Lettera ai Cinque Stelle a proposito dei fondi del MES
Riceviamo e pubblichiamo il contributo di Camillo Manna, Medico di Medicina Generale e consigliere comunale del Partito Democratico ad Afragola. La Redazione.
Premetto che non sono uno di Voi, non la penso come Voi ma ciò nonostante scrivo proprio a VOI e spiego il perché: alle ultime elezioni Politiche, in cui avete ottenuto il sostegno di oltre un terzo degli Italiani, avete quasi superato il 50% dei suffragi nelle regioni meridionali. Però un conto sono i proclami elettorali ed altro conto, invece, è la responsabilità di governare un Paese, soprattutto quando vive delle differenze strutturali territoriali abnormi.
Come dicevo avete ottenuto una valanga di voti nelle regioni meridionali, perché la gente ha visto Voi come un riscatto della loro condizione sociale lavorativa. In parte avete mantenuto fede a questa aspettativa col “reddito di cittadinanza”, ma è stato un intervento monco: sia perché non mi pare che abbia soddisfatto la fame di lavoro che c’è al Sud, sia perché il riscatto che i cittadini del Sud vi chiedevano era di toglierli dalla morsa della povertà sociale e quindi anche della carenza di servizi.
Mi permetto di fare qualche esempio: se a Reggio Calabria ci sono TRE asili nido per l’intera popolazione di bambini e a Reggio Emilia, per una popolazione uguale, ve ne sono TRENTADUE, quando possono riscattarsi i cittadini calabresi se non si costruiscono nemmeno gli asili nido?
Se il primo ospedale della Calabria è il “Gemelli” di Roma, quando possono riscattarsi i Calabresi se non si costruiscono ospedali all’altezza?
Se a tutt’oggi tantissimi cittadini/pazienti del Sud sono costretti a rivolgersi alle strutture del Nord ma pagati dai sistemi sanitari delle regioni del Sud, comportando uno spostamento di risorse verso il Nord di quasi 2 miliardi di euro ogni anno, quando può riscattarsi la Sanità meridionale?
All’inizio del nuovo Millennio l’aspettativa di vita era più alta per i meridionali, circa un anno in più rispetto ai nostri concittadini del Nord. Adesso invece, come ricordato dall’ormai noto dott. Walter Ricciardi, all’epoca Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, l’aspettativa di vita dei cittadini del Sud è inferiore, e di ben tre anni. Cos’è cambiato, se non l’aggravarsi del divario di risorse e strutture tra le nostre Sanità regionali?
Una croce su un simbolo è, in fondo, solo un segno. Ma, anche se non ve l’hanno detto esplicitamente, i cittadini meridionali vedevano Voi come fieri cavalieri per una riscossa per un riscatto sociale che partisse dalle cose più importanti e, si sa, per noi la Salute è “la prima cosa”, come stiamo ben capendo tutti, ora che è minacciata dalla pandemia.
Ci siamo stancati di sentirci dire che se l’epidemia fosse scoppiata qui, al Sud, sarebbe stata un disastro. È ora di far sì che questa ipotesi non dovremo mai verificarla!
Avete oggi la possibilità, come ha detto il Premier Conte riferendosi ad una “distratta Europa”, di poter scrivere la storia di questo Paese. Questa “matrigna Europa“ ci consente, comunque, di poter avere risorse per circa TRENTASEI miliardi di EURO da spender per la Sanità. Una manna dal cielo, per i nostri territori e voi, invece, che fate? Vi “impiccate” ad un ideologismo ingiustificato solo perché questi soldi si chiamano MES. Volete che il Paese e soprattutto una parte del Paese, la nostra parte, quella che ha riposto tanta fiducia in Voi debba continuare a vivere una condizione di povertà sanitaria, anche di questi tempi?
Avete davanti a voi due strade: o scrivere la Storia di questo paese o passare alla storia “del volevo ma non posso”. Utilizzate questi soldi e mettetela Voi, la “condizionalità”: che vadano innanzitutto al Sud, per una Sanità forte ed uguale in tutto il Paese.