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La nonna Luisa: storia di una grande benefattrice di Lourdes

Scritto da Francesca Ciampa Il . Inserito in Succede a Napoli

luigia amuro lourdes

Questa è la storia di una partenopea dalla fede profonda, che fece dell’amore verso il prossimo e della generosità per i più bisognosi il monito della sua intera vita. Nella civiltà moderna, schiacciati dalle esigenze evolutive temporali e dalle pressioni degli stereotipi economici, la storia di Luisa sembra quasi riecheggiare come una parabola alla quale ispirarsi.


Luigia Amuro nacque a Sorrento il 27 Ottobre 1927, da Beatrice Gargiulo e dal grossista di legname Teobaldo Amuro. Primogenita di cinque figli, fin da subito si trovò ad affrontare il dolore per la morte prematura dell’amatissima sorella Rosaria. Luigia, per gli amici Luisa, cresce affrontando le difficoltà delle Grandi Guerre Mondiali che temprarono fortemente il suo spirito durante la gioventù. Gli anni passano veloci e, alla fine di uno dei periodi storici più bui della storia dell’umanità, lei riuscirà a ritrovare la felicità sposandosi col marittimo Antonino Gargiulo. Da questo matrimonio nacquero i suoi quattro figli: Carmela, Luigi, Beatrice e Francesco Saverio che la sosteranno per tutta la vita a partire dalla prematura morte del marito nel 1974.

Una donna dall’aspetto gracile, una fragilità fisica controbilanciata da una tenacia profonda e inesauribile. Ciò che ci colpisce di questa donna non furono le difficoltà, le perdite e le patologie che l’accompagnarono durante la sua esistenza ma la sua capacità di rialzarsi ad ogni ostacolo non cedendo mai al cinismo e contraddistinguendosi per il suo animo magnanimo e altruista. La costante della sua vita fu proprio la fede che la spinse per circa quarant’anni, poco meno della metà della sua intera esistenza, a recarsi in pellegrinaggio al santuario di Nostra Signora di Lourdes. In questo luogo di fede cattolica, milioni di visitatori si recano abitualmente presso la grotta di Massabielle dove nel 1858 la Vergine Maria apparve a una fanciulla locale.

Ogni anno, durante la prima settimana di Ottobre, Luisa era solita recarsi assieme all’opera diocesana di Sorrento-Castellammare in pellegrinaggio per pregare, bere o bagnarsi nella sorgente d'acqua che sgorga dalla grotta. Nonostante gli innumerevoli problemi fisici legati all’invecchiamento e l’infarto avvenuto nel 2007, non smise mai di mantenere fede a questo appuntamento spirituale con la Madonna di Lourdes.

La ragione di questo legame indissolubile va ricercata in un voto che Luisa fece alla Madonna, secondo cui avrebbe tentato di alleviare le pene dei malati e dei fedeli fino alla sua morte. Fu così che pensò di realizzare un contributo concreto per coloro che, come lei, sfidavano le intemperie metereologiche pregando intere giornate ai piedi della grotta. Luisa decise di impegnarsi nella realizzazione di coperte di lana lavorate a maglia. Cuciva piccoli quadroni colorati che, assemblati tra loro per formare calde coperte, donava non solo ai pellegrini ma anche agli ammalati dell’ospedale francese “Accueil Marie Saint-Frai Lourdes”. Nel 2018 arrivò a realizzare da sola ben 96 coperte per i malati, diventando così un’icona di misericordia e carità locale.

Gli ammalati e gli ospedalieri aspettavano quella signora gentile dai capelli color delle nuvole entrare nelle loro stanze con quelle grandi valigie pesanti. Il suo sorriso luminoso, che instancabilmente regalava a coloro che le chiedessero aiuto, rappresentava per molti un faro nella notte, una luce di speranza.

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Il primo febbraio del 2019 Luisa si è spenta serenamente nel sonno non riuscendo a terminare la sua missione e realizzando per quest’anno solo 20 coperte. La figlia Carmela ha raccolto l’eredità spirituale di Luisa, cercando di realizzare parte delle coperte mancanti e recandosi, assieme alla sorella Beatrice, in pellegrinaggio a Lourdes per onorare la memoria della madre e aiutare coloro che l’aspettavano.

A prescindere dal professare o meno una fede, la storia di Luisa ci insegna che la forza è donna, l’amare è madre, la dolcezza è nonna. Non bisogna mai abbandonarsi al cinismo e all’indifferenza ma tutti dovremmo dedicarci, secondo le nostre possibilità, al bene praticando piccoli gesti di gentilezza ed educando il nostro animo all’altruismo.