fbpx

LA VICENDA WHIRLPOOL

Scritto da Nestore Cerani Il . Inserito in A gamba tesa

whirpool

La lotta sull’avvenire dello stabilimento Whirlpool di Napoli è chiaramente una battaglia di retroguardia che ha lo scopo di mitigare le conseguenze di una sconfitta.

L’obiettivo sostanziale del sindacato è, legittimamente, il mantenimento degli attuali livelli occupazionali e salariali.

La questione è: può un’azienda in difficoltà sul mercato perché il suo prodotto è superato tecnologicamente ed opera in perdita garantire queste condizioni? Ovviamente no.

Allora la questione fondamentale diventa: I sindacati debbono difendere un prodotto obsoleto che ha prodotto la crisi aziendale o assicurarsi tramite un cambio nella linea produttiva che l’azienda torni con successo sul mercato? La risposta è ovvia.

Non è la lavatrice la bandiera da difendere ma l’occupazione.

La società ha fatto sapere che vuole cedere il ramo d’azienda ad un’altra società che riconvertirebbe lo stabilimento per produrre un prodotto nuovo. La società in questione si chiama PRS sa -Passive refrigeration solutions sa – con sede in Svizzera.

PRS è anche la sigla di un nuovo sistema di refrigerazione dei container. Un container attrezzato col sistema PRS viene tenuto refrigerato, senza collegamenti a fonti di energia perché usa per la refrigerazione il freddo contenuto nella merce che viene caricata già a bassa temperatura. Con questo rivoluzionario sistema un container resta refrigerato a +2°/+4° per 23giorni con un basso consumo di energia e con una emissione di CO2 35 volte inferiore a quella dei sistemi tradizionali. Questo tipo di container consente di fare fronte al vertiginoso aumento del traffico di alimenti freschi. Con essi, ad esempio, potremmo esportare la nostra uva o la nostra mozzarella in tutta Europa e perfino sulla costa atlantica degli USA. Un prodotto quindi che ha un successo di mercato garantito. Perché il sindacato si oppone?

E il governo pure? Perché ci si sofferma su una questione di etichetta: Whirlpool non ci ha avvisato delle sue intenzioni e non si va alla sostanza del problema chiedendo a PRS SA di esibire le sue credenziali e di fornire tutte le garanzie, bancarie e tecniche che dovrebbero farne un soggetto affidabile.?

La questione riguarda anche la libertà d’impresa perché, fermi restando gli obblighi sociali che la Costituzione impone all’iniziativa privata, un’azienda dovrebbe essere libera di mutare la sua produzione o disporre dei suoi impianti.

La priorità è l’occupazione ed il salario e, nel caso specifico, anche la sopravvivenza del sistema industriale napoletano. Questo è il discorso da fare, con onestà ai lavoratori. Le occupazioni di strade e ferrovie, il presidio ai cancelli sono solo atti di disperazione che molto raramente hanno risolto i problemi. La vicenda di Bagnoli dovrebbe avere insegnato qualcosa a FIOM /FILM/ UILM.

Il destino dei lavoratori e delle loro famiglie è questione troppo importante per essere legata a questioni di galateo istituzionale.

Non possiamo continuare a sostenere aziende in difficoltà perché fuori mercato con i soldi pubblici che sottraiamo magari alla costruzione di asili nido o all’aiuto ai vecchi non autosufficienti. Le risorse del Paese sono date. Se le uso per uno scopo le sottraggo ad uno scopo diverso e, probabilmente, più socialmente sensibile.

Faremmo del male al Paese, al nostro sistema produttivo ed in ultima analisi ai lavoratori.

Il paese è progredito e diventato più ricco quando le aziende producevano profitto. Certo sfidare il mercato è difficile, duro ma è l’unica strada che può garantire l’aumento del PIL e il miglioramento delle condizioni di vita dei ceti popolari.

È con il coraggio del rischio che il capitalismo modernizzò il mondo. Chi vive di rendita, anche se è un’azienda, è un parassita destinato a sparire.