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Cholismo e corona virus

Scritto da Giovanni Oliviero Il . Inserito in Il Pallonetto

cholo

Mercoledì 11 marzo. Anfield, Liverpool. Ottavi di ritorno di Champions: da una parte, il Liverpool campione d'Europa in carica costretto a ribaltare il risultato dall'altra, l'Atletico Madrid del Cholo Simeone.


A fine primo tempo il Liverpool è in vantaggio ma non qualificato: per passare necessita di un'altra rete e non subirne alcuna. Al 90' viene annullato per fuorigioco il gol-qualificazione dell'Atletico Madrid: i colchoneros hanno bisogno di un gol per qualificarsi.
Al 4' dei tempi supplementari il Liverpool, vincente per 1-0 dopo i tempi regolamentari, raddoppia. In quel momento a passare il turno è il Liverpool.
Diego Simeone però continua a crederci, incita i suoi. "Vamos", lo ripete a perdifiato quasi fosse in campo.
I suoi stanno giocando una partita "cholista", una filosofia di gioco che bandisce tutti i dogmi degli esteti del calcio: si difendono, attaccano in contropiede, respingono ogni assalto degli avversari. Il cholismo è l'arte di difendersi.
Un'arte che in queste settimane è entrata di prepotenza nelle nostre vite.
Il covid-19 sta cambiando le nostre abitudini di vita, il nostro essere: è una rivoluzione copernicana. Gli effetti e le scorie ci accompagneranno per anni, forse diventeranno ordinari.
Ma proprio quell'arte di difendersi, nata nei sobborghi popolari di Madrid, ci può insegnare tanto.
Andrà tutto bene è il leitmotiv di queste tremende giornate, da una parte l'auspicio che tutto possa risolversi e dall'altra una sorta di auto-incoraggiamento verso giorni che si prospettano ancor più traumatici.
Liverpool-Atletico continua, il Cholo continua ad incoraggiare i suoi sgolandosi nel dare indicazioni tattiche ai giocatori in campo.
Quell'atteggiamento, quel gioco che irrita sostenitori del calcio-spettacolo (ammesso che esista) porta l'Atletico a vincere la partita 3-2. Ad Anfield, dove vincere è un'impresa titanica.
È il trionfo del cholismo. Il trionfo di chi non si arrende mai, dell'arte di resistere, di chi -conscio dei propri mezzi-si attrezza e combatte.
Un po’ come stiamo, in tanti, facendo in questi giorni. E lo sappiamo, la lotta ripaga sempre.
Questa sfida possiamo vincerla e magari quell'atteggiamento oltre a contribuire a sconfiggere il virus sarà trionfante la sera del 27 giugno, ad Istanbul, nella finale di Champions.