Giulio Tarro: “col caldo tutto tornerà alla normalità”. Contro il Covid 19 “serve una cura più che un vaccino”
A chi denigra e infanga il suo curriculum risponde: “Lo scorso anno, dopo diverse sollecitazioni, ho scelto di collaborare attraverso la redazione di articoli per il Giornale dei Biologi e la partecipazione a vari convegni, alle attività dell’ONB, Ordine Nazionale dei Biologi. Questa mia scelta non è evidentemente piaciuta a quanti non condividono le scelte dell’ONB in materia di sicurezza dei vaccini e da allora, attraverso i social network, questi signori non hanno perso occasione per infangarmi e diffamarmi, costringendomi così a rivolgermi all’autorità giudiziaria per vedere tutelato il mio buon nome”.
Il Covid 19 accende gli animi e la polemica è dietro l’angolo. Infuocato è lo scontro anche in ambito scientifico: mentre dai più il vaccino è visto come l’unica vera soluzione contro il Virus, per Giulio Tarro, medico esperto e scienziato riconosciuto a livello internazionale “la terapia contro il covid-19 è più importante del vaccino. Per fare un vaccino ci vogliono in genere 18 mesi”; nel caso del covid-19 i tempi saranno più brevi “dato che l’Oms ha classificato il covid-19 come una pandemia”, ma sottolinea il termine dei 18 mesi.
Abbiamo posto a Giulio Tarro una serie di domande per comprendere il suo punto di vista in merito alla pandemia e cercare di sciogliere un’intricata matassa.
Professore quando potremmo tornare alle nostre vite?
“In estate, quasi sicuramente, saremo abbastanza immunizzati e non ci sarà motivo di restare ancora agli arresti domiciliari forzati. Col caldo tutto dovrebbe tornare alla normalità.” Aggiunge, “non a caso le latitudini africane, come dimostrato, da studi scientifici recenti, non consentono una diffusione massiccia ed estesa del Sars Cov2: ci sono solo piccole endemie qua e là”.
Lei ha dichiarato a Porta a Porta, dando credito alla “ricetta israeliana”, che “anziani e malati devono rimanere rigorosamente in isolamento, mentre il virus circolerà liberamente tra i giovani”. Ci chiarisce queste dichiarazioni. Come dovremmo comportarci secondo lei nella Fase 2?
“Lo ribadisco: io sono favorevole alla ricetta utilizzata in Israele e quindi ad isolare ancora per un po’ gli anziani, lasciando però andare i più giovani, che hanno maggiori difese immunitarie". Spiega poi la differenza tra Spagnola e Covid 19: “mentre la Spagnola era un virus influenzale che arrivava in un periodo, quello della Prima Guerra Mondiale, di per sé già drammatico - con persone denutrite e in condizioni di igiene e salute molto precarie - che nella seconda ondata, colpì soprattutto i giovani e risparmiò in gran parte gli anziani”, già immunizzati perché avevano maturato gli “anticorpi di virus precedenti; il Covid 19, più che indebolirsi, sta semplicemente facendo il suo decorso. Un virus che è meno aggressivo sui giovani e sui bambini. I casi di polmoniti interstiziali e trombo-embolici polmonari sono soprattutto su soggetti anziani e con patologie pregresse.”
Perché al Sud secondo Lei si registrano meno casi? Crede che la situazione possa cambiare?
“Bisogna esaminare la differenza del comportamento del Sars CoV2 in Lombardia e nelle regioni limitrofe rispetto al Meridione; in condizioni diverse, cioè, di latitudine e di clima. Non c’è paragone fra queste due realtà.
Partendo dal presupposto che la fase acuta di diffusione del Sars CoV2 è passata e che sono state messe a punto cure antivirali e immunologiche per contrastarlo, nella fase 2 serviranno soprattutto: buon senso da parte delle persone, aria aperta e il clima stagionale di questo momento ".
Quali relazioni tra il covid-19 e l’inquinamento?
“Il fatto che i focolai di coronavirus italiano si trovino in Lombardia e Veneto potrebbe dipendere da fattori ecologici, come alcuni tipi di concime industriale. Questi potrebbero aver alterato l’ecosistema vegetale e, quindi, animale nel quale uno dei tanti coronavirus normalmente in circolazione può aver avuto una inaspettata evoluzione. Sarebbe opportuno analizzare se in passato particolari forme di faringiti o sindromi influenzali siano state registrate in quei territori”.
Davvero crede che ci siano dei legami tra il vaccino antinfluenzale e il covid-19?
“C’è un famoso lavoro dell’esercito americano che indica l’aumento del rischio di contrarre il coronavirus del 36% nei soggetti sottoposti al vaccino antinfluenzale.” Aggiunge che, “c’è stata una richiesta di ben 185.000 dosi di antinfluenzale a Bergamo. In concomitanza c’è stata un’endemia da meningococco per cui sono state richieste 34.000 dosi. Tutti questi eventi sono sicuramente importanti, specialmente se messi a confronto con quello studio sull’esercito americano e quello olandese sul virus respiratorio sinciziale. Quindi ci sono delle associazioni da studiare, indipendentemente dal rapporto cause ed effetto”.
Il virus in Italia, così come in quasi tutta Europa e Stati Uniti, sembra essere più aggressivo rispetto al virus cinese. Secondo lei esistono vari ceppi del virus?
“Un virus può mutare in appena cinque giorni. Sulla sostanziale differenza del virus presente qui da noi con quello di Wuhan- l’oramai famoso coronavirus dei pipistrelli – c’è già uno studio riportato anche nella dichiarazione del dottor D’Anna, che evidenzia come ben cinque nucleotidi siano differenti. Un po’ troppi per i pochi mesi intercorsi tra la segnalazione dei primi casi in Cina e oggi.
“Vaccino contro il covid unica soluzione”. Cosa ne pensa?
“Se il virus ha come sembra una variante cinese e una padana, sarà complicato averne uno che funziona in entrambi i casi esattamente come avviene per i vaccini antinfluenzali che non coprono tutto. Per la Sars e poi con la sindrome respiratoria del Medio Oriente, non sono stati preparati vaccini, si è fatto, invece, ricorso agli anticorpi dei soggetti guariti. Posso dirle che il Covid 19 potrebbe sparire completamente come la prima SARS, ricomparire come la MERS, ma in maniera localizzata o cosa più probabile diventare stagionale come l’aviaria. Per questo serve una cura più che un vaccino. Sicuramente centrale è trovare una terapia che funzioni e che riesca a debellare il virus”.
Professore qual è la terapia adatta? È possibile avere una recidiva?
“L’antimalarico e la siero-terapia stanno funzionando. Una persona che sta bene in salute e che ha contratto il Sars CoV2 ed è guarito, non solo non può avere recidive, ma può essere di aiuto per gli altri che lo contraggono.”.
Alcuni la tacciano di essere un NO VAX. Cosa risponde?
Il professore declinando la definizione, dichiara che “l’obbligo vaccinale di massa non ha alcun senso ed è controproducente. È chiaro che la vaccinazione, in generale, è un fatto positivo per la salute delle popolazioni ma bisognerebbe fare un’anamnesi di ogni caso, capire quale è la storia di ogni paziente. Siamo invece al cospetto di campagne di massa e medici che per principio dicono che i vaccini non hanno effetti collaterali. Ma è assurdo. Il vaccino è di per sé un farmaco e può avere effetti collaterali, anche gravi”.
Next quotidiano è stato molto pesante nei suoi riguardi. Nell’articolo “Dieci cose da sapere su Giulio Tarro” le vengono mosse delle accuse. Come risponde?
“Le posso dire di aver depositato due querele alla Procura della Repubblica. L’articolo citato lascia intendere al lettore che io mi presti ad operazioni poco trasparenti, addirittura pagando per ricevere onorificenze, come se alla mia età e con il mio curriculum avessi ancora bisogno di riconoscimenti o di celebrità”.
Burioni su Twitter scrive “Se Tarro è virologo da Nobel, io sono Miss Italia (…)”. Vuole aggiungere qualcosa?
“No, non voglio fare polemica, ma è curioso che ancora si ascolti chi il 2 febbraio diceva che il rischio di contrarre il virus fosse zero perché in Italia non circolava, quando invece era già in giro da tempo. In Italia il virus circolava probabilmente già da moltissimo tempo. L’alta mortalità rispetto agli altri Paesi è dovuta non certo ad un virus più cattivo, ma alla sottostima del numero dei contagiati. A gennaio quando si è saputo dell’epidemia in Cina, l’Italia non ha fatto nulla. In Lombardia è scoppiata una “bomba atomica”, tutto in un lasso di tempo troppo breve a fronte della capacità del Sistema Sanitario. L’Italia ha chiuso i voli diretti con la Cina, senza controllare gli arrivi indiretti attraverso gli scali e quindi è stato possibile aggirare il divieto.”
Professore ne usciremo?
“Con l’Estate usciremo sicuramente da questa situazione, tra poco più di un mese ne saremo fuori”.