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Congresso PD Napoli: unità e rinnovamento

Scritto da Angela Pascale e Riccardo Barone Il . Inserito in A gamba tesa

pd napoli

Caro lettore, grazie per aver continuato a leggere, in questi tempi tanto duri parlare del PD Napoli interessa veramente a pochi! Ogni volta che si è fatto un congresso del PD abbiamo provato a dire la nostra e creduto in un candidato o in un altro, lo faremo anche in questa occasione, tuttavia oggi è chiaro che il congresso del PD a Napoli appaia (e forse lo è) solo come una vicenda interna e priva di appeal. Proprio per questo motivo dovrà essere un congresso radicalmente diverso.


È di questi giorni la (non) notizia della sconfitta in Umbria ed è solo la prima (e)lezione che, in un contesto difficilissimo, il PD dovrà affrontare cercando contemporaneamente di arginare la destra e di essere una salda forza di governo a Roma, malgrado il continuo strattonare di Di Maio e Renzi.

Bastano queste sfide per far tremare i polsi a chiunque, ma è in questo contesto che servirà, a nostro avviso, ragionare in modo nuovo: dovremo imparare a guardare lontano e smetterla di affannarci nella diatriba quotidiana. Magari cercando di capire come ha fatto un ex ministro dell’interno a portare il proprio partito dal 3% al 36%.

Ovviamente non pensiamo che il PD di Napoli debba fare il congresso insultando i migranti, ma riteniamo che Lega rappresenti un caso di studio da analizzare senza pregiudizi. Dove poggia il successo della Lega? Un leader carismatico, un programma chiaro e un’organizzazione territoriale che (al nord) raccoglie i migliori amministratori locali.

Insomma, il successo della Lega, e forse di ogni partito è riassumibile in tre, forse quattro, punti:

1. Leader;
2. Programma;
3. Organizzazione (intendiamo la forma partito);
4. Classe dirigente.

Questi punti sono legati tra loro, solo un’organizzazione strutturata può produrre una buona classe dirigente che sappia governare o abbia le qualità per farlo, far emergere leader e proporre un programma valido. Ed è questo che il PD deve fare, riconquistare una forma, senza tuttavia annegare nel passato.

Possiamo dire che questa è una strada condivisibile?

Il congresso deve essere l’occasione per riorganizzarsi, far emergere un leader, magari che abbia fatto un po’ di strada nel Partito, deve essere l’occasione per mettere in campo un’idea di città e deve servire a raccontare ed a valorizzare i nostri risultati nell’amministrazione dei territori.
Per fare questo non possiamo più permetterci uno scontro tra tifoserie ma servirà la capacità di mettere l’interesse comune davanti all’interesse di parte: servirà unità e servirà fare in fretta.

Il nostro auspicio è che divenga chiaro a tutti che il PD può continuare ad essere la principale alternativa (nonché argine) alla Lega e alle peggiori destre solo se tornerà ad essere credibile e, per fare questo, dovrà cambiare nei modi e nei volti. Dovrà rendersi utile.

Non possiamo assistere all’eterno ritorno degli stessi protagonisti del passato, perché chiunque, perfino un bambino, la identificherebbe come una proposta debole, di un soggetto accartocciato su se stesso e senza prospettive.

E dunque possiamo chiedere ad Antonio Bassolino di criticare la crisi dei rifiuti che sta rivivendo Napoli? Oppure possiamo chiedere ad Andrea Cozzolino di gestire le prossime primarie? Probabilmente no! Possiamo far tesoro del passato, ma dobbiamo andare avanti.

Con forza, con decisione, in fretta.

Più auspicabile, quindi, sarebbe un partito in grado di decidere a cosa servono i circoli e come riprendere un dialogo con la città e le sue persone. Per fare questo servirà un PD che ripensi sé stesso ed il proprio rapporto con gli eletti, servirà trasformare la casa dei democratici in un partito utile e protagonista del dibattito.

Purtroppo, pur non avendo a disposizione 49 milioni di euro da spendere per riorganizzarsi, sarà necessario capire come fare della prossima segreteria del PD non il parcheggio per le seconde (o terze) linee delle correnti (con la conseguente difficoltà ad ospitare tutti), ma un gruppo dirigente in grado di supportare le iniziative politiche degli eletti e di idearne di ulteriori.

La sfida del congresso speriamo davvero che non diventi una sfida nel PD ma la sfida del PD alla peggiore destra.

In bocca al lupo!