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Si estendono le frontiere del vino: alla scoperta dell’India

Scritto da Maddalena Maria Sorbino Il . Inserito in Napoli IN & OUT

vini indiani immagine

Oggigiorno, la moda del vino sta spopolando e il nettare degli dei si fa sempre più spazio nelle case di tutti. Soprattutto in occasioni particolari, è (quasi) impossibile cucinare, senza pensare al giusto abbinamento.

Di pari passo, anche la cucina asiatica è diventata pour tout le monde e, se vale la regola secondo cui è giusto abbinare vini del territorio, allora sorge spontaneo chiedersi: com’è il mercato del vino in India? Quanto si produce, e come?


In effetti, il mercato del vino indiano si è sviluppato molto, lasciando ampio spazio sia alle importazioni che alla produzione interna.
Il consumo di vino ha raggiunto un valore sul mercato stimato intorno ai 25 milioni di Euro e cresce a un tasso del 20% annuo. La cultura del vino si è fatta spazio, però, solo nelle grandi città, tra cui spiccano: Mumbai, Delhi, Goa e Bangalore che rappresentano il 70% del consumo totale. I restanti centri cittadini vedono il “bere vino” ancora come un tabù e proprio per questo non si è mai creata una cultura tale da individuare le qualità dei terroir necessarie ad identificare accostamenti possibili tra le pietanze indiane (di non semplice struttura) e i vini.
Anche la tassazione interna eccessiva tormenta le operazioni commerciali.
Ma se non in tutte le città si beve vino, non in tutte lo si può produrre!


Il clima tropicale, la stagione monsonica e le temperature eccessivamente alte fanno sì che non tutta l’India sia predisposta alla viticoltura.
I vitigni possono essere piantati e fatti attecchire solo in alcune fasce territoriali e ad altitudini relativamente elevate, lungo le pendici di monti e colline, per beneficiare di aria più fresca e di protezione dai venti, perciò essi solitamente sono situati a un’altitudine che varia dai 200 ai 1000 metri.
Le temperature medie sono di 33° C tra marzo e agosto con inverni temperati e medie di 26° C.
Nelle vigne, a 600 metri sul livello del mare, c’è un’escursione di 15° C tra giorno e notte, temperature che aiutano la maturazione dei frutti grazie al sole e la conservazione dei profumi grazie alle notti più fresche.


Anche le scelte operate nella viticoltura indiana sono spesso obbligate: le viti sono picchettate su fusti di bambù e fatte arrampicare su pergolati per aumentare la copertura vegetale e per separare l’uva dal terreno, dove sarebbe a rischio di malattie da funghi. La copertura vegetale protegge l’uva dal sole e i rami vengono ben spaziati per aumentare l’aerazione tra le viti. Tuttavia, non sempre il clima tropicale è sintomo di negatività poiché favorisce una produzione d’uva molto abbondante che porta al raccolto anche due volte l’anno.
Per i vini bianchi, i vitigni più diffusi sono: Chardonnay e il Sauvignon Blanc e per quelli rossi il Cabernet Sauvignon, il Merlot e lo Shiraz.
Maggiormente, si realizzano vini d’annata, vini da tavola, vini frizzanti, vini da dessert e vini liquorosi.
L’India è sempre stata una destinazione turistica per i suoi palazzi e i suoi templi ma oggi, con la crescente industria del vino, l’India è una destinazione per il turismo enologico.


Sebbene il concetto di Wine tasting tours in India sia ancora ad uno stadio iniziale, se comparato con l’occidente, è un buon modo per promuovere il vino e per educare i consumatori.

Insomma, gli aromi speziati e floreali dei vini sono ideali per corredare pietanze piccanti.
Che dire? Il vino con la sua versatilità ha conquistato anche i calmi buddhisti!