Baku. A cavallo tra Parigi e Istanbul
Città elegante, dove sontuosi palazzi in pietra, dalle facciate tardo-impero con tocchi sporadici di elementi architettonici orientali, si mischiano con futuristici grattacieli. Il tutto condito da un centro storico, circondato da mura, vero gioiellino di arte medievale. L’Azerbaigian, di cui Baku è capitale, ha voglia di Europa, e pur trovandosi circa 2000 chilometri più ad est di Istanbul, sempre definita la porta d’Oriente, è più occidentale della metropoli turca.
Molte archi-star hanno partecipato, per volere del presidente, alla costruzione della nuova faccia del paese, come, tra gli altri, Zaha Hadid, con il Centro Culturale Heydar Aliyev, che si incontra immediatamente, come biglietto di presentazione, venendo dall’aeroporto, appena prima di entrare in città. Le futuristiche Flame Towers, con la loro silhouette a forma di fiamma, che come vedremo in seguito qui ha una valenza particolare, si stagliano alle spalle della parte antica, costellata da torri e minareti. L’effetto è emozionante e coinvolgente, e fa venire subito voglia di addentrarsi tra gli scintillanti viali ed i coloratissimi vicoli, nel cuore della città.
E Baku non delude, seppure l’ora sia tarda, troviamo una miriade di localini dove bere un buon bicchiere di vino locale o una birra ed ascoltare buona musica. Sebbene la religione ufficiale sia l’Islam, incontriamo meno donne velate di quanto se ne vedano oggigiorno nelle nostre città, e cosa molto più piacevole, l’alcool non è un tabù. Dal vino genuino, speziato al cardamomo, all’ottimo Merlot locale, dall’onesta birra turca a qualsiasi cocktail possiate desiderare, è tutto disponibile nella piacevole notte azera. Molti sono i jazz-club, ed altrettanti i locali dove si può ascoltare musica dal vivo, sia “Mugham”, etnica locale, che pop. Il cibo è ottimo, vario e speziato; solo il pesce è una delusione, perché pare, che il mar Caspio ne sia un po’ avaro, più per qualità che per quantità. Delusione per chi si aspetta lo storione, abbondante in questo mare, che rende le sue uova, il caviale, sia russo che iraniano, il più pregiato al mondo. È invece generoso in petrolio, come la terra, e in gas, che fanno la ricchezza del paese, sin dall’inizio del secolo scorso. Il boom del petrolio, agli albori del ‘900 ne cambiarono la faccia, trasformandolo da paese esclusivamente rurale, chiamata Albania Orientale, al luogo che mi ha così tanto ben impressionato da volerne scrivere e consigliare a tutti di visitarla. I palazzi monumentali sono di quell’epoca, quelli contemporanei, impressionanti egualmente per il loro futurismo, dell’epoca post-sovietica, pagati ovviamente, con lo stesso denaro.
L’Azerbaigian, teoricamente è ancora in guerra con l’Armenia, che ne ha occupato alcuni territori, quando cadde l’Unione Sovietica, in uno scontro camuffato da dissidio religioso, in realtà, come sempre, lo scopo era ben altro; lo sbocco sul Caspio ed il controllo dei ricchi giacimenti di petrolio e di gas. Questi problemi non si avvertono, si nota invece, una città pulita, allegra e moderna, ricca e vogliosa di occidente, desiderio che si avverte chiaramente. Dal Gran Premio di Formula 1, che si corre, come a Montecarlo a cui spesso viene paragonata, per le strade cittadine, la finale di Europa League di calcio, qui assegnata, e ricordiamo che il Paese vuole appartenere all’Europa in tutti i sensi, pur essendo geograficamente ben oltre gli Urali ed il Medio Oriente. Sportivamente già ne fa parte, organizzando eventi a livello continentale, ed i suoi atleti gareggiano nelle competizioni europee a pieno titolo.
La città presenta molti luoghi di interesse, dai numerosi musei, imperdibile quello dei tappeti, alle molteplici gallerie d’arte, molte delle quali private, e situate nel centro antico, patrimonio dell’UNESCO, e posto interessantissimo da visitare, dove alloggiare e, spesso e volentieri, passare una gradevole serata. Piccolo come quello di una città media italiana, o come una medina del Marocco, a me ricorda in particolar modo quella di Tangeri, perché tutta in discesa. All’estremità sud-orientale c’è la storica Torre della Vergine, che deve il nome alla sua inespugnabilità, e non alla virtù di qualche fanciulla, e attraverso una miriade di pittoresche, pulitissime stradine si arriva fino in alto, al Palazzo degli Shirvanshah, dinastia di origine persiana, Shirvan era il nome del Paese in quella lingua. Vari antichi caravanserragli sono stati trasformati in ristoranti, ed a mio parere, sono magnifici da visitare, ma ingiustificatamente cari per mangiarvi. L’illuminazione stradale è degna di un salotto.
I dintorni di Baku sono altrettanto interessanti, siti paleolitici, mini vulcani, senza l’odore dello zolfo come alla Solfatara, ma altrettanto interessanti, e la penisola di Abseron, punteggiata da pozzi petroliferi, in disuso e funzionanti, pura archeologia industriale, tale da avere un suo fascino. Qui c’è il tempio degli adoratori del fuoco, antica religione del luogo, derivante dai culti legati a Zoroastro, vagamente assimilabile al culto Sikh dell’India.
E poi, scusate, solo un’ultima cosa: Baku è gemellata a Napoli.