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L’Europa tra essere o avere all’epoca del Coronavirus

Scritto da Michele Arcangelo Lauletta Il . Inserito in Napoli IN & OUT

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L’Europa contemporanea è giunta ad un bivio: rafforzare la propria identità esaltando la propria organizzazione democratica oppure arroccarsi nelle demiurgiche soluzioni nazionali, che scivolano pericolosamente sul piano inclinato della compressione delle libertà.

Il corona virus, seppur tardivamente costringe i Governi per stato di necessità a cambiare l’agenda delle priorità delle problematiche da affrontare, che richiedono interventi strutturali sull’assetto istituzionale e valoriale dell’Europa.

L’Europa delle patrie e dei governi o transita verso la patria dell’Europa e dei popoli o semplicemente soccombe, lasciando dietro di se macerie economiche e sociali.

Non è più proponibile l’idea in cui gli europei si indebitano per alimentare il potere finanziario e per salvare le banche, per vedere poi osservarle da lontano mentre tengono chiusi i rubinetti per l'economia reale in un momento di shock economico simmetrico, in cui il corona virus è solo la manifestazione di politiche neoliberiste a carattere predatorio, perpetrate all’ombra della troika.

Quanto alle emergenze economiche affrontate dal governo italiano con la pletora di decreti e ordinanze le misure adottate sono infarcite e soffrono di un tasso di ipocrisia, che non tarderà a manifestarsi nella reazione massiccia di imprese e persone, che pretendono ed esigono interventi concreti.

L’inerzia dell’Europa ha costretto il governo a giocare con i bisogni primari delle persone, quando per esempio in tema di ammortizzatori sociali ha previsto la c.d. anticipazione sociale delle banche, ben sapendo che non sarà possibile per l’ lNPS intervenire tempestivamente, lasciando le famiglie prive di stipendio e di sussidi.

Quello che è intollerabile è la retorica e i mezzi che si sono usati per fronteggiare tali difficoltà, nella misura in cui, con la connivenza dei sindacati si è prevista una convenzione con le banche per l’anticipo dei sussidi, che altro non è che una vera e propria rapina a danno degli emolumenti dei lavoratori, prevedendo a garanzia del pagamento delle somme da erogare da parte dell’INPS il TFR presente e futuro degli stessi..

Non è tollerabile spacciare per aiuto agli Enti locali l’anticipo ad horas di somme dovute e già previste a favore del Fondo di Solidarietà Comunale, fingendo così di dare la possibilità ai Comuni e agli Enti Locali di predisporre un intervento urgente a sostegno dell’economia locale e dei bisogni primari delle comunità.

A questo proposito, manca ora ed è mancato del tutto nel dibattito politico sulla ristrutturazione dell’architettura istituzionale dell’Europa il tema del welfare universale nel caso di crisi in funzione di protezione sociale dei cittadini europei

Nessun provvedimento strutturale è stato previsto, che sia teso a garantire una sorta di sussidio collettivo nei casi di disoccupazione generalizzata, provocate da crisi economiche.

Un apertura in tal senso è rappresentata dalle scuse e gli impegni assunti dalla presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, che lasciano presumere un assunzione di responsabilità, che dovrà concretizzarsi in atti vera di solidarietà. “Vogliamo esprimere solidarietà concreta e permettere di mantenere i posti di lavoro ed evitare licenziamenti “.

Sarebbe allo studio uno strumento, che, servirà a finanziare in via temporanea un fondo da 100 miliardi in forme di sussidi statali quali la cassa integrazione in Italia, il Kurzarbeit, in Germania o il chômage partiel in Francia con l’obiettivo di evitare disoccupazione di massa durante il confinamento.

Sul fronte interno grazie agli impegni della BCE in questi giorni dovrebbero essere approvate dal cda di Cdp, anche operazioni di rinegoziazione delle condizioni dei mutui con 7 mila comuni, che stanno subendo un forte contraccolpo per via del mancato incasso della riscossione dei tributi.

Sarebbe importante capire modi, tempi e contenuti di tale provvedimento, che si inserisce nel recepimento di quei segnali di forte sofferenza da tempo manifestati dagli enti locali, strozzati dai debiti, che hanno portato il legislatore ad approvare l’art. 39 del milleproroghe sulla rinegoziazione e statalizzazione dei mutui.

Sul fronte della cassetta degli attrezzi ad oggi disponibili per fronteggiare con velocità la crisi occorre partire dagli stimoli sollecitati dalla posizione di DRAGHI, che in una situazione drammatica ed impasse ha aperto uno squarcio in un tetragono muro di gomma, che avversa ogni tipo di mutualità economica, figuriamoci di tensione solidaristica tra un Europa delle dittature economiche e ora anche in Ungheria della dittatura reale

Le soluzioni sul tavolo?

A) C’è chi come il Prof. Emerito della Corte Costituzionale Maddalena propone di provare a fare da soli, partendo dalla distinzione tra biglietti di banca e moneta di Stato (ex art 126 del trattato), lo Stato potrebbe emettere moneta propria per fronteggiare la crisi.

B) C’è poi la BCE (Banca centrale europea), che dovrebbe garantire prestiti ponte erogati dalle banche nazionali oppure garantire il debito emesso dagli Stati nazionali (interpretando il senso della lettera di Draghi, che, rotto gli argini del patto di stabilità, invita gli Stati a spendere).

La BCE si è impegnata già a comprare oltre 200 miliardi di debito, ed infatti il decreto di marzo (coronavirus) viene completamente assorbito grazie alla BCE.

Ma la BCE ha risorse limitate. Per un prestito illimitato occorrerebbe fare ricorso ad uno strumento denominato “OMT” (Outright monetary transactions anch’esso inventato da DRAGHI nella crisi finanziaria del 2012), consistente in prestiti obbligazionari, che rappresentano un vero bazooka finanziario, ma che sono al pari del MES strumenti condizionati, a differenza del Q.E(Quantitative Easing)

Il Q.E. però, è uno strumento attivabile proporzionalmente al PIL di uno Stato e deve riguardare tutti i paesi europei, mentre l’OMT può essere attivato da un singolo paese e senza limiti, ma applicando delle condizionalità, molto onerose.

C) Ci sarebbe la BEI (Banca europea degli investimenti), che attualmente ha una capacità economica molto limitata e uno statuto che la vincola a prestiti per progetti di tipo infrastrutturali, ma il suo intervento proprio per questo sarebbe cruciale, perché interverrebbe nell’economia reale, attutendo gli effetti socio economici della crisi, rilanciando la crescita. Essendo fortemente patrimonializzata, dovrebbe aumentare il capitale per emettere obbligazioni, acquistate prevalentemente dalla BCE e con il ricavato finanziare le attività produttive.

La BEI per altro verso sarebbe utile per un ‘altra esigenza quella di sopperire alle spese correnti attraverso l’attivazione del c.d. FEI (Fondo Europeo di Investimenti), il quale a sua volta è partecipato dalle CDP nazionali e attraverso queste consentire il finanziamento delle spese correnti a partire dalle esigenze socio sanitarie.

D) Dovrebbe escludersi di aderire alle linee di credito (anche quelle attenuate) del MES, in quanto tale strumento subordina la concessione di prestiti ad un protocollo di intesa tra il beneficiario e il MES stesso a condizioni molto gravose. Anche se dal punto di vista della rapidità di azione, sarebbe lo strumento in grado di sopperire velocemente ad uno shock simmetrico dell’economia di tutti i paesi.

E) Poi ci sarebbero gli eurobond che rappresenterebbero la soluzione naturale, ma necessitano di tempi lunghi, mentre la crisi e le condizioni sanitarie dei paesi richiedono interventi immediati e tempestivi

Inoltre per creare gli EUROBOND è necessario creare un bilancio comune per garantire l’emissione dei titoli, obbligando gli Stati a cedere un pezzettino di sovranità fiscale.

Sarebbe la soluzione a lungo termine auspicabile, anzi questa crisi dovrebbe far lavorare tutti gli Stati in questo senso, se si vuole distruggere l’Europa delle nazioni per costruire quella dei popoli, dove le risorse vengono distribuite in modo equo, vengono attivati strumenti di perequazione per consentire alle persone e ai territori di svilupparsi e sottrarsi dall’incubo del debito.

Probabilmente la soluzione immediata sarebbe quella di negoziare un mix bilanciato tra i vari strumenti indicati con una combinazione di politica monetaria (PEPP) e aiuti mirati per superare l'emergenza sanitaria, per superare quella economica, evitando di cadere nei ricatti e nelle ipoteche della leva finanziaria, che tanti danni hanno fatto e continuano a fare.

Bisogna mettere in campo una strategia ragionata e soprattutto tempestiva, che soccorra i bisogni primari delle persone, che molto drammaticamente non sanno se pagare il fitto di casa o dare da mangiare ai figli.

Ma per la tenuta democratica dell’Europa è necessario sin da oggi pensare e ripensare al domani di un Europa democratica e partecipativa, un’Europa del valore umano del lavoro, un’Europa della promozione della cultura, un’Europa dello sviluppo sostenibile e solidale, un Europa dei popoli e della giustizia, in cui anche gli strumenti della finanza e le banche stesse tornino ad essere a servizio dei cittadini e dello sviluppo.