American Ghotic, dipinto contro la camorra
Qualcuno più di altri dedica la propria vita a un momento preciso, a quell'attimo sospeso nel tempo, che risulterà essere il destino a cui è impossibile sottrarsi.
Filippo ha la barba, quasi sempre veste colori scuri, i suoi occhi hanno un taglio orientale.
Gli angoli della bocca disegnano sempre un sorriso, anche se poi non ride mai.
Il suo è un sorriso amaro di chi conosce anfratti bui di ingiustizia e di consapevolezza.
Filippo è alto, un uomo molto alto e molto magro. La sua magrezza mi ricorda un dipinto, American Ghotic, una tela a olio del 1930, dell'artista americano Grant Wood.
Il quadro rappresenta un agricoltore che regge in mano un forcone con accanto sua figlia e dietro gli fa da sfondo una casa di legno in stile rurale "Carpenter Gothic".
È una delle immagini più familiari dell'arte statunitense nel XX secolo, una immagine riconosciuta nella società americana.
Grant Wood, con la sua opera voleva raffigurare i ruoli convenzionali dell'uomo e della donna nel Midwest, mentre il forcone che l'anziano regge rappresenta la fatica del lavoro manuale.
Filippo è American Gothic.
Il suo forcone é la fatica che mette ogni giorno per ricordare a sé stesso e a quelli che lo circondano che la vita va vissuta nonostante tutto.
Nonostante la scorta. Nonostante i processi. Nonostante i pericoli.
Perché Filippo prima ancora di essere un imprenditore che si è ribellato alle mafie è un marito, un padre ed un nonno che rivendica il suo posto nel mondo. Il suo posto nel mondo, geograficamente parlando è la Campania, Napoli e più precisamente Ercolano.
Ercolano, la città fondata e dimenticata dagli dei, gli stessi Dei che tracciano le bellezze e le tragedie di un luogo magico che alla fine ha saputo pure ribellarsi alla camorra grazie alle denunce di imprenditori e commercianti.
Filippo Nocerino è l'emblema di una stagione fatta di ribellione, lotta e riscatto.
Una comunità che ha saputo soffrire per ripartire non può non iniziare da queste storie, racconti veri di uomini e donne che hanno rinunciato ad un pezzo della propria serenità per la serenità degli altri.
Filippo Nocerino non è un eroe dell'antimafia. Non gira tra convegni e interviste e come lo definì Crimaldi in un suo articolo é un eroe piccolo piccolo che nel silenzio denunciò fatti senza ritrattare nulla di quanto aveva già detto.
Ora riavvolgiamo il nastro e facciamo finta per un momento che la storia di Filippo non sia mai esistita.
Facciamo finta che l'area della costa Vesuvio fino a Castellammare sia un'isola felice, un territorio estraneo a certe dinamiche ed estraneo ai sistemi criminali, che non ha bisogno di sforzi della società civile che denuncia e combatte. Facciamo finta che mai lo stato deponga le armi o peggio si organizzi con la controparte creando un vero e proprio sistema parallelo.
Quindi se diamo per buone le ultime cose che abbiamo detto, la domanda è se i sistemi criminali, quelli dei clan e delle piazze di spaccio o del pizzo sono la causa o l'effetto di città che non funzionano, di spazi mai veramente governati e lasciati allo spontaneismo. Autogestioni dove lo stato non entra perché lo stato non c'è.
Faccio un esempio pratico che ci consegna la misura delle cose che stiamo dicendo. Alcune città della provincia, sono state spesso al centro di inchieste giornalistiche sulla camorra. Ma non ho mai trovato e, non credo di sbagliare, una inchiesta che parlasse della mancata redazione del Puc (piano urbanistico comunale). I due argomenti sembrano stonare tra loro, invece hanno un legame così stretto quanto l'intreccio causa-effetto. Il Puc è lo strumento principe attraverso il quale gli amministratori locali organizzano e regolano le città.
Questo nasce dall’esigenza di aggiornare il vecchio piano regolatore ed è redatto in una prima fase da tecnici specializzati che una volta terminato il proprio lavoro, lasciano spazio alle "osservazioni" che ogni cittadino può presentare all'ufficio preposto.
Insomma, il Puc è lo strumento principe non solo per lo sviluppo della città ma per coinvolgere i cittadini nelle scelte e renderli responsabili e coscienti dei rischi e delle opportunità dei territori di appartenenza.
Cosa succede quando i comuni restano fermi a PRG redatti negli anni Settanta?
Basterebbe contare le istanze di condono per capire. Per esempio Ercolano ne conta seimila. Seimila è un numero che dice un sacco di cose.
Prima tra tutte la mancanza di controlli,poi ci narra di una classe politica devota al consenso, pronta a non far funzionare apparati dello stato per assicurarsi la simpatia o il consenso di qualcuno.
In questa incertezza del rispetto delle regole è plausibile che un atteggiamento incline alla corruzione e al malcostume diventi un tratto distintivo di una comunità.
Perché dove non c'è la tutela dello stato a quel punto il passo successivo è l'autoregolamentazione lasciata sempre più spesso alla legge naturale del più forte anziché a quella positiva della collettività.
Con il sacco di Palermo i Corleonesi ebbero l'opportunità di incassare miliardi di lire poi reinvestiti in droga e raffinerie. Consolidarono un sistema malavitoso che da li a poco si apprestava a conquistare la Sicilia ed a cambiare per sempre un pezzo della storia d'Italia. Appena dopo poi inizio la stagione delle stragi di stato, dove servitori della Repubblica persero la vita per difendere quei diritti conquistati con rabbia e sudore. Con la cementificazione selvaggia delle nostre città nacque il pizzo agli imprenditori edili, perché la camorra fiutó l'affare molto prima degli altri.
Ma tra lo stato che non fa lo stato e lo stato che combatte quel pezzo di stato deviato c'è la criminalità.
Ma quello che pesa di più non è la cementificazione che a sua volta è una delle conseguenze, ma è un territorio che non sa immaginarsi e che stenta a specchiarsi nelle sue opportunità, svilupparsi intorno ad una visione e che non cogliendo le opportunità smette di lavorare come un’orchestra che produce un suono armonico, collettivo, orizzontale.
Città che spesso non offrono nemmeno servizi essenziali come pulizia delle strade, scuole o presidi sanitari arrendendosi inevitabilmente al degrado che è un fertilizzante biologico per le mafie.
E dove ci sono la mafia e la camorra lo stato ha fallito e quindi servono gli eroi!
Talune volte gli eroi non sanno di esserlo e vivono semplicemente una vita rivendicando uno spazio di normalità, ignorando, però, di averlo perso per sempre. In un paese normale servono persone normali che ogni giorno rispondendo al loro mandato fanno funzionare le istituzioni, restituendo così senso civico alle persone. Sono eroi normali ma anche per gli eroi la vita è un viaggio faticoso e imprevedibile. Oggi sappiamo che gli eroi da soli non bastano a rendere giustizia ad una intera società, perché questa non si consuma solo nelle aule dei tribunali o nelle sentenze di condanna. La giustizia ha un senso più largo, è una sensazione diffusa nel cittadino che deve scegliere e saper scegliere chi può praticare il bene comune. Le nostre città hanno bisogno di una nuova stagione dei Sindaci, uomini coraggiosi, perbene ed efficaci, uomini diversi ma che portino sulle spalle il peso che troppo spesso la politica ha lasciato sulle spalle degli eroi normali come Filippo, e sulle labbra il sorriso di chi ama la propria terra nel bene e nel male che la attraversa. Filippo Nocerino è l’emblema di una stagione fatta di ribellione, lotta e riscatto.
La strada è lunga, gli orizzonti sono caldi, il sole splende forte sui volti delle donne dei vicoli ed un nuovo giorno è pronto. Lo affronteremo con gli eroi piccoli piccoli ed i nostri quadri migliori, quelli che dal muro non cadono mai proprio come il nostro American Ghotic.