GUERRA A 3 IN LIBIA: HAFTAR, AL-SARRAJ e AL-THANI. L’ITALIA ATTENDE
Domenica 19 gennaio vertice internazionale a Berlino per il dossier libico.
280 sono i chilometri che separano Italia e Libia. Lampedusa è vicinissima.
Tutto ciò che succede in Libia ha conseguenze anche per l’Italia. Con la cruenta morte di Mu’ammar Geddafi, il 20 ottobre 2011, si chiude un periodo di stabilità. Inizia una guerra che va avanti da oltre un decennio. La Libia vive nel bel mezzo di una guerra civile che vede numerose fazioni in lotta: circa 140 tribù e ben 230 milizie armate. Le potenze occidentali non sono state in grado di prevedere le conseguenze disastrose dell’intervento armato e non sono riuscite ad evitare le lotte intestine che ne sono derivate: combattimenti e scontri tra tribù e fazioni rivali, che dilaniano la Libia e mettono a repentaglio gli equilibri politici internazionali.
EXCURSUS STORICO: 1911-2011
Nel 1911 l’Italia di Giolitti decide di ottenere il controllo della Tripolitania e della Cirenaica. L’impresa riesce. Nascono i "cittadini italiani libici"; I "Musulmani Italiani della Quarta Sponda d'Italia"; oltre che la divisione del territorio libico in quattro province: la provincia di Tripoli; la provincia di Bengasi; la provincia di Derna e la provincia di Misurata. Con la fine della Seconda Guerra Mondiale Francia e Regno Unito si spartiscono la Libia, creando varie strategiche basi militari. Nel 1951 la Libia dichiara l’indipendenza e si istituisce il Regno Unito di Libia, che era una monarchia ereditaria sotto l’egida di re Idris al-Sanusi. Nel 1969 re Idris viene deposto. Il colpo di stato diede vita alla Repubblica araba di Libia. Mu’ammar Gheddafi ha amministrato la Libia fino al 2011. Gli anni del governo dittatoriale di Gheddafi sono stati anni di crescita economica e infrastrutturale. Sono stati anni di repressione intellettuale e di qualsiasi altra espressione culturale. In politica estera la Libia di Gheddafi si è meritata l’appellativo di “Stato Canaglia”, in quanto apertamente sostenitrice di alcuni gruppi terroristici. Gheddafi mantenne ottime relazioni internazionali, che non riuscirono ad evitargli la morte in seguito all’attacco Nato in Libia. La guerra del 2011, unita all’uccisione di Gheddafi, ossia l’unico collante del debole equilibrio raggiuntosi difficilmente in quei decenni, ha condotto la Libia verso una guerra civile dagli esiti e sviluppi imprevedibili.
OGGI
Attualmente in Libia ci sono tre governi: uno con sede a Tripoli, guidato da Fāyez Muṣṭafā al-Sarrāj riconosciuto dalla comunità internazionale e l’altro con sede a Bengasi, guidato dal generale Khalīfa Belqāsim Ḥaftar, il cosidetto “Uomo forte di Bengasi”, personaggio scomodo e assai vicino all’ex leader Gheddafi.
Il governo di Tripoli è sostenuto da gran parte dell'esercito regolare e da varie milizie provenienti da Misurata e Tripoli. Nelle ultime settimane al-Sarraj può contare anche sull’appoggio militare di Recep Tayyip Erdoğan, e quindi della Turchia; oltre che sul sostegno economico del Quatar e della Russia che però sostiene anche il governo di Bengasi.
Il governo di Haftar ha dalla sua parte un potente esercito formato da milizie della cirenaica agli ordini del generale. Bengasi ha come alleati l’Egitto, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Sauditi. Anche la Russia e la Francia sotterraneamente appoggiano Bengasi.
L'Italia sta cercando di ascoltare sia le ragioni di Haftar sia quelle del governo di al-Sarraj in modo da riappacificare le parti in guerra sul territorio libico e quindi tutelare gli interessi economici italiani.
A Tripoli e Bengasi si contrappone il governo provvisorio libico di Tobruk, che vede al vertice Abdullah al-Thani.
A ciò si aggiunga che in Libia è forte la presenza dei Fratelli Mussulmani, fondamentalisti islamici, sostenitori di al-Sarrāj e nemici di Haftar. Alleanze e inimicizie che mal si conciliano con le posizioni degli alleati stranieri che domenica, 19 gennaio, si incontreranno a Berlino.