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Intervista a Elena Gentile, candidata al Parlamento Europeo nella circoscrizione Italia Meridionale

Scritto da Riccardo Barone Il . Inserito in A gamba tesa

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Elena Gentile, pediatra, già Sindaco di Cerignola ed assessore al Welfare in Regione Puglia, è dal 2014 deputata europea ed è candidata, con il PD, alle elezioni del prossimo 26 maggio.

Come sono andati i primi 5 anni al Parlamento europeo? Cosa ha fatto il Parlamento europeo per i cittadini del Mezzogiorno d’Italia?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo partire dalla complessità delle istituzioni europee, sicuramente utili ma che vanno necessariamente semplificate.
In questi anni abbiamo provato a fare dei passi in avanti in tal senso, ed uno di questi è la costituzione delle macroregioni, in particolare della macroregione ionico-adriatica, che comprende tutto il Mezzogiorno e crea le condizioni per mettere in connessione i nostri territori con i Balcani ed il nord Africa, mettendo finalmente in rete le opportunità.
La macroregione è una risposta al dannoso sovranismo delle regioni e consente di mettere in sinergia una grande area, in grado di competere con le altre regioni d’Europa, che fino ad ora hanno mostrato maggiore capacità di usare gli strumenti europei.
Da questo punto di vista è pesante che il Governo italiano si muova nel verso opposto e pensi di sostenere il federalismo rafforzato colpendo definitivamente le potenzialità di crescita del Sud.
La classe dirigente del Mezzogiorno, tuttavia, deve imparare a cogliere le opportunità derivanti dai fondi erogati dall’UE, il piano Junker ha visto l’Italia al secondo posto nella capacità di attrazione delle risorse messe a disposizione ma gli investimenti sono stati fatti prevalentemente al Nord.
Ora siamo alla vigilia di una nuova programmazione europea di 150 miliardi europei che coinvolgerà anche gli istituti di credito, come cassa depositi e prestiti, e che consentirà di finanziare interventi radicalmente nuovi: Il piano “investing europe” consentirà per la prima volta di finanziare, con le risorse europee, la costruzione di scuole, ospedali e, soprattutto, di investire in un grande piano di edilizia popolare, sono fermamente convinta che dare la casa alle persone sia un importante strumento di lotta alle nuove povertà.
Da questo piano deriverà una risposta importante per il Mezzogiorno e sarà possibile colmare le lacune infrastrutturali sia per i cittadini che per le imprese, al contrario del memorandum con la Repubblica popolare cinese che non è altro che un prestito di fondi all’Italia che graverà sul nostro debito pubblico e che consentirà alla Cina di appropriarsi delle grandi infrastrutture italiane.
Serve una classe dirigente che sappia interfacciarsi con l’Europa, occorre uno sforzo dei nostri professionisti e dei nostri imprenditori per evitare che si perdano le risorse assegnate alle regioni.
Nel Mezzogiorno sono state impegnate solo il 20% delle risorse della programmazione 2014-2020, contro il 100% delle risorse impegnate dalla Polonia nello stesso periodo, questo è il peggior biglietto da visita per noi.
Dobbiamo assolutamente cambiare, uscire dalla lamentazione ed assumerci le nostre responsabilità, possiamo farcela.

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Perché ha deciso di ricandidarsi? Qual è il suo obiettivo per i prossimi 5 anni a Bruxelles/Strasburgo (forse sarebbe opportuno riunire le sedi del Parlamento!)?

Il mio obiettivo è di irrobustire la visione sociale dell’Europa, che fino a 5 anni fa non era nell’agenda delle priorità, e parlare di diritti, di pari opportunità e di accessibilità al lavoro che non è un fatto residuale per la mia idea di Europa. Questi temi interessano la stragrande maggioranza dei cittadini, voglio continuare a promuovere politiche di attenzione verso le fragilità con un’agenda dei diritti che parta dal diritto alla salute e si arricchisca con il diritto all’educazione delle bambine e dei bambini.
Non si può parlare di Europa senza prendersi carico dell’educazione dei bambini vittima delle povertà.
L’Europa deve cominciare ad interessarsi seriamente del futuro dei più piccoli, dobbiamo investirci attraverso nuove politiche europee: dall’economia circolare all’economia digitale, alla nuova economia verde, ad un’economia che riscopra il valore etico della responsabilità sociale di impresa. Tutti questi temi andranno rafforzati nel prossimo quinquennio, insieme ad una nuova attenzione per le politiche di genere e ad una attenzione allo sguardo di genere sulle politiche al fine della promozione del grande capitale umano e di passione di cui le donne sono portatrici.
Marginalizzare le donne nelle istituzioni, nelle università e nelle imprese significa una perdita economica: dove lavorano più donne cresce il PIL, dove le donne hanno pari opportunità funziona meglio tutto, in Europa serve arrivare al vero equilibrio di genere.
Lo sforzo fatto per l’approvazione della direttiva “work-life balance” va in questa direzione ed è finalizzato all’obiettivo di dare alle donne il tempo per conciliare l’impegno nel lavoro con la cura della famiglia. Serve valorizzare strumenti come il lavoro da casa, lo smart working, infatti, riduce l’impatto ambientale e rientra in una maggiore sostenibilità ambientale e consente di gestire al meglio alcune fasi della vita, come l’allattamento, consentendo anche ai neonati di ricevere l’alimentazione migliore.

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Il 4 marzo dell’anno scorso il PD, in occasione delle ultime elezioni politiche, governava tutte e 6 le regioni del Suo collegio elettorale eppure non è arrivato neanche al 15% in queste aree, che cosa successe e come si può recuperare rispetto all’anno scorso? Come si può ricreare il rapporto tra il PD ed il Mezzogiorno d’Italia?

Il PD deve riconquistare la forza per riconnettersi sentimentalmente con il suo popolo, anche rivedendo i propri strumenti di partecipazione e comunicazione: ci eravamo convinti che si potesse fare politica solo nei salotti televisivi. Là si può fare solo comunicazione sbrigativa nella quale, noi, non siamo bravi, non riusciamo a parlare per slogan, non riusciamo a lanciare parole chiave, noi abbiamo bisogno di convincere le persone della nostra visione con il ragionamento, e questo non si può fare divisi da uno schermo.
Il ragionamento si può coltivare solo se si va sui territori e nelle periferie del capitale umano, bloccando i messaggi di odio e di diffidenza e la terribile guerra tra gli ultimi ed i penultimi.
Noi dobbiamo tornare ad essere protagonisti sui territori, non lo abbiamo fatto in questi anni e, al di là delle singole responsabilità di chi ha guidato il partito in questi anni, serve riorganizzare le nostre articolazioni territoriali.
Non bastano più i social, i media e la comunicazione formale, servono luoghi in cui le persone si confrontino e recuperino il gusto della militanza.

In bocca al lupo Onorevole!

Viva il lupo!

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