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Craxi vent'anni dopo: statista o malfattore?

Scritto da Giovanni Oliviero Il . Inserito in A gamba tesa

craxi

Il prossimo 19 gennaio saranno vent'anni dalla scomparsa di Bettino Craxi, morto quasi da esule ad Hammamet, in Tunisia. Negli ultimi giorni la sua figura è tornata prepotentemente sulla scena pubblica in vista dell'uscita del film di Gianni Amelio "Hammamet", che ripercorrerà gli ultimi mesi di vita del leader socialista.


Oltre questa parentesi cinematografica, forse anche tardiva, la figura di Craxi negli anni è stata sempre associata ad una figura sinistra simbolo di corruzione e malaffare.

Basterebbe mettere da parte queste valutazioni generalizzate e pregiudizievoli per capire che in realtà Craxi fu uno dei precursori della sinistra moderna. Fu il primo, durante il dilagare del liberismo dopo le vittorie di Reagan e Thatcher, a cercare di trovare uno spazio per la sinistra senza opporsi al liberismo. Nel pratico immaginò una sinistra che riuscisse a conciliare il mercatismo e lo stato sociale, anticipando Blair e Clinton.

Questo fu possibile perchè Craxi, da segretario del PSI prima e da premier poi, operò negli anni precedenti alla caduta del comunismo ma si comportò come se fosse già avvenuta. Il segretario del PSI venne definito "un brigante della politica", qualifica che non gli dispiaceva visto che negli articoli su "Avanti!" si firmava Ghino di Tacco, un bandito gentiluomo senese raccontato magnificamente da Boccaccio nel Decameron.

Craxi fu un vero irregolare, un anticipatore, l'archetipo della sinistra degli anni Duemila e di tutte le teorie (ammesse che lo siano) sulla necessità dei quarantenni in politica, sull'innovazione e via dicendo. La cosa certa, testimoniata anche da D'Ambrosio, pm del pool di Mani pulite, è che Craxi amava la politica e la sua autonomia. Non gli interessava l'arrichimento, gli interessava il potere politico. Fu certamente colpevole di finanziamento illecito del suo partito, lo ha sempre ammesso.

Respinse sempre l'accusa di corruzione personale, d'altronde se fosse stato personalmente corrotto sarebbero stati trovati i proventi ma questi non sono mai stati trovati. Questo suo amare visceralmente la politica e la sua autonomia furono le cause della caduta del leader socialista. E forse con la sua scomparsa e con l'operazione del pool milanese è venuta meno quella autonomia della politica necessaria affinchè questa non venga governata da altri poteri e che i leader politici non siano solo funzionari di questi.

Craxi era convinto che ci fu un complotto nei suoi confronti, forse guidato -a suo dire- dagli americani, furiosi ancora dell'episodio di Sigonella. In realtà probabilmente molte realtà diverse, distintantamente e in modo indipendente pensarono che Tangentopoli fosse la grande occasione per liquidare l'autonomia della politica e videro in Craxi il simbolo da demolire. Alla fine, Craxi, condannato, scappò in Tunisia, ad Hammamet dove morì per un tumore al rene, abbandonato da tutti.

Negli anni, particolarmente il Presidente emerito Giorgio Napolitano, si è cercato di rivalutare e riabilitare la figura di Craxi ma ha sempre prevalso la visione sinistra dell'opinione pubblica. È necessario che si apra nuovamente un dibattito, libero e schietto, su uno dei leader più eminenti della nostra storia repubblicana.