Il 25 aprile tra passato e presente
Settantacinque anni orsono, il 25 aprile segnò la fine dell’occupazione nazifascista e di un periodo di guerra cruenta che costò la vita a migliaia di persone. Tanti uomini e donne, tanti giovani impegnati nella Resistenza morirono per conquistare, anche per noi, libertà e democrazia. L’impegno di una minoranza consentì che il sentire di molti divenisse realtà; il loro ricordo, tuttavia, da alcuni anni è abbastanza appannato.
Oggi, 25 aprile 2020, siamo afflitti da una pandemia, il Coronavirus. Evento che, pur ancora in atto, può essere definito storico. Anche questo periodo ha i suoi “eroi” che con enfasi sono, spesso, definiti “angeli”. C’è da temere che, passato il pericolo, anche loro saranno presto dimenticati.
Liberazione e Coronavirus; due eventi storici diversissimi che mettono alla prova la nostra capacità di affrontare eventi eccezionali. Da entrambi sono emerse, ed emergono, figure di uomini e donne; minoranze, che per il loro comportamento dovrebbero essere, non solo premiate nel presente, ma ricordate e costituire un vivo esempio di comportamento per noi che della loro opera, direttamente o indirettamente, spesso inconsapevolmente, siamo i beneficiari.
Più che dall’affievolirsi delle celebrazioni, il maggior danno deriva dal non tentare di praticare, concretamente nella nostra quotidianità, il loro esempio: senso di responsabilità, civismo e impegno per il bene comune, che è bene di ciascuno e di tutti.
Per fortuna anche oggi ci sono coloro che tale spirito lo stanno dimostrando: persone impegnate a debellare il virus e a curarne gli infetti. Mi riferisco principalmente al personale sanitario ma anche alle forze dell’ordine, agli autisti, ai commessi, …; a tutti coloro che alleviano il nostro disagio. Noi li lodiamo, giustamente, ma celiamo a noi stessi, a volte in buona fede, che gli “angeli” e gli “eroi” sono spesso necessari per sopperire a tante viltà, piccole e grandi.
Oggi, conviviamo con una pericolosa epidemia che, speriamo in forme meno virulente, sarà con noi ancora per molto tempo; costringendoci ancora, in forme diverse, al distanziamento sociale.
Approfittiamone subito; abbiamo più tempo per riflettere e per informarci non superficialmente. Mettiamo a frutto questo tempo, prepariamo il “dopo” aiutati dall’esempio sia dei protagonisti della Liberazione e sia della lotta alla pandemia.
Un atteggiamento positivo, benefico per noi stessi e per la collettività, una particolare vicinanza emotiva con chi, rischiando, lavora per noi, per chi non può lavorare, con i volontari, con chi il disagio economico e sociale lo vivevano anche prima dell’epidemia. Con gesti concreti, piccoli o grandi non importa, secondo le nostre possibilità per alleviare i più sfortunati.
Molti già lo fanno; ma la solidarietà non basta!
Occorre, a mio avviso, uno sforzo per affrontare in modo diverso, migliore il presente e, soprattutto, il “dopo”; partendo da alcune riflessioni.
Infatti, la pandemia è un ulteriore segnale che il nostro modello di sviluppo non funziona; è sufficiente osservare la cronaca di questi ultimi anni. Le emergenze si susseguono, le crisi si accavallano: crisi finanziarie, crisi economiche, crisi climatiche, crisi ambientali, crisi sanitarie, crisi umanitarie, ….
Tutto ciò con una frequenza, una velocità inedite. È il pianeta che non ce la fa più e la Natura che reagisce. I fenomeni naturali sono provocati, accelerati e potenziati dalle attività umane che pongono il profitto e la sua crescita come obiettivo assoluto.
I responsabili mondiali, con riluttanza e ritardi, nel migliore dei casi cercano di mettere delle “toppe” alle continue crisi senza avere il coraggio di attuare i radicali cambiamenti necessari.
Ma, per non essere ipocriti, bisogna convintamente riconoscere che il modello di sviluppo è il risultato delle concrete abitudini quotidiane di ciascuno di noi e, grandemente, degli abitanti dei cosiddetti paesi avanzati.
Allora dovremmo, in questo periodo di clausura forzata, riflettere sul “dopo” che non potrà essere come il “prima”: Attrezziamoci sviluppando uno spirito critico informato che ci faccia valutare attentamente, senza né aprioristiche chiusure né acritiche adesioni, i messaggi di ogni tipo (politici, commerciali, scientifici, …) che ci giungono.
Pensiamo che lo slogan “#andratuttobene” potrà avverarsi solo se ciascuno si sentirà impegnato a fare la propria parte; un impegno di cittadinanza attiva. Ci sono stati dei passaggi storici in cui gli individui sono stati capaci di accantonare le divergenze per agire concordi; così i partiti che hanno reso possibile la Liberazione. Occorre cambiare il nostro modello di sviluppo, quindi anche la qualità e la quantità dei consumi individuali. Il perdurare delle disuguaglianze e del mancato rispetto dell’ambiente sono le cause prime di tante calamità. Una convivenza pacifica in un mondo amico può essere possibile solo con la mobilitazione dei cittadini che, impegnati concretamene, diano una spinta dal basso.
Siano di incoraggiamento e stimolo all’impegno l’esempio dei nuovi partigiani, tutti coloro che rischiano per contrastare il Covid-19 e limitarne l’impatto sulla nostra vita. Ci sostenga il ricordo di coloro che con il loro sacrificio hanno riportato democrazie e libertà lasciandoci una società imperfetta ma tuttavia migliore di quella in cui avevano vissuto.