono stati dirottati in altre direzioni per finanziare interventi pubblici che hanno poco a che fare con lo sviluppo del Sud.
C'è pure l'argomento più circoscritto dell'utilizzo dei finanziamenti stanziati tre anni fa dal governo Renzi con i cosiddetti Patti per il Sud, che prevedevano di spendere oltre 13 miliardi di euro, di cui quasi 3 miliardi erano assegnati alla Campania e oltre 300 milioni alla Città metropolitana di Napoli. A tre anni di distanza non si conosce ancora come procede l'utilizzo, cioè la spesa, di queste risorse.
Una difficoltà comune a Napoli, alla Campania e al resto del Mezzogiorno, quando si tratta di utilizzare i finanziamenti per nuove opere pubbliche, è la mancanza di progetti rapidamente cantierabili, cioè capaci di mettere al lavoro imprese e loro dipendenti nell'arco di pochi mesi.
Gli Enti locali (Comune. Città metropolitana e Regione) non dispongono di un parco progetti che possano essere avviati all'esecuzione in pochi mesi e non hanno nel loro organico in numero sufficiente figure professionali come architetti, ingegneri, periti, da utilizzare prontamente. Tranne che nel caso dei Fondi europei non esistono scadenze e tempi per approvare i progetti necessari, per monitorarne l'esecuzione, per approvarne il rendiconto.
Sono venticinque anni, dalla fine dell'intervento straordinario, che il Mezzogiorno manca di una tecnostruttura, di un organismo incaricato di predisporre e seguire l'esecuzione di progetti d'investimento pubblico. Questa lacuna è il più grande paradosso che registriamo in Italia: il Mezzogiorno, il territorio meno sviluppato del paese, quell'area che manca ancora di edifici scolastici funzionali e attrezzati, di ospedali necessari, di litorali protetti, di strade percorribili in sicurezza, insomma il territorio del Sud, difetta di un'amministrazione pubblica che si dedichi a promuovere e a custodire un parco di progetti d'nvestimento rapidamente cantierabili.
Questo paradosso è il prezzo che paghiamo sull'altare della demagogia di chi decanta le autonomie locali. La demagogia di coloro che vantano il rito delle elezioni di sindaci, consiglieri comunali, governatori e consiglieri regionali, un rito che mette in piedi organismi capaci di spendere appena le risorse pubbliche in pochi stipendi per pochi impiegati e in molti gettoni di presenza per molti eletti.
E i progetti cantierabili? Sono questioni trascurabili, come è trascurabile la revoca dei finanziamenti inutilizzati alla scadenza.
Eppure sarebbe possibile un accordo tra gi Enti locali del Sud per costituire un organismo dedicato alla elaborazione di progetti fattibili, solo alla progettazione, mentre il potere di selezionare i progetti facilmente cantierabili e poi di spendere i finanziamenti disponibili, questo potere rimarrebbe agli organi elettivi delle comunità locali.
Quanto al pericolo che si continuerebbe nelle pratiche spartitorie delle risorse pubbliche, nei vizi e nei rivoli della corruzione, delle tangenti, degli scambi illeciti di favori, rimangono attive sempre la vigilanza e l'opera dei magistrati e delle forze dell'ordine al loro comando. Per fortuna.