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Qui, dove ci incontriamo: Piazzetta Nilo a Napoli

Scritto da Francesca Ciampa Il . Inserito in Mostre

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La città di Napoli è stata protagonista di un evento culturale singolare, di una mostra d’arte che si innesta alle performance del quotidiano.

L’evento, denominato “Qui, dove ci incontriamo” rappresenta un modo per far luce sul bisogno umano primordiale di riunirsi, di fare comunità in quanto animale sociale. La mostra conclusasi il 16 Marzo presso la Galleria Tiziana Di Caro nella storica Piazzetta Nilo è stata un grande successo.
L’evento, è stato gratuito per tutto il periodo di esposizione e si è basato proprio sull’idea di creare un progetto di scambio e condivisione. Le fautrici, nonché ideatrici del progetto stesso, sono state Tiziana Di Caro, Federica Schiavo, Chiara Zoppelli e Norma Mangione. L’evento si è articolato secondo tre diverse fasi, ognuna caratterizzata da una mostra diversa ospitata in galleria.
L’evento “Qui, dove ci incontriamo” è iniziato infatti il 15 Gennaio della città di Torino presso la Norma Mangione Gallery con la mostra dell’iraniana Shadi Harouni e dell’americano Jay Heikes. L’evento si è successivamente spostato il 23 Gennaio a Milano presso la Federica Schiavo Gallery con la personale della turca Betty Danon e dell’inglese Ruth Proctor. Infine la terza tappa, prevista a Napoli presso la Tiziana Di Caro Gallery con il siciliano Salvatore Arancio e la tedesca Stefanie Popp, si è conclusa con successo.
L’ispirazione del progetto nasce dalla raccolta di racconti di John Berger “Qui, dove ci incontriamo” che conferisce anche il nome all’evento. Si tratta infatti di seguire il fil rouge dell’imparare muovendosi e che ha come topos il tema del viaggio percorso in diverse città. Questo umano girovagare in realtà si traduce come volontà di creare legami, di generare incontri, di coltivare immaginazione e di preservare la memoria e l’identità dei luoghi.
In questo leggero emigrare da posto all’altro si incrociano culture e si influenzano le correnti artistiche, le persone e le idee che mutano da una città all’altra. Si basa sull’idea di ricreare un viaggio formativo culturale, che per molti aspetti ricorda quello dei nobili romantici del Grand Tour. Alla base c’è l’idea che solo attraverso un contatto diretto con altre culture si possa arricchire il proprio bagaglio artistico, abbattendo i freddi stereotipi dettati dalla globalizzazione.
Questa tipologia di progetto ha in sé il segno della modernità in quanto cerca di ricreare attraverso un sistema di interconnessioni artistiche legami concreti che si oppongano alla diffusione effimera virtuale. In un modo sempre più interconnesso spesso si dimenticano i valori della vera condivisione umana e culturale e questo evento rappresenta diversamente un passo in avanti verso la riappropriazione umana della nostra realtà quotidiana seminando il rispetto e la valorizzazione delle differenti culture reinterpretate dai diversi artisti.